L'analisi
I social come l'olio di ricino. L'Italia fascista sta tornando
La politica o lo sdoganamento di chi fino ad oggi viveva nell'ombra
Nella giornata di lunedì si sono concentrati tre avvenimenti che inducono a qualche riflessione. A Viterbo sono stati arrestati due esponenti di Casa Pound accusati di aver sequestrato e violentato una donna di 36 anni. A Milano ci sono stati scontri fra la Polizia e militanti dell’estrema destra che partecipavano a un corteo, vietato dalla Questura, per ricordare Sergio Ramelli, esponente del Fronte della gioventù, ucciso nel 1975. I vertici della Rai hanno avviato un’inchiesta interna sulla sede emiliana dopo la messa in onda di un servizio sul «pellegrinaggio» a Predappio di nostalgici di Mussolini. La concomitanza di questi fatti ha gettato un lampo su quanto a livello sociale e politico sta accadendo in Italia, ma non solo.
Nel silenzio di massa, è in corso una fascistizzazione delle coscienze. Il successo elettorale della Lega e i consensi alla politica del suo leader Salvini, arrivati fino alle pubbliche genuflessioni, hanno una doppia valenza. Da un lato indicano che in Italia è rimasto vivo un attaccamento agli ideali non tanto della destra quanto del fascismo; dall’altro hanno consentito lo sdoganamento pubblico di soggetti che fino a ieri si muovevano solo nell’ombra. Oggi di Casa Pound si parla ogni giorno, suoi simpatizzanti formano liste e si presentano alle elezioni. Si dirà: è la democrazia bellezza, e tu non puoi farci nulla. Non è esattamente così, poiché la democrazia è una forma di Stato e come tale ha gli anticorpi per difendersi dalle aggressioni interne ed esterne. Ma gli italiani, il popolo, la gente, le persone di carne e sangue hanno questi anticorpi?
Il dubbio è legittimo se si considera quanto è avvenuto dal 4 marzo 2018 a oggi. Oltre all’ingresso dell’estrema destra nel discorso pubblico, è stata avviata una campagna di odio nei confronti di coloro che sono ritenuti avversari. Un elogio della violenza inusitato. Contro gli immigrati, innanzitutto, un leit motiv diventato il mantra del ministro dell’Interno. Spesso e volentieri, in virtù di questa missione salvifica che si è dato, Salvini si comporta come se stesse a Palazzo Chigi e non al Viminale. Eppoi contro i Rom, altra categoria odiata da tutte le dittature. Mancano all’appello le campagne contro i gay, forse perché - sussurrano nel Transatlantico - avrebbero buoni agganci nell’attuale maggioranza.
Ad amplificare gli effetti perversi dell’odio, l’utilizzo massiccio dei social, attraverso i quali si propagandano vessazioni, stupri e pestaggi. A Viterbo come a Manduria, la sete di violenza è tale che fa venir meno i minimi principi di cautela per non far scoprire i propri crimini. La logica da squadraccia porta a filmare ogni azione e a riversare tutto in rete per compiacersi e istigare altri a fare lo stesso.
I magistrati che hanno visto le immagini dello stupro di Viterbo e le angherie cui per mesi è stato sottoposto il povero pensionato di Manduria le hanno definite con lo stesso aggettivo: raccapriccianti. Il raccapriccio esalta gli autori di quelle nefandezze, provoca la coazione a ripetere, intimorisce chi non è d’accordo. L’olio di ricino di un tempo oggi si fa tecnologico e si trasforma nei video postati sui social. Più efficaci, più diffusi, più violenti.
Ad aggravare la situazione il venir meno dell’effetto deterrenza del passato. Il Ventennio è un periodo ormai lontano. I testimoni diretti vanno verso l’estinzione, come gli ultimi internati nei campi di concentramento. L’oblio sta calando con inesorabile puntualità facendo germogliare l’illusione che quanto è accaduto non accadrà più e che, semmai, potrà accadere ad altri, non a noi.
Il fascismo non è tanto un problema politico, quanto un fatto culturale. Nasce innanzitutto nella testa delle persone ed è poi assecondato da chi cavalca odi e paure. L’approvazione della legge sulla cosiddetta legittima difesa, i «porti chiusi» contro ogni ragione del diritto, le proposte di «leggi fascistissime» come la castrazione chimica per stupratori e pedofili sono il prodotto di una visione dittatoriale del mondo. Esattamente come nel Ventennio mussoliniano, si utilizzano problemi reali per creare le premesse a un regime sempre più intollerante e claustrofobico. Ed esattamente come allora, questo sta avvenendo nel rispetto formale di tutte le regole.
Ciò che spaventa è il silenzio di chi potrebbe e dovrebbe parlare. A cominciare da un’opposizione rannicchiata solo sui suoi problemi di leadership. Poi gli intellettuali, accucciati ai piedi del potere, da tempo preferiscono tenersi lontani da discorsi pericolosi. Bastano le polemiche da bar nei salotti televisivi per mantenere la patente di sinistra. Il campo vero, quelle delle coscienze, è lasciato alla libera conquista di Casa Pound e soci.
Michele Partipilo