La riflessione
Le polemiche e il lavoro a tempo di record
Non sappiamo se qualcosa dell’esperienza lombarda verrà trasfuso nell’ospedale di Bari
Tra una decina di giorni l’ospedale prefabbricato costruito nella Fiera del Levante di Bari dovrebbe cominciare ad accogliere i primi pazienti covid. È costato alle casse pubbliche 17,5 milioni di euro più Iva, poco più di quello costruito dalla Regione Lombardia nella Fiera di Milano, che però prevede 221 posti letto di sola Terapia intensiva (a Bari 152 totali di cui 106 attivati). Ma quello milanese ha anche un’altra caratteristica, non secondaria in tempi di polemiche: l’elenco delle spese, aggiornato alla virgola, è pubblicato su Internet.
Certo, se gli atti di spesa relativi all’ospedale in Fiera del Levante stessero sul sito della Regione Puglia sarebbe meglio. Eppure la pubblicazione dei provvedimenti della Protezione civile (che è un ufficio della Regione) sarebbe un obbligo di legge. Non lo è - va detto - la pubblicazione degli atti di contabilità degli appalti, per quanto almeno l’aggiudicazione dovrebbe essere resa pubblica. La «Gazzetta» l’ha ottenuta semplicemente chiedendola, ma non è questo il punto. Perché nella tanto vituperata Lombardia, dove l’ospedale in Fiera (su cui c’è stata una polemica o due) è finanziato anche con i soldi delle offerte dei cittadini, hanno fatto una scelta di massima trasparenza: hanno aperto un sito dedicato che riporta il budget con tutte le macrovoci, l’avanzamento a consuntivo, la situazione dei pagamenti.
In Puglia la decisione di aprire un nuovo ospedale per i pazienti covid non è stata presa a cuor leggero ed è anzi stata motivo di aspro confronto all’interno della giunta regionale. Anche la scelta di costruirlo in Fiera, che si fa risalire direttamente al presidente Michele Emiliano, era previdibilmente foriera di critiche. Era immaginabile, infatti, che avrebbe innescato una valanga di polemiche perché nonostante sia stato effettivamente un lavoro fatto a tempo di record, nessuno è ancora dotato di bacchetta magica e aprire un ospedale è appena più complesso che aprire una nuova pizzeria.
Però bisogna provare ad essere obiettivi. L’ospedale in Fiera del Levante è, allo stesso tempo, una valvola di sicurezza e un azzardo. È una valvola di sicurezza perché in una eventuale nuova ondata fornirà al sistema sanitario pugliese quel cuscinetto di posti letto necessario a non andare in tilt, e perché dovrebbe consentire al Policlinico di Bari di far ripartire una parte della normale attività sanitaria. Ma è un azzardo perché, progettato e finanziato a novembre quando l’emergenza era in fase acuta, rischia di andare a regime a cavallo della primavera, quando la curva si sarà appiattita anche per effetto della campagna vaccinale. Se ci saranno pochi ricoveri, quello che tutti auspicano, le polemiche riprenderanno: non serviva, è costato troppo...
In una situazione di emergenza dovrebbe valere il «whatever it takes» di Mario Draghi: bisogna fare tutto il necessario per superare i problemi, senza pensare ai costi. Le norme prevedono deroghe particolari per le urgenze, quelle che rendono possibile (appunto) costruire un ospedale lì dove le regole urbanistiche prevedono un quartiere fieristico (per inciso: Fiera di Milano ha messo a disposizione i padiglioni gratuitamente, Fiera del Levante ha costretto il prefetto a emettere una ordinanza di requisizione), e fare in 10 giorni un appalto che di norma richiederebbe due anni. Nelle settimane a cavallo di Natale, la Puglia ha mandato alla Fiera di Milano una task force di medici per visitare la struttura e capire come viene utilizzata: un bell’esempio di collaborazione istituzionale (che dovrebbe essere la normalità) passato ingiustamente sotto silenzio. Non sappiamo se qualcosa dell’esperienza lombarda verrà trasfuso nell’ospedale di Bari, dove è stata fatta una scelta completamente diversa sul piano dell’assistenza sanitaria. Sappiamo però che rendere tutto trasparente sul piano dei costi contribuirebbe a svelenire il clima. Concentrandosi così, finalmente, sulle cose più importanti.