l’emergenza xylella
Ulivi dati alle fiamme per evitare sradicamenti
Un metodo criminale per cancellare ogni disseccamento
Marco Mangano
Nel Barese, alcuni proprietari terrieri darebbero alle fiamme ulivi con le chiome disseccate per la paura che possa essere accertata la Xylella Fastidiosa e che, di conseguenza, possano essere ordinati gli sradicamenti. È l’ultimo atto della tragedia che colpisce i campi pugliesi, stravolgendone l’immagine. Un atto di criminalità pura che rischia di far passare inosservati eventuali nuovi focolai della batteriosi killer degli ulivi, mettendo così a rischio alberi sani. I disseccamenti - è bene rimarcarlo - non sono causati solo dalla Xylella: gli agricoltori impensieriti devono allertare le autorità competenti per le analisi di laboratorio specifiche. È l’unica strada per accertare la patologia.
La notizia crea ulteriore preoccupazione proprio mentre il coperchio pare essere saltato. Bruxelles ha esaurito la pazienza, non intende giustificare l’Italia per i suoi comportamenti molto «teneri» assunti di fronte a un problema enorme e ingombrante (sul piano politico) come quello della Xylella Fastidiosa che sta arrecando danni incalcolabili non solo all’olivicoltura, ma anche al paesaggio, all’immagine pugliese e al Dna stesso regionale. All’Ue non interessa che le misure ordinate (arature, potature e sradicamenti) vengano rallentate in attesa che i Tar si esprimano. Né tantomeno l’Unione europea intende vestire i panni della mammina comprensiva ad ogni costo, anche quando i figlioli hanno torto marcio.
Le parole dell’ex commissario delegato dal governo per fronteggiare l’emergenza, il generale Giuseppe Nicola Silletti, nell’intervista di qualche giorno fa alla Gazzetta hanno suscitato non poche reazioni a livello parlamentare e hanno scosso le coscienze. I tre piani messi a punto recepivano le misure comunitarie e prevedevano metodi senza mezze misure. Una strategia che appariva in controtendenza rispetto a quelle italiane. Al serpente, si sa, va schiacciata la testa: solo così si può essere certi di averlo ucciso. Se tremila ulivi fossero stati sradicati (ogni anno ne viene espiantato un numero di gran lunga superiore per finalità diverse, fra cui l’addobbo di alcune ville del Nord, ma nessuno sbraita) la portata del problema sarebbe stata ridimensionata. Quanto meno. E, invece, la linea dei santoni e degli pseudo-scienziati ha prodotto una situazione fuori controllo, con un numero impressionante di piante infettate.
E allora, le parole del generale («Se le misure dei miei piani fossero state attuate, con grande probabilità l’avanzata della patologia sarebbe stata fermata») non appaiono prive di fondamento. Anzi, le dichiarazioni del cardiochirurgo lituano Vytenis Andriukaitis, commissario Ue alla Salute, rafforzano la tesi di Silletti. «La situazione peggiora di anno in anno e sono preoccupato», ha detto sabato, avvertendo che la Commissione europea potrebbe presto proporre un «aggiornamento dell’area demarcata», spostando verso Nord la fascia di territorio dove vanno applicate le misure più drastiche per la lotta al patogeno. Andriukaitis, insomma, appare stufo dei balletti regionali e nazionali. La batteriosi bussa alla porte del Barese, minacciando di bloccare due dei volani economici più importanti: l’olivicoltura e la produzione olearia d’eccellenza.
Le arature sono state eseguite a macchia di leopardo, all’italiana e la sputacchina, l’insetto vettore della patologia, può annidarsi con facilità fra le erbacce per poi saltare e infettare altri ulivi.
A Bruxelles, la diffusione della Xylella Fastidiosa nel territorio Ue viene discussa almeno una volta al mese. I casi si moltiplicano, non solo in Puglia, ma anche in Spagna. Andriukaitis ha puntato l’indice contro «i ritardi nell’abbattimento degli alberi malati, che lasciati a terra fanno da riserva per l’ulteriore diffusione del batterio». Il commissario ha ribadito che l’unico modo per frenare l’infezione è l’approccio da quarantena proposto dall’Ue, con la rimozione degli alberi. Anche se «numerosi esperimenti sono in corso sul campo per testare diverse soluzioni contro la Xylella Fastidiosa, i risultati avuti finora sono solo sulla riduzione dei sintomi, senza eliminare il batterio».
Il problema è che Bruxelles ora ordina un giro di vite doloroso, che molto probabilmente, se la situzione fosse stata affrontata con serietà, si sarebbe potuto evitare.
«Protocolli di quarantena con l’abbattimento preventivo di piante su vaste aree - ha ricordato Adriukaitis - hanno avuto successo su tre importanti focolai di nematodi di pino nel territorio spagnolo e nell’eradicazione del tarlo asiatico in Austria». L’importante è agire subito. «La strategia di quarantena - ha aggiunto - ha successo solo se l’organismo nocivo viene immediatamente rilevato e misure rigorose vengono prese senza ritardi». Atti che vanno compiuti «nell’interesse del territorio dell’Unione - ha sottolineato il commissario - ancora per la gran parte libero dal batterio».