Matera 2019

Cultura, capitale europea Strade, segnaletica africana

Enrica Simonetti

La gimkana e le deviazioni per arrivare nel capoluogo lucano dalla Statale 96

Arriva una Capitale della Cultura carica di sorprese. La prima - scusate se cominciamo dai difetti - è l’avventura per arrivarci. Che, in tempi di viaggi al buio, cene al buio, eventi al buio... non è una cattiva idea. È sera, eccoci sulla Strada Statale 96: percorsa da Matera-Altamura verso Bari (e viceversa) offre un panorama di gimkane e deviazioni per lavori in corso che a tratti appare un affascinante percorso esperienziale.
A settembre, e cioè poche settimane fa, è stato annunciato che i lavori termineranno entro sei mesi (a Capitale della Cultura nascente) e quasi quasi dispiace che il grande turismo si perda la mirabile impresa di giungere a Matera tra le tenebre.
Ma attenzione: tutto sta a cominciare bene, perché non è detto che il suddetto grande turismo possa davvero «beccare» la Statale 96: infatti, seguendo dalla tangenziale barese l’indicazione per Matera e quindi credendo ai «soliti» e «obsoleti» cartelli stradali (ormai l’aiutino del navigatore sembra obbligatorio!), nulla è certezza. Esempio? Partendo dalla zona di S.Fara, l’indicazione «Matera», prima di Modugno, porta a imboccare tutta un’altra bella strada, con meravigliosi panorami naturalistici murgiani e inaspettati giri tra gli abitati di Cassano e Santeramo. Un paradiso, ma dispersivo e poco segnalato.

Chi è in cerca di colpi di scena, gradirà. Ma per il resto dei comuni mortali, affetti da allergia a quell’imprevisto che Baudelaire, poetico, considerava una caratteristica della Bellezza,non sarà altrettanto bello il tour accidentale, il cimento nell’indefinito, il picaresco della Capitale della Cultura 2019.
Qualche discesa ardita, come si sa, anticipa le risalite (Lucio Battisti insegna), ma se fate un giro sulla Statale 96 cercando di raggiungere la Capitale, preparatevi a vivere un po’ di ignoto. La cartellonistica provvisoria dei cantieri a tratti scompare o è poco visibile e di sera i cambi di corsia (luci? nemmeno a parlarne)sarebbero da definire «peripezie» della cultura. Nessuno vuole interferire con i lavori sui cantieri, ci mancherebbe, ma visto che i mesi corrono e che stiamo andando diritti verso la meta Matera 2019, un po’ di preoccupazione esiste. Entro i primi mesi del nuovo anno la strada sarà finita, ci assicurano, e non possiamo che sperarlo, tra un giro e l’altro sulla variante Toritto, sulla variante Palo del Colle, sull’innesto Altamura-Matera. Anche da lì arriveremo in Europa, come del resto si fa nelle capitali europee della Cultura attuali, quelle del 2018, che sono la città della Frisia dal nome difficile Leeuwarden e La Valletta. Belle, ordinate, ma forse molto meno interessanti di quella inconsueta meraviglia che Matera saprà offrire a chi vorrà arrivarci.
È questa la «sorpresa» che avremmo voglia di mostrare, non la meraviglia di un collegamento a metà. O di un riscatto che è nella sua lunga storia: da vergogna a ricchezza, da sede di umanità dolente a Patrimonio dell’umanità. Guardate al passato dei Sassi: era una Gerusalemme sofferente e ora è una Gerusalemme orientata verso il futuro. La «ribalta» ci piace, inutile nasconderlo, perché anche il più disfattista dei meridionali un picco di orgoglio lo prova. Salvo che sulla Statale...
La vergogna non c’è più e facciamo che davvero non se ne provi più. Facciamo che siano davvero godibili gli itinerari tra i borghi, nel silenzio (chissà...), ascoltando il vento che sibila tra i Sassi e sentendo il profumo dell’erba selvatica dei percorsi murgiani. Facciamo che la gente (anche gli stessi pugliesi che spesso non la conoscono in toto) possano scoprire ad esempio la genialità dell’anonimo affrescatore di quella meraviglia che è la «Cripta del Peccato originale» (insediamento rupestre fuori Matera, imperdibile): nell’VIII secolo ha raffigurato il frutto del male di Adamo ed Eva con un fico, come avviene in soli altri cinque casi al mondo e ha riempito le nicchie di fiorame colorato, il cisto rosso. Un fiore che, se vogliamo, indica l’avvenire di Matera, perché è semplice e bellissimo.
Dalla prossima settimana cominceremo a raccontare con una serie di articoli nelle pagine culturali questo volto di Matera, questa Capitale che deve segnalare la rinascita e non franare sotto i colpi di una fallace segnaletica.

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