La denuncia
«Noi, cacciati dalle residenze universitarie»: parola agli studenti pugliesi fuorisede
In seguito alla pandemia dovuta al Covid-19, chiunque a partire dal 10 marzo si trovasse al di fuori della struttura non ha più potuto farvi rientro
Siamo un gruppo di studenti che sta vivendo una situazione paradossale. Abbiamo sempre beneficiato della borsa di studio Adisu (l’Agenzia per il diritto allo studio della regione Puglia). Quest’anno ci è stato garantito un posto letto in una delle residenze per studenti rette da Adisu e finanziate dalla Regione Puglia. Cercheremo di spiegare meglio i fatti.
In seguito alla pandemia dovuta al Covid 19, chiunque a partire dal 10 marzo si trovasse al di fuori della struttura, non ha più potuto farvi rientro. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria, una serie di decreti firmati dal presidente Adisu, Cataldo, si sono susseguiti per regolamentare la vita all’interno delle Residenze Universitarie. Se all’inizio le decisioni prese dal presidente sono parse accettabili e dotate di buonsenso, con il passare del tempo queste sono risultate sempre più stringenti e volte a scoraggiare la permanenza degli studenti che ancora si trovavano all’interno delle residenze. A seguito dei vari decreti di riapertura, ci è stato detto che chi era fuori non poteva rientrare perché il rischio epidemiologico, in seguito ai rientri, sarebbe stato troppo elevato, eppure Adisu stessa, durante la pandemia, si è battuta (fortunatamente invano) al fine di spostare tutti gli studenti rimasti nelle diverse residenze all’interno di una sola di esse, aumentando esponenzialmente il rischio di contagio e trascurando il famigerato distanziamento sociale cui oggi si appella.
Tralasciando tutto ciò che è stato, che pur meriterebbe delle risposte, passiamo alla situazione attuale. Nonostante dal 3 giugno si possa addirittura circolare tra regioni (tutte le regioni, anche quelle che continuano a registrare più di 200 casi al giorno) per qualsivoglia motivazione, tutti gli studenti che attualmente si trovano all’esterno delle residenze non possono farvi rientro, se non certificando ad Adisu comprovate esigenze (tirocini o laboratori) e attendendo il benestare dell’Agenzia, la quale, tra l’altro, si riserva la facoltà di decidere in quale stanza e in quale residenza mandare lo studente, nonostante abbia già una stanza con tutto ciò che gli appartiene in cui spera di poter tornare. Ciò che ci chiediamo, però, è: diritto allo studio (sancito costituzionalmente ed insito nella denominazione della stessa Agenzia) non è forse un po’ più ampio di ciò che l’agenzia ritiene? Diritto allo studio non è solo recarsi in università per assistere alle lezioni, ma anche avere la possibilità di studiare con il maggior comfort possibile.
Ad esempio, all’interno di sale lettura, di cui le Residenze sono dotate, o di biblioteche (e basti pensare che Adisu stessa, già dallo scorso maggio, ha riaperto il servizio di prestito libri: ma come facciamo a prendere o restituire i libri se non possiamo tornare a Bari?). Tantissimi studenti nel corso di questa emergenza sanitaria hanno manifestato notevoli difficoltà nello studio presso le proprie abitazioni: molti non sono dotati di connessione wi-fi, la maggior parte ha a disposizione un solo supporto tecnologico per tutto il nucleo familiare, quasi tutti mancano di una propria stanza in cui poter studiare tranquillamente e nei paesi da cui i fuorisede provengono spesso si hanno difficoltà a poter stampare il materiale di studio poiché spesso non ci sono copisterie. Ci è solo stata data la possibilità di recarci in sede, in giorni e orari stabiliti dalla struttura e per un tempo limitato, per ritirare i nostri effetti personali. Inoltre dal 10 giugno possiamo riprendere possesso della nostra stanza, ma a condizioni molto stringenti: si parla di comprovate esigenze.
A seguito di un tavolo costituito dal dott. Lopalco, il governatore Emiliano, l’assessore Capone ed una delegazione di imprenditori del settore, è stata data la possibilità di poter ritornare a giocare a calcio a 5 dal 25 giugno. Se la tendenza è questa, allora, perché non ospitare anche gli studenti nelle Residenze? Nel confronto avuto con Adisu è emerso che tutte le decisioni prese sono state dettate da un parere rilasciato da Lopalco stesso, ma non abbiamo mai avuto la possibilità di visionare il documento.
