Il commento

Quando il mare era davvero una tavola blu…

Gianpaolo Balsamo

Quella 2020 sarà un’estate indimenticabile e complicata. Augurandoci, ovviamente, che abbiano ragione i vari «scienziati» secondo cui gli attacchi del Covid con le temperature estive andranno scomparendo

«Con le pinne, fucile ed occhiali…» Il cha cha cha di Edoardo Vianello fece ballare l’Italia intera negli anni 60. Dopo 60 anni, guarda caso, l’intero nostro Bel Paese si ritrova non certo a ballare ma in balia della crisi post-coronavirus, tra disoccupazione, cassa integrazione e attività economiche allo sfascio. Per non dire dell’incertezza politica e del balletto sulla data delle votazioni.

E, se consideriamo che un terzo delle presenze turistiche in Italia è concentrato proprio nelle località marine, per molti (per la maggior parte) quella 2020 sarà un’estate indimenticabile e complicata visto che al mare, chi potrà andarci, dovrà fare i conti con i Dpcm firmati dal premier Conte e ingressi contingentati o su prenotazione in alcuni lidi. Chi lo avrebbe detto, infatti, che il numero programmato nazionale (meglio noto come numero chiuso) introdotto con una legge dello Stato nel ’99 dal ministro Zecchino per regolare l’accesso al mondo universitario, addirittura sarebbe stato mutuato una trentina di anni dopo da alcuni stabilimenti balneari per tutelare l’integrità degli arenili e, ora più che mai, anche per garantire il distanziamento sociale ed evitare il contagio? E, come se non bastasse, tra un tuffo e un altro non mancheranno divieti, limitazioni, raccomandazioni e restrizioni più o meno grandi alla nostra libertà: tutto per non sprecare i sacrifici fatti durante la quarantena, evitare brutte sorprese e goderci il nostro periodo di ferie.

Saremo, per esempio, accompagnati ai nostri ombrelloni, sdraio e lettini, rigorosamente distanziati tra loro, dal personale del lido che avrà cura di illustrarci tutte le precauzioni da adottare. Alla cassa o al bar, inoltre, troveremo installate barriere fisiche o, altrimenti, sarà obbligatoria la mascherina. Quest’ultima dovrà essere indossata anche fino al raggiungimento della postazione assegnata e analogamente all'uscita dallo stabilimento. In altri termini, spiegano le linee guida, se si è distesi sul lettino a prendere il sole, la si potrà togliere.

Dovremo pretendere la pulizia e la disinfezione delle aree comuni, degli spogliatoi, delle cabine, delle docce e dei bagni. La sabbia, quella che diventa cocente nelle ore più calde della giornata, andrà anch’essa disinfettata, e non solo pulita raccogliendo cicche e rifiuti, con molta regolarità.
Dovremo utilizzare i vari dispenser per l'igiene delle mani installati e a disposizione dei bagnanti in luoghi facilmente accessibili nelle diverse aree dello stabilimento.

Addio alle attività ludico-sportivo di gruppo sull’arenile, mentre sono autorizzate quelle individuali come i racchettoni o quelle in acqua come nuoto e surf, rispettando sempre il distanziamento di almeno un metro. Tutto cambia, insomma. Anche al mare.

Il Covid non ha solo modificato le nostre abitudini e le nostre vite. Ha ribaltato le nostre convinzioni, rovesciato le prospettive, azzerato ogni convinzione e stravolto le nostre certezze. Così, chi pensava che la spiaggia fosse l’unico orizzonte libero dalle restrizioni e dai divieti post-pandemia, ora dovrà ricredersi. Dovrà ricredersi anche chi pensava che il mare, ai tempi del coronavirus, fosse salubre, senza rischi, se non quello delle sue onde quando sono pericolose, delle sue correnti quando ti spingono al largo, magari delle meduse urticanti quando improvvisamente lo riempiono.

Insomma, mare, spiagge e ombrelloni avranno sicuramente uno scenario diverso in questa estate 2020. Augurandoci, ovviamente, che abbiano ragione i vari «scienziati» secondo cui gli attacchi del Covid con le temperature estive andranno scomparendo.

Non è un virus che regge il caldo: sarà davvero così? Incrociamo le dita ma, nel frattempo, «Quando il mare è una tavola blu», armiamoci di mascherine, guanti e igienizzante. Non ce ne voglia Vianello…

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