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Comune di Amatrice querela
Charlie Hebdo. Pillinini:
«Vi spiego cos'è la satira»

Comune di Amatrice querela
Charlie Hebdo. Pillinini:
«Vi spiego cos'è la satira»

 
Franco Giuliano

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Franco Giuliano

«Io vignettista vi spiego cos'è la satira»

Lunedì 05 Settembre 2016, 20:41

13 Settembre 2016, 19:03

Il Comune di Amatrice ha depositato questa mattina, presso la procura del tribunale di Rieti, una
denuncia-querela per diffamazione aggravata relativa alla vicenda delle vignette pubblicate dal periodico francese Charlie Hebdo. L'atto è stato presentato dall'avvocato Mario Cicchetti, in qualità di legale dello stesso Comune colpito dal sisma del 24 agosto.

Il periodico francese Charlie Hebdo, nella prima vignetta dedicata al terremoto del centro Italia, secondo quanto espongono nella querela i legali del Comune di Amatrice, aveva raffigurato le vittime del sisma «in modo tale da somigliare a degli stereotipati piatti della tradizione culinaria italiana», mentre una seconda vignetta «aveva attribuito la colpa della devastazione del centro Italia alla mafia.

«Si tratta di un macabro, insensato e inconcepibile vilipendio delle vittime di un evento naturale - spiega -l'avvocato Mario Cicchetti -. La critica, anche nelle forme della satira, è un diritto inviolabile sia in Italia che in Francia, ma non tutto può essere 'satirà e in questo caso le due vignette offendono la memoria di tutte le vittime del sisma, le persone che sono sopravvissute e la città di Amatrice». Ad avviso dello stesso legale «appare assolutamente configurabile la diffamazione aggravata e non si può ritenere in alcun modo sussistente l'esimente del diritto di critica nella forma della satira».

di NICO PILLININI

Molti quotidiani italiani titolano più o meno così “Charlie Hebdo, la satira sui morti del terremoto”. La trovata del giornale satirico non è stata gradita ai più, diventando subito fonte di un'ondata di risentimento collettivo esploso nella rete. Nella stessa pagina anche una battuta che recita: «Non si sa se il terremoto abbia urlato Allah U Akbar prima di percuotere». Nell’ultima pagina del periodico vi è la vignetta contestata firmata dal vignettista Felix il quale ha disegnato due persone ferite. Sul primo con la testa bendata sporca di sangue vi è la didascalia Penne al pomodoro sul secondo personaggio la scritta Penne gratinate, infine i corpi sepolti col titolo Lasagne.

Ho appena ascoltato, mentre scrivo questo pezzo, in titolo di un tg, “Monta la protesta”, e magari aiutando a far sì che monti come panna impazzita. Tutti ma proprio tutti criticano il disegno. Io faccio da contrappunto difendendolo contrariamente a chi ritiene che sia stato realizzato per ridicolizzare le povere vittime, qua si trecento.

La satira ha suoi meccanismi, o li si comprende o si cade nel tranello falso­buonista, si pensa con la pancia e non con la testa. Il titolo della pagina satirica in questione è “Sisma all’italiana”, che è tutto dire. Ci conoscono bene Oltralpe. In Francia sono a conoscenza delle nostre tradizioni come spesso noi le loro. A Matricene dove c’è stato il maggior numero di persone morte si sarebbe dovuta svolgere la “sagra dello spaghetto alla Matriciana”; per questo evento moltissimi romani si erano recati sul posto già da qualche giorno. Invece nella notte l’inatteso terremoto ha raso al suolo palazzi e sepolto vite per sempre.

Secondo la mia lettura, il disegnatore con i mezzi che ha a disposizione, una matita e il suo stile, ognuno ha il proprio, ha voluto rendere omaggio ai superstiti atterriti (PENNE AL SUGO E PENNE GRATINATE), i due personaggi increduli nella vignetta, ancora confusi pensando di trovarsi sul set di un film, ove il sangue viene sostituito dal pomodoro. E i corpi delle povere vittime, carne e sangue (sugo) sotto le macerie come condimento delle lasagne formate dai muri delle case. Cosa c’è di sconcertante in tutto questo?

La vignetta la trovo addirittura poetica. Di sconcertante c’è solo che saranno messi sotto inchiesta come al solito, costruttori, imprenditori, politici del malaffare che hanno permesso che avvenisse questo disastro almeno in gran parte. Vignetta in “salsa ironica” contro il potere, mettendo in bella evidenza come al solito chi ne fa le spese, è la povera gente. Si dice, “Trovo la vignetta di cattivo gusto”, e certo, deve essere un pugno nello stomaco. 

Non è stato il terremoto a gridare Allah U Akbar. L’hanno gridato i politici corrotti, i faccendieri, gli imprenditori ladri, come il costruttore Piscicelli che durante il terremoto a L’Aquila si sganasciava dalle risate. Come vedete fa più ridere un terremoto che una triste vignetta che onora le persone decedute

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