Chiediamo di poter rientrare nelle residenze, che queste si attrezzino della strumentazione necessaria anche in vista del prossimo anno accademico. Se questo non fosse possibile (cosa comunque inaccettabile), perché non monetizzare la retta degli alloggi (1818 euro scalati dalla quota totale della borsa di studio) e quella della mensa (circa 750 euro scalati dalla quota totale della borsa di studio) elaborando ad hoc un articolo che lo consenta? Perché è vero, la monetizzazione non è prevista da Bando, ma non è stata prevista neanche una pandemia di questa portata!
Per quanto riguarda la vita degli studenti all’interno delle Residenze, la situazione non è migliore. Infatti, vige ancora un coprifuoco con chiusura degli ingressi alle 24, completamente scellerato (da quando in qua un virus si trasmette ad orari?). Non è consentito accedere ai cortili, alle palestre delle Residenze (tutte attività che, ad una persona non ospite di Adisu, sono concesse) per i quali gli ingressi sono contingentati, e ciò di per sé va a rendere impossibili gli assembramenti. Gli studenti, dalla metà di maggio, sono obbligati a circolare nelle residenze dotati di DPI, cosa non prevista dai decreti di Adisu precedenti a quella data.
La situazione è paradossale e peggio, discriminatoria, dal momento che i ragazzi che sono ora in struttura stanno godendo di un diritto che spetta a loro quanto a noi. Addirittura, ora potranno tornare a casa per il weekend e poi ritornare in struttura, senza che le loro esigenze ricevano il benestare da parte di Adisu. A questo punto ci chiediamo quale sia la differenza con noi che siamo fuori e come tutti abbiamo rispettato la quarantena. La loro prelazione deriva dal fatto che hanno vissuto la quarantena all’interno di quelle mura? Se così fosse, sarebbe davvero fuori da ogni logica. E non vogliamo assolutamente che quei ragazzi, che sono nostri colleghi, nostri amici, vengano messi fuori così come siamo stati lasciati fuori noi. Vogliamo essere all’interno con loro, godere dello stesso diritto di cui stanno usufruendo e che, fino a prova contraria, spetta ad ognuno di noi.
È importante sottolineare che pertinente al collegio, nella sua entrata, vi è una mensa in cui chiunque, non solo i residenti di struttura, può accedere. Anche qui, dov’è la logicità nel fatto che volendo potrei andare a mensa tutti i giorni e incontrare tutti quelli presenti in struttura e non posso invece tornare a prendere possesso della mia stanza?
Le uniche cose che le istituzioni hanno fatto in questi mesi, sono state l’erogazione della borsa di studio con un paio di mesi di anticipo e l’istituzione, alla fine del mese di maggio, di un bonus da 500 euro per supporti tecnologici spendibile solo da studenti con Isee 2020 inferiore a 10.000 euro e dotati di determinati requisiti di merito (che si rifanno, però, allo scorso anno accademico). Tra l’altro, per tale bonus, il termine per fare richiesta è al 30 giugno, e l’erogazione non potrà che avvenire nel mese di luglio. I contatti fino ad ora avuti non hanno avuto nessun riscontro, se non un muro che ci sembra impossibile da abbattere.
Come si può, in una nazione, pensare di far ripartire il campionato di calcio e i locali da ballo, gli zoo, i viaggi, ma non l’istruzione? È stato concessonegli ultimi giorni di poter manifestare: ricordiamo la riunione del centrodestra il 2 giugno e, addirittura, le piazze piene in diverse città italiane al seguito dei gilet arancioni (tutte situazioni in cui si sono verificati addirittura degli assembramenti).
Non possiamo essere l’unico settore a pagare una crisi sanitaria ed economica. Non è possibile che la loro mancata organizzazione, le loro scarse possibilità e l’inefficienza del loro lavoro si riversi su noi studenti. Ci troviamo all’interno di quelle strutture perché la nostra condizione reddituale non ci permette si sostenere da soli tutti i costi che l’istruzione universitaria e post-universitaria richiede, oggi ci troviamo a casa con il risultato di appesantire la condizione economica della nostra famiglia, già devastata, come le altre, da mesi di chiusura totale dell’intero Paese. Quando questi problemi sono stati sollevati con i dirigenti di Adisu, il direttore generale dell’Agenzia, piuttosto che mostrarci la sua vicinanza e comprensione, ha pensato bene di riderci su.