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«Ecco il futuro della Campionaria»
L’emozione, i progetti, la visione, nelle parole del presidente Gaetano Frulli
L'emozione dell'uomo, la passione dell'imprenditore, l'impegno convulso degli ultimi due mesi per riuscire ad organizzare la Campionaria e i progetti per il futuro. Settimane intense per Gaetano Frulli nominato esattamente il 12 luglio scorso presidente della Nuova Fiera del Levante.
Presidente, avete archiviato l'86ma Campionaria, ora si può tirare il sospiro di sollievo?
«In realtà ora si inizia a lavorare per la prossima edizione, per non parlare di tutti gli altri appuntamenti in calendario. Posso dire che ce l'abbiamo fatta e non era scontato: quando sono arrivato il 13 luglio nulla ancora era stato organizzato. Non si era riusciti a firmare un contratto. E’ andato tutto bene e i numeri lo confermano: 311 espositori, eventi, migliaia di ingressi».
Una corsa lunga 68 giorni. Quali sentimenti restano?
«Una emozione forte. Ho accettato la sfida e la responsabilità che il presidente di Confcommercio mi ha chiesto di assumere e ho intenzione di interpretare il mio ruolo, sia raccogliendo l'eredità che ha lasciato a tutti noi Sandro Ambrosi, sia portando la mia esperienza di uomo ed imprenditore. Io sono un agente di commercio, sono abituato ad essere una figura mediana tra chi vende, le industrie, e chi compra. La Nuova Fiera del Levante è una azienda che ha bisogno di essere gestita con piglio manageriale. Cercherò di usare la mia esperienza professionale per saper sempre mixare le istanze degli espositori con quelle dei visitatori. Ho accettato il rischio e so che se in questo ruolo si sbaglia tutti sono pronti a crocifiggerti, se fai bene, è dato per scontato, io cercherò di dare il mio contributo alla crescita secondo la mia impronta».
Come viveva la Campionaria Gaetano Frulli prima di diventare presidente?
«Come tutti. Come un'occasione per passeggiare, mangiare un pezzo di focaccia o un panino, che è un qualcosa che si fa quotidianamente, ma che all'interno della Campionaria ha persino un sapore diverso. Poi mi tuffavo tra gli stand. Io compro sull'onda dell'emozione e ho una passione per l'arredamento».
Cosa ha imparato già in questi due mesi?
«Che qui ogni spazio è un valore. Che ogni spazio ha un significato. Dobbiamo lavorare sull'emozione. E la Campionaria più di altre fiere è emozione. Anche per questo ora l'impegno sarà per ampliare gli spazi. Ogni visitatore, dei 208mila che abbiamo accolto in questi giorni, si è reso conto che la Fiera si è dovuta organizzare in spazi molto più limitati, che molti padiglioni sono schermati. Si tratta di padiglioni che non sono nella concessione della Nuova Fiera del Levante ma dell'Ente Fiera. Ora si dovrà puntare a recuperarli e riaprirli. C'è la volontà di tutti».
Bologna Fiere ha il 15% di partecipazione della Nuova Fiera del Levante, come si svilupperà da oggi questo rapporto?
«Il direttore generale è venuto qui l'ultimo giorno della Campionaria ed è stato tutta la giornata. Abbiamo avuto modo di confrontarci e l'interesse è identico: dobbiamo saper essere attrattivi nei confronti degli interessi delle imprese. Il compito che ho assunto mi impone di gestire la Nuova Fiera del Levante come una impresa che fa utili. Per ottenere questi risultati serve una struttura adeguata, con competenze che devono essere qualificate. Tutto questo ha un costo. Noi oggi siamo una piccola struttura, ma grazie a Bologna Fiere abbiamo garanzie alle nostre spalle di un partner tra i più importanti in Italia, che fattura oltre 200 milioni di euro. Loro hanno tutte le competenze che ci servono per crescere e hanno già messo sul tavolo la disponibilità a sostenerci nello strutturare un adeguato ufficio commerciale, tecnico e di comunicazione. Tre strutture che sappiano lavorare insieme».
Significa nuove assunzioni?
«Alcune competenze le abbiamo già tra i nostri stessi soci, devono solo essere formate al meglio e in questo Bologna Fiere ci ha già teso una mano. Inoltre prenderemo dei giovanissimi e chiederemo aiuto anche all'Università nella selezione. Saranno l'ossatura dei nuovi uffici tecnici, commerciali e della comunicazione. Bologna Fiere curerà la formazione».
Avete un cronoprogramma?
«Non nel dettaglio, ma stiamo pianificando scelte nel medio periodo con l'obiettivo di diventare competitivi. L'idea che io ho è di recuperare tutti i padiglioni e su questo siamo in accordo anche con L'Ente Fiera, perché saranno loro a dover prendere in carico i lavori. Teniamo presente che alcuni hanno problemi di sicurezza, si dovrebbero non ristrutturare, ma abbattere e ricostruire. Questi spazi, questa fiera ha un potenziale enorme. L'intero quartiere fieristico è praticamente unico al mondo e questa unicità non può essere lasciata a se stessa, deve essere messa subito a sistema e creare ricchezza. Su questo siamo tutti d'accordo. Possiamo veramente diventare luogo di scambio non solo per tutto il Sud, ma per l'intero Mediterraneo. L'obiettivo è puntare sulle fiere specializzate, che rappresentano il futuro e integrando format ed eventi. Penso a questo quartiere come ideale spazio congressi, per fare ricerca e sperimentazione in collaborazione con l'Università e il Politecnico».
Quello della Fiera come centro del Mediterraneo era il grande progetto anche del passato presidente Cosimo Lacirignola, così come il vicesindaco Eugenio Di Sciascio ha più volte ripetuto che il quartiere è l'ideale per testare i mezzi a guida autonoma gestiti dall'intelligenza artificiale. Tante potenzialità quindi, ma come sarà sciolto il problema della presenza dell'ospedale Covid?
«I padiglioni occupati dall’ospedale per noi sono fondamentali e su questo stiamo lavorando con tutti gli attori coinvolti. La Regione Puglia ci ha dato ampia disponibilità a restituire gli spazi e a fare i lavori di ripristino. Abbiamo già fatto un incontro con una società di Bologna Fiere in merito. Vogliamo chiudere questa partita già entro fine ottobre. Tenendo presente che gli spazi dell'ex hub vaccinale hanno tutti gli impianti a norma, sono già adeguati ed utilizzabile. Tutta quell'area zona può diventare un’opportunità di business per fare convegni o fiere specializzate si può valutare. Il mondo delle fiere è cambiato, bisogna saper lavorare su più piani e livelli, tra eventi, musica, congressi e soprattutto tenersi al passo con l'innovazione e la digitalizzazione. Siamo tutti in cammino con questo obiettivo».