BARI - Niente pance scoperte né gambe pelose o minigonne ascellari o ciabatte da mare. Gli studenti dei liceo scientifico «A. Scacchi» di Bari si sono presentati a scuola con un abbigliamento decorosissimo, così come da circolare del preside Giovanni Magistrale, che pure aveva fatto gridare allo scandalo nelle ore scorse. Tanto rumore per nulla, insomma.
«Il problema non c’è. Qui nessuno è mai venuto in tenuta da mare e tutti condividiamo i concetti espressi dal preside. Ma non si può strumentalizzare giocando con le parole», spiega una delle studentesse, Licia Baldassarre a proposito del polverone mediatico e social sollevato anche da alcune associazioni studentesche. Un compagno di scuola, Lorenzo Leccese: «Alcune associazioni hanno focalizzato la loro attenzione su particolari futili dimenticando di interpellare i diretti interessati, cioè noi, studenti dello Scacchi». I ragazzi del liceo, insomma, ritengono non ritengono un diktat la circolare del preside, «è una raccomandazione». Tutto qui.
Intanto l’Unione degli studenti Puglia ha organizzato un sit in dinanzi al liceo, ieri mattina: striscioni, proteste e video-denunce sui social. Su facebook torna anche lo stesso Magistrale che scrive con soddisfazione: «Risonanza inaspettata ma anche inaspettata coralità di consensi nelle condivisioni. Forse si comincia a comprendere che il degrado delle istituzioni non va bene e che queste occasioni vanno colte». Seguono svariati post di complimenti.
Certo, non che dell’affare non si sia discusso per l’intera mattinata in tutti i piani e in tutte le classi dello «Scacchi». Le parole del preside, d’altronde, si prestano a commenti, nel bene e nel male. «La scuola non è una spiaggia; certo non è nemmeno una chiesa, ma ci va molto vicino, se è vero che culto e cultura hanno la stessa radice». E ancora: «Con il sopraggiungere delle giornate calde si verifica di frequente che molti studenti siano tentati di allentare per comodità i freni inibitori relativi all’abbigliamento, e così capita di assistere talora alla visione di nudità ascellari e inguinali, di pancini scoperti, gambe pelose maschili in mostra, sandali infradito, canottiere succinte, e altro genere balneare».
Ma lo stesso preside spiega: «È solo un promemoria. Non un editto. Lo facciamo ogni anno, questa volta ha avuto una risonanza particolare. Il problema è semplicemente che spesso i più giovani abituati all’ambiente dei social network, che hanno la caratteristica di essere orizzontali e informali in cui ci si dà del tu e tutti sono allo stesso livello, non sempre hanno il senso della differenza di contesti e situazioni istituzionali in cui c’è bisogno di atteggiamenti più formali, di un dress code. Se si va in visita al Quirinale non ci si presenta in pantaloncini come a un funerale o in chiesa, come si andasse al pub».
[g.d.v.]