BARI - Carabinieri e Polizia hanno arrestato un presunto capoclan di Bitonto, Domenico Conte, accusato di essere il mandante dell’omicidio della 84enne Anna Rosa Tarantino, uccisa per errore a Bitonto (Bari) il 30 dicembre scorso durante un regolamento di conti tra bande rivali. Durante l'agguato, compiuto con colpi di armi da fuoco, rimase ferito Giuseppe Casadibari, esponente del clan rivale Cipriano, ritenuto l’obiettivo dei killer. Conte risponde anche del tentativo di omicidio di Casadibari, poi divenuto collaboratore di giustizia.
Il presunto capoclan è stato rintracciato a Giovinazzo dove è stato localizzato, in base ad attività tecniche, in una villetta di un residence rivierasco. Latitante dal 20 aprile, si era nascosto a Giovinazzo con la convivente incinta e la figlia di 6 anni.
L’84enne Anna Rosa Tarantino incrociò la fuga dello spacciatore di droga Giuseppe Casadibari, inseguito da due sicari armati, e fu uccisa con due dei 17 colpi di pistola sparati nei vicoli del centro storico di Bitonto. Vittima innocente della 'guerrà in atto tra i due clan rivali, Conte e Cipriano, l’anziana sarta finì per errore sulla traiettoria di quei proiettili, nell’ultimo dei quattro agguati compiuti quella mattina, il 30 dicembre scorso, in una sorta di 'botta e rispostà tra gruppi criminali.
IL BOSS AI SUOI: SPARATE A CHI CAPITA - Conte è riconosciuto come capo indiscusso di un gruppo criminale rivale dei Cipriano. Il giorno in cui fu uccisa la donna - secondo l’accusa - Conte ordinò ai suoi uomini di «sparare a chiunque fosse capitato a tiro": il killer sparò a uno spacciatore, ma le pallottole colpirono la donna.
Negli ambienti malavitosi è conosciuto come «Mimm u negr» e ha una fedina penale pesante. Ha cominciato la sua attività illecita a 20 anni e poco dopo è diventato il giovane di fiducia di Michele D’Elia, noto come «Michele sei dita», ritenuto affiliato alla Sacra Corona Unita. Nel 2003, in due tentarono di ucciderlo e i presunti sicari furono, di lì a poco, vittime della lupara bianca.
LO SCONTRO PER LA DROGA - All’origine dello scontro c'era la gestione delle piazze di spaccio della droga e il tradimento di alcuni sodali passati al clan rivale. Cosimo Liso (ex Cipriano passato con i Conte) aveva iniziato a spacciare nella piazza dei rivali, nel centro storico, e per questo gli era stato intimato di abbandonare la propria casa. All’indomani mattina - il 30 dicembre - la sua reazione, con alcuni colpi di pistola su un portone a Porta Robustina, piazza di spaccio nella città vecchia del clan Cipriano, quindi la risposta con due spedizioni punitive: una a casa di Liso, sfondando il portone d’ingresso, l’altra in via Pertini, alla periferia di Bitonto, con 31 colpi sparati sul portone della palazzina dove ha sede la piazza di spaccio controllata da clan Conte. I Conte aspettarono solo dieci minuti: due uomini con i volti coperti, Michele Sabba e Rocco Papaleo, su ordine del boss, cercarono un bersaglio, uno qualunque del clan rivale, e inseguendo uno spacciatore, per eliminarlo, uccisero la signora Tarantino. Dal 17 marzo ad oggi per i quattro agguati di quella mattina sono state arrestate nove persone.