La riflessione

La via pugliese all'autonomia

Antonio Troisi

La rivendicazione di una maggiore autonomia territoriale non può prescindere dalla riforma costituzionale del 2012 che ha riconosciuto una nozione finanziaria di “amministrazione pubblica”

La decisione della giunta regionale di avviare il confronto con il Governo per ottenere ulteriori forme di autonomia, pone l’interrogativo sul pericolo di un effetto sperequativo. A tal fine è necessario tener presente che le altre Regioni nel rivendicare nuove materie hanno trascurato che la semplice statuizione di principi non è più sufficiente. La rivendicazione di una maggiore autonomia territoriale non può prescindere dalla riforma costituzionale del 2012 che ha riconosciuto una nozione finanziaria di “amministrazione pubblica”, ove l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico, vengono ad assumere la funzione di veri e propri “parametri finanziari” del principio di buon andamento. Infatti nella nuova fiscalità locale (leggi n.56/2014 e n.208/2015) l’attribuzione di nuove materie non può essere realizzata solo con la statuizione di un principio giuridico/formale ma deve anche essere orientata al conseguimento della nuova virtuosità finanziaria, determinata dallo stretto nesso tra l’equilibrio di bilancio ed il concorso alla stabilita del debito pubblico.

Il legislatore ha, cosi, realizzato una reale promozione dell’ autonomia territoriale, superando il profilo accentratore della Regione che assume il ruolo di leadership strategica del concorso dei diversi livelli di governo locale, insistenti sullo stesso territorio regionale, alla sostenibilità del debito pubblico. La misurazione empirica delle interdipendenze fiscali tra Città metropolitane, Comuni del territorio metropolitano, Comuni esterni all’area metropolitana e Regioni, rimedia all’inadeguatezza del “residuo fiscale”. In tal modo è possibile individuare le condizioni necessarie per realizzare la mediazione compensativa tra i diversi livelli di governo locale ricorrendo alla flessibilità regionale (orizzontale e verticale) e nazionale, alla quale è affidato il compito della perequazione interregionale.

Viene così garantita realmente una maggiore autonomia, perché lo Schema de quo è allocato correttamente nel nuovo sistema regionale della finanza locale rispettandone i vincoli normativi e di verifica empirica la cui trascuratezza è causa dell’insufficienza delle altre proposte di maggiore autonomia regionale.
Pertanto, in base al principio di sussidiarietà, la richiesta di ulteriori competenze deve essere corredata dalla dimostrazione della capacità di gestire con maggiore efficienza ed efficacia rispetto all’amministrazione centrale le nuove materie richieste, che lo Stato trasferirà, assegnando le stesse risorse finanziarie che ha speso per quelle medesime competenze.

Come elaborare detta dimostrazione? Un utile ”attaccapanni” è offerto da:

A) Rendiconti generali esercizi finanziari 2016 e 2017 della Regione Puglia : tra le luci prevalenti sulle ombre va tenuta presente che, nonostante le forti criticità, il concorso alla sostenibilità del debito pubblico non è realizzato con una semplice statuizione ma con l’orientamento della gestione finanziaria. Il ricorso ad atti d’indirizzo generale in materia di bilancio (n.5 nel 2016 e n. 2 nel 2017) ha comportato la diminuzione dello stock debito pubblico della Regione rispetto al PIL regionale dal 3,15 del 2002al 2,34 del 2016 e al 2,23 del 2017.

B) Simulazione. Nel 2016/2017 l’elaborazione di una simulazione del saldo non negativo finale dei diversi livelli di governo locale insistenti sullo stesso territorio regionale ha consentito di verificare l’effettiva realizzabilità del disegno del legislatore di aumento dell’autonomia regionale tramite la flessibilità regionale (orizzontale e verticale) e nazionale e di verifica della capacita gestionale richiesta per l’attribuzione delle nuove competenze. L’aggiornamento in base ai conti consuntivi armonizzati 2015, 2016 e 2017 elaborati su bilanci più veritieri, garantendo un risultato più vicino alla realtà, consentirà anche di confermare se la flessibilità interregionale riesca ad evitare le sperequazioni, giustamente temute dal direttore De Tomaso.

In conclusione. Se sarà consentito il citato aggiornamento la richiesta di maggiore autonomia della regione Puglia potrà rispondere alla giusta esigenza di uscire dal culto per l'uniformità, storica notazione del regionalismo italiano, perchè, rifiutando il “residuo fiscale” e la sola statuizione del diritto a nuove materie, primo evita una bocciatura dal governo centrale per la mancata conformità al principio di sussidiarietà; e, secondo, consente di richiedere allo Stato un maggior impegno nelle infrastrutture essendo questa spesa statale regolata anche dall’impatto sul territorio locale, facilmente individuabile nello schema di autonomia indicato; terzo, pone le basi per un federalismo solidale, ma responsabile, non basato sulla "paterna benevolenza" delle regioni più sviluppate. a causa delle obiettive ragioni di convenienza economica predisposte dal legislatore.

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