Domenica 07 Settembre 2025 | 07:42

Paralimpiadi, Vittoria Bianco da Putignano in volo verso Parigi: «Passione e sacrificio in vasca»

 
Stefano Palazzo

Reporter:

Stefano Palazzo

Paralimpiadi, Vittoria Bianco da Putignano in volo verso Parigi: «Passione e sacrificio in vasca»

Allenata da Marcello Leone l'atleta che ha dovuto subire l'amputazione di una gamba a causa di un tumore racconta come si sta preparando alla sua seconda esperienza paralimpica

Lunedì 26 Agosto 2024, 13:41

Il 29 agosto partirà a Parigi l’edizione numero 17 dei Giochi Paralimpici Estivi e tra gli atleti che rappresenteranno la Puglia sarà presente, nel settore del nuoto, la putignanese Vittoria Bianco. Ventotto anni il sette ottobre, è alla sua seconda esperienza paraolimpica dopo l’esordio nel 2021 a Tokyo, in piena pandemia l’atleta tesserata per la società Nadir Starbene della cittadina simbolo del Carnevale e per il Gruppo Sportivo Paralimpico dell’Esercito Italiano, allenata da Marcello Leone, vinse l’oro con la staffetta 4 x 100 stile libero. Nel suo palmares, oltre a diversi titoli e record italiani, vanta anche un terzo posto nei 400 stile libero ai Campionati Europei 2024 in Portogallo ed un primo e terzo posto agli Europei del 2021 nella staffetta 4 x 100 stile e 4 x 100 mista.

Il nuoto paralimpico è fra quelle discipline che possono vantare la presenza a tutte le edizioni delle Paralimpiadi e può essere praticato da atleti con limitazioni motorie, visive e intellettivo-relazionali e per la Bianco è stato un percorso naturale arrivare a competere perché il cloro è sempre stato il suo elemento. Fino al 2015 nuotava con ottimi risultati praticando lo sport agonistico ma la doccia fredda è arrivata quando a 20 anni si è accorta di avere un nodulo all’altezza del ginocchio, che cresceva sempre di più, fino a che a Padova il prof. Pietro Ruggieri, direttore di Ortopedica e Traumatologica, le ha diagnosticato un tumore. Nonostante un anno di chemioterapia, per tentare di ridurre la massa e l’asportazione dell’intero quadricipite e con la ferita che non cicatrizzava decise, in accordi con lo staff clinico, di amputare la gamba. Una scelta drastica e dolorosa anche emotivamente, che non ha fermato la sua voglia di andare avanti anche più forte di prima, non appena ha avuto il permesso dei medici ed indossata la protesi, è tornata a nuotare.

Nuotare con un obiettivo fisso in testa, andare alle Paraolimpiadi di Tokyo 2020, convinta grazie alla visione, nel corso della sua degenza, dei video degli atleti che gareggiarono alle Paralimpiadi di Rio nel 2016. Due anni di duro allenamento e la sua grande determinazione l’hanno portata a raggiungere il suo sogno e a vincere la medaglia d’oro con la staffetta italiana. Oggi Vittoria, ha terminato l’avvicinamento alle gare allenandosi tra Putignano e Scanzano Jonico, dove è presente la vasca olimpionica da 50 metri, spostamenti necessari vista la carenza di impianti di livello nella Puglia che costringe chi pratica nuoto agonistico ad una costante migrazione.

Nella Defense Arena di Parigi, già palcoscenico dorato delle recenti vittorie azzurre nel nuoto olimpico con Ceccon e Martinenghi, Bianco sarà impegnata il 29 con i 400 stile libero ed il 4 settembre con i 100 stile libero, mentre non potrà difendere l’oro della staffetta di Tokyo, gara eliminata dal programma paraolimpico.

Alla vigilia della partenza come hai preparato fisicamente e mentalmente l’importante appuntamento?

«È stato duro fisicamente in questo periodo, con la chiusura estiva della vasca olimpionica del Cus Bari siamo stati costretti ad andare a Scanzano per poter nuotare almeno due o tre volte a settimana, con le conseguenze dei tempi degli spostamenti, mentalmente cerco di non pensarci per evitare di avere ansia che rovinerebbe tutta la mia voglia di andarci a Parigi

Quanto è cambiata la tua routine di allenamento rispetto alle competizioni precedenti?

«Da gennaio ho iniziato ad intensificare gli allenamento con tre doppie sessioni in acqua a settimana e due sessioni di palestra la mattina e vasca il pomeriggio».

Quali sono i tuoi obiettivi personali per queste Paraolimpiadi e come valuti il livello della competizione che dovrai affrontare?

«Un obiettivo l’ho già raggiunto, ed è quello di partecipare, spero che le gare mi vadano ovviamente bene, le avversarie con cui mi confronterò sono molto forti, sono andate molto forti a Tokyo tre anni fa e credo che cercheranno di ripetersi anche a Parigi, personalmente cercherò di dare sempre il 100%, mi sono allenata per provare a fare qualcosa di importante».

Il tuo percorso è sotto gli occhi di tutti e come tutti gli atleti ci possono essere momenti si e momenti no, come hai gestito gli alti e bassi della tua carriera sportiva?

«Ho avuto diversi momenti di difficoltà e soprattutto le ultime settimane mi hanno messo a dura prova, il mio allenatore Marcello è stato fondamentale, con una parola di conforto e di stimolo per fare sempre di più, credo che la passione per il nuoto e la voglia di fare qualcosa di importante per lasciare il segno nel mondo del nuoto sia il miglior viatico per superare le difficoltà. Lo slogan “il nuoto è di tutti” è secondo me il miglior viatico per abbattere definitivamente qualsiasi barriera per arrivare ad uno sport inclusivo».

