speciale alimentazione

Dieta Mediterranea 2.0, educare i giovani per salvare salute e futuro

Barbara Politi

Uno stile di vita per combattere obesità infantile, malattie cardiovascolari e stress ossidativo

L’ultima proposta in fatto di Dieta Mediterranea è di qualche settimana fa. Arginare le morti per malattie connesse alla cattiva nutrizione (100mila l’anno) e il fenomeno dell’obesità infantile (il 30 per cento dei bambini di 8-9 anni è almeno in sovrappeso) è possibile, agendo in fretta, in modo incisivo e duraturo, e partendo dalla popolazione più giovane. Come? Inserendo l’educazione alimentare all’interno dei percorsi scolastici, dalle scuole elementari alle secondarie di secondo grado, come materia curriculare, supportando gli insegnanti con le docenze di biologi nutrizionisti. La proposta, firmata da Vito Amendolara, presidente dell’Osservatorio della Dieta Mediterranea, è stata lanciata in occasione della tavola rotonda “Mediterranean Diet: a tool for the Agenda 2030”, nell’ambito del Milan Urban Food Policy Pact. Non solo un modello alimentare tradizionale - basato sull’abbondanza di frutta, verdura, legumi, cereali integrali, olio extravergine d’oliva, pesce, uova e pollo - ma un vero e proprio stile di vita. I più recenti studi e le linee guida internazionali lo confermano e sottolineano con forza: non basta mangiare come a Creta o in Sicilia, se poi si è sedentari, stressati o si vive isolati.

Nella dieta, spazio alla regolare attività fisica, quindi, ad un ritmo di vita meno frenetico, alla convivialità e ai pasti condivisi, al rispetto della stagionalità e del legame con il territorio in cui ci si nutre; e poi, vivere il sole e gli spazi aperti. I benefici, seguendo queste regole, aumentano esponenzialmente: il peso è tenuto sotto controllo, l’ansia è gestibile, l’invecchiamento celebrale viene rallentato. Insomma, la Dieta Mediterranea non funziona solo per “quello che mangi, ma per come vivi”. Anche sul versante dell’alimentazione, nuovi studi hanno ampliato le conoscenze sui vantaggi di questo modello, a partire dalla riduzione del rischio di diabete di tipo 2 (secondo un recente studio spagnolo, può ridurlo del 31 per cento), di mortalità generale legata a cause cardiovascolari e ai tanti benefici procurati per il cervello. Non è tutto. Gli effetti positivi di questo stile di vita si riscontrano anche nella riduzione delle infiammazioni (olio Evo, frutta, verdura, legumi e pesci sono ricchi di antiossidanti e polifenoli), nel miglioramento della sensibilità insulinica, negli effetti migliorativi del microbiota intestinale e nella riduzione dello stress ossidativo.

Il tempo di promuovere con un respiro più ampio la Dieta Mediterranea, non solo come regime alimentare ma integrando anche le attività fisiche connesse, dunque, sembra arrivato. Di contro, si fa strada una lotta sempre serrata ai cibi ultra-processati, anch’essi al centro dell’agenda internazionale, divenuti una priorità sempre più urgente su cui intervenire: prodotti industriali, ricchi di additivi, zuccheri e grassi poco salutari di cui bisogna necessariamente limitare il consumo per salvaguardare la nostra salute.

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