Editoriale

Per la Gazzetta la madre di tutte le battaglie

Giuseppe De Tomaso

Ormai abbiamo perso il conto degli anni della telenovela chiamata cittadella della giustizia. Roba da far impallidire le soap opera più estenuanti

Quando l’inarrivabile Ennio Flaiano (1910-1972) descrisse l’Italia come il Paese in cui nulla è più definitivo del provvisorio, i più sorrisero divertiti, non immaginando che il flash del fulminante scrittore abruzzese si sarebbe rivelato più abbagliante di mille lampadine. Per un Ponte di Genova che fa gridare al miracolo per la tempestività della sua ricostruzione, non si contano le opere rimaste nei cassetti, buone solo a illudere l’opinione pubblica, a dare visibilità a candidati e eletti vari, a foraggiare predatori di consulenze da capogiro.

Questo giornale, nei suoi 133 anni di storia, ha condotto campagne martellanti per denunciare l’arretratezza, la vetustà, l’inconsistenza, a volte l’inesistenza delle più elementari infrastrutture civili. Una battaglia su tutte: il pressing per il raddoppio del binario unico nel tratto tra Termoli e Lesina.

Neppure la tragedia ferroviaria sulla Andria-Corato (2016) è riuscita a scuotere l’indifferenza del partito trasversale che penalizza il Sud: il partito del nonsipuotismo. Dopo ogni proposta, dopo ogni richiesta, come in un tic pavloviano, la risposta è immancabilmente: non si può.

(foto Luca Turi)

Anche la questione del nuovo (?) palazzo di giustizia di Bari rischia di ripercorrere gli stessi binari inconcludenti della Termoli-Lesina. C’è sempre qualcosa o qualcuno che ferma tutto, in preda a un attacco di nonsipuotismo acuto. C’è sempre un inghippo, un capriccio, un ostacolo che blocca le iniziative, per la gioia dei signori del tempo perso, ossia di quei pervertiti che provano immenso piacere e soddisfazione quando un’opera fa notizia solo per il suo continuo coitus interruptus.
Ormai abbiamo perso il conto degli anni della telenovela chiamata cittadella della giustizia. Roba da far impallidire le soap opera più estenuanti. Abbiamo smarrito a volte persino i termini della questione politico-burocratica, in un labirinto amministrativo proibito al miglior filo d’Arianna. Sta di fatto che l’amministrazione della giustizia a Bari, specie dopo l’effetto Covid, rischia di trasformarsi, per sempre, nella parodia di uno Stato cosiddetto civile. Manco Maurizio Crozza avrebbe osato immaginare tanto. Infatti.
L’ultima notizia è che si allungheranno di almeno tre anni i tempi per la realizzazione del Parco della Giustizia sui suoli delle ex caserme Capozzi e Milano nel quartiere Carrassi. Motivo: il Parco della Giustizia è fuori dal Recovery Plan. Ergo, la consegna del primo lotto slitterà al 2028. Se va bene.
Roba da non credere.


Eppure, e non è uno scherzo. delle due l’una. O la giustizia, attraverso la sua amministrazione, non viene ritenuta l’enzima indisoensabile per la crescita civile, sociale ed economica di una nazione, di una regione o di una città. O c’è chi rema contro, per motivi, oscuri, che sfuggono alle umane capacità cognitive. Tertrium non datur.
Serve una mobilitazione generale contro la lentocrazia che ha deciso di sabotare la giustizia a Bari, mortificando il cittadino (sempre più suddito) e annullando, complicando il lavoro di magistrati, avvocati, cancellieri e operatori vari.

Adesso basta. Serve una mobilitazione generale che, probabilmente, solo l’informazione è in grado di attivare. Per questa ragione, da oggi, a oltranza, sarà sempre acceso il faro della Gazzetta sull’indecente condizione dell’edilizia giudiziaria a Bari. Incalzeremo i decisori nazionali e regionali, spingeremo le forze politiche, i diretti interessati, le associazioni, le categorie, insomma tutti coloro che avranno fiato e argomenti da sviluppare, affinché venga bloccata sul nascere la nuova manovra dilatoria contro la giustizia a Bari. Non daremo tregua.

Serve un Draghi anche a Bari, per sbloccare lo stato di paralisi che accompagna da decenni il progetto di una nuova sede per gli uffici giudiziari? Serve un commissario che prenda in mano la situazione come pure è avvenuto per altre realizzazioni similari? Non è necessario? Bene. L’importante è che si faccia presto. Non bisogna perdere tempo. Chi perde tempo verrà chiamato a renderne conto. Ai cittadini.

Il Recovery Fund è stato concepito, innanzitutto, per risolvere con soldi europei la questione meridionale italiana. Sarebbe davvero paradossale, sconcertante, che l’infrastruttura numero uno, ossia la giustizia, vedi il caso Bari, non solo non ottenesse la precedenza nel cronoprogramma dei finanziamenti e degli investimenti, ma addirittura sparisse dalla partita del Recovery, come ha fatto Cristiano Ronaldo nella sfida tra la Juve e il Porto.
Le regioni, le città sono un concentrato di simboli. Di simboli inossidabili all’usura del tempo. Il Palazzo di Giustizia è uno tra i più importanti, anzi il più importante tra i brand istituzionali.

Anche per questa ragione una sede decorosa, praticabile, moderna, del tutto diversa dagli accampamenti e dagli assembramenti che si registrano nei pulviscolari e lillipuziani uffici baresi, non solo contribuisce a rendere più efficiente il sistema giustizia, ma induce tutti a un più profondo rispetto per la sacralità della Legge. In fondo, ce lo ha insegnato Aristotele (384-322 avanti Cristo) molti secoli addietro: lLa democrazia è il governo della legge contrapposto al governo degli uomini (tirannide). Ma per poter essere governata e amministrata, la legge ha bisogno di una location, si direbbe adesso, come si deve, di una postazione adeguata all’importanza della funzione svolta. Cosa direste se Camera e Senato non avessero una sede acconcia, in linea con la funzione che svolgono?
Purtroppo, e non solo a Bari, dove però l’edilizia giudiziaria costituisce da una vita un’emergenza straordinaria, non si contano i tribunali fatiscenti, concepiti in passato per minori carichi di lavoro. E poi da quando se ne occupa il ministero della giustizia, ogni intervento di ristrutturazione si protrae fino a babbo morto. Speriamo che con i nuovi responsabili del dicastero, la musica cambi.
Conclusione. Quella sulla nuova sede della giustizia a Bari sarà la madre di tutte le battaglie della Gazzetta. Un vero e proprio contagiorni sul giornale richiamerà tutti al dovere di fare presto.

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