Come percepisci il cambiamento dell’inclusione e del riconoscimento degli atleti paralimpici negli ultimi anni?

«Credo che proprio da Tokyo in poi le cose sono cambiate in positivo, la visibilità mediatica delle Paraolimpiadi giapponesi ha fatto in modo che gli spettatori si siamo appassionati allo sport in generale, tutte le gare sono state viste e seguite da tantissimi. Il movimento è cresciuto notevolmente grazie anche ad atleti come Bebe Vio o Simone Barlam che portano in alto il nome dello sport paraolimpico e con il loro impegno hanno fatto in modo che siamo molto di più riconosciuti per il nostro sport».

Cosa pensi si possa fare di più per promuovere lo sport paralimpico e sensibilizzare il pubblico?

«Per sensibilizzare il pubblico bisogna far capire alla gente che siamo esattamente come gli atleti olimpici, con gli stessi sacrifici e lo stesso impegno, non dobbiamo essere considerati come “poveretti” che stanno li perché è facile arrivare, dobbiamo essere considerati atleti a tutti gli effetti».

Quale messaggio vorresti trasmettere ai giovani con disabilità che aspirano a diventare atleti?

«Il messaggio che vorrei trasmettere è quello di credere in se stessi, perché è alla base di tutto, cresce l’autostima e si ha la voglia di fare sacrifici ed impegnarsi al 100% per raggiungere un obiettivo».

L’olimpiade di Tokyo fu condizionata dal Covid, sugli spalti non c’erano tifosi. L’atmosfera e il pubblico influenzeranno le tue prestazioni a Parigi?

«Non ho mai partecipato a delle gare con tanto pubblico, per cui non so se mi metterà tanta ansia o mi carica, lo capirò quando sarò a bordo vasca ma conoscendomi credo che avere gli occhi di tutti puntati su di me farò crescere la mia innata ansia».

Chi vive queste emozioni è sicuramente l’allenatore Marcello Leone, che sarà a Parigi sostenere ed a fare il tifo per la sua pupilla.

Qual è stata la tua motivazione principale per diventare un allenatore di nuoto paralimpico?».

«La motivazione ad intraprendere questo percorso è nata quando ho conosciuto Vittoria, quasi sette anni fa, e l’ho vista in acqua per la priva volta. Ho apprezzato la sua forza di volontà e ho letto nei suoi occhi una grande determinazione».

Come personalizzi gli allenamenti per adattarli alle esigenze specifiche di Vittoria?

«Dopo averla conosciuta e vista nuotate l’ho invitata ad allenarsi col gruppo degli agonisti, inizialmente lei era titubante, ma col tempo si è convinta e si è inserita perfettamente nella squadra. Questo a sottolineare che Vittoria non ha esigenze particolari di allenamenti legati alla sua disabilità, in acqua è alla pari, e a volte superiore ai suoi compagni normodotati di allenamento. Gli unici adattamenti sono di natura tecnica legati alla sua propensione ai 400sl ed alla necessità di nuotare almeno 8/9 volte a settimana».

Come gestisci la pressione durante importanti competizioni?

«In questa seconda parte di stagione abbiamo avuto 3 appuntamenti importanti, dapprima gli europei a Madeira a fine aprile, dove con una prestazione opaca è riuscita a conquistare un ottimo bronzo nei 400sl. Nonostante il suo primo podio europeo non eravamo completamente soddisfatti. Da quel momento ci siamo fermati, abbiamo fatto il punto della situazione e le ho detto “Vittoria d’ora in avanti, quando gareggi, devi andare in acqua e devi divertirti”, questa è stata la svolta, infatti a fine giugno al trofeo Settecolli e quindici giorni dopo agli Italiani Finp, ha sfoderato due prestazioni eccezionali con due record italiani in successione ed il secondo tempo nel ranking mondiale nei 400sl».

Quali strategie utilizzi per mantenere alta la motivazione?

«Vittoria ha una grande capacità, quella di essere molto determinata ed avere un grande spirito di sacrificio, non è difficile per me darle le giuste motivazioni, certo ci sono stati momenti difficili e situazioni scoraggiarti, in quel caso io predico calma e serenità, presa di coscienza delle proprie capacità e occhi e mente puntati sull’obiettivo, e soprattutto non smettere di divertirsi».

Collabori con altri membri dello staff tecnico e medico per garantire il benessere e la preparazione degli atleti?

«Quando si allena atleti di alto livello come Vittoria è necessario confrontarsi con preparatori, tecnici, nutrizionisti e fisioterapisti, sia della nazionale che personali; questa interazione è fondamentale per mettere l’atleta nelle migliori condizioni possibili di affrontare gli stress degli allenamenti, sia in acqua che in palestra».

Come vedi l’evoluzione del nuoto paralimpico nei prossimi anni?

«Il livello sta crescendo notevolmente negli ultimi anni, specialmente in Italia, la nazionale Azzurra da qualche anno è tra le prime al mondo. Credo che, grazie anche ai media, questa faccia dello nuoto sarà sempre più integrata nelle manifestazioni top (vedi il Settecolli), e spero che questo contribuisca ad avvicinare allo sport in generale, tanti ragazzi e ragazze speciali».

Cosa ti aspetti da questa avventura a Parigi?

«Partecipare ad una competizione olimpica è la massima ambizione per un atleta ed una grande soddisfazione per il suo allenatore. Detto ciò, è inutile nascondersi, si va a Parigi in primis per vivere alla grande questa avventura e fissare nella mente questi momenti unici, ma con l’obiettivo di fare una prestazione eccezionale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)