Un finanziamento da 40 milioni del fondo americano Hig Capital potrebbe salvare l’Interporto di Bari, che sotto il peso di 114 milioni di debiti ha ottenuto dal Tribunale due mesi per presentare un piano di concordato. Una corsa contro il tempo dopo che a inizio giugno la Procura di Bari, con il procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno e i pm Savina Toscani e Ignazio Francesco Abbadessa aveva chiesto il fallimento sia di Interporto che della controllante Italfinance, la cassaforte della famiglia Degennaro di Bari, rilevando tra l’altro - sulla base delle indagini delegate alla Finanza - una serie di gravi sofferenze con il sistema bancario e l’esistenza di pesanti debiti tributari e contributivi.
I giudici della Fallimentare (presidente Nicola Magaletti), pur con il parere contrario della Procura, hanno dunque accolto il ricorso «in bianco» presentato per Interporto dagli avvocati Vincenzo Chionna e Maurizio Marcantonio, nominando commissari giudiziali Giuseppe Pepe e Antonio Campobasso. In precedenza, il Tribunale aveva accolto anche l’analogo ricorso di Italfinance (avvocati Michele Lobuono e Michele Spinelli), per la quale ha nominato commissari Michele Castellano e Vito Lisi.
L’indagine che riguarda la galassia Interporto è nata sulla base di un fascicolo che riguarda i rapporti con la Regione (la concessione dei finanziamenti europei, poi revocati, per il raddoppio della struttura che sorge nella zona industriale di Bari). In un procedimento parallelo la Procura aveva già ottenuto il fallimento della Tecnica&Costruzioni, altra società riconducibile alla famiglia Degennaro le cui quote erano in pegno proprio a Interporto: in questo caso la procedura di concordato è stata dichiarata inammissibile.
Nel ricorso la situazione di crisi di Interporto viene definita transitoria e viene ricondotta sia al peso del debito contratto per la realizzazione delle opere, sia alle difficoltà registrate con il sistema bancario in particolare per i costi occulti connessi ad derivati stipulati a copertura del rischio tasso di interesse dei mutui che avrebbero sottratto circa 20 milioni di liquidità. Sul punto la società ha riferito di aver ottenuto alcuni risultati positivi nei confronti di Mps e Bancapulia.
La strategia di salvataggio, che dovrà essere dettagliata nel piano, prevede appunto l’intervento di Hig Capital Partners, un fondo americano di private equity che gestisce investimenti per oltre 25 miliardi di dollari anche nel settore dei trasporti e della logistica. A inizio anno Interporto aveva affidato allo studio Gianni, Origoni e Grippo la predisposizione di un piano attestato di risanamento. L’azienda ha depositato in Tribunale una lettera datata 2 luglio in cui Hig Capital conferma l’approvazione del finanziamento. L’obiettivo principale dell’operazione è la cancellazione del debito nei confronti del sistema bancario con un accordo a saldo e stralcio, ma passa anche - è detto nel ricorso - «alcune operazioni societarie straordinarie (eventualmente anche con soggetti di diritto estero) espressamente richieste dal soggetto finanziatore», e con il possibile intervento di «altri soggetti interessati a finanziare l’attività in continuità ovvero a rilevarla in titolarità o godimento». È ipotizzabile, dunque, che Interporto possa essere ceduto o affidato a un nuovo gestore.
La struttura (440mila metri quadrati, di cui 87mila di magazzini e 75mila di piattaforma intermodale) ospita circa 50 società e occupa circa 2.500 addetti compreso l’indotto. Il contenzioso con la Regione per i fondi europei destinati al raddoppio, che Interporto non ha speso nei tempi dovuti, è al momento approdato al Consiglio di Stato. Finora i giudici hanno però dato ragione all’assessorato ai Trasporti che ha revocato il finanziamento chiedendo la restituzione dei soldi già anticipati.

Debiti per 114 milioni, ok al concordato in bianco. La Procura chiedeva il fallimento
Domenica 19 Agosto 2018, 13:14