I piccoli comuni sono 131

La Bellezza è micro

Antonio Massaro

Piccoli comuni custodi di storia, tradizioni e sapori

Piccoli comuni custodi di storia, sapori e tradizioni. La Basilicata ne è ricca. In totale sono 131 i centri lucani, 100 in provincia di Potenza, 31 in quella di Matera. Una recente indagine ha evidenziato che il 77 per cento dei comuni lucani non supera i 5mila abitanti. E' vero che sono scrigni di bellezze naturalistiche e paesaggistiche uniche, ma è altrettanto evidente che oggi rischiano di scomparire per mancanza di lavoro e di servizi. Ne citiamo solo alcuni dai 278 abitanti di San Paolo Albanese, il più piccolo in assoluto della Basilicata, alle 641 anime di Cersosimo. In mezzo ci sono Cirigliano, Calvera, Oliveto Lucano, Guardia Perticara, Missanello, Teana, Armento, Carbone e Fardella. Si tratta di per lo più di piccoli borghi di montagna, la cui lunga e atavica storia è segnata dalle numerose testimonianze delle popolazioni che nei secoli vi hanno dimorato. Atmosfere calate in una natura incontaminata tra sapori e tradizioni che svegliano nel visitatore la voglia di esplorare i sentieri, i vicoli, le piazze per mettere a fuoco gli angoli più affascinanti. I numerosi scavi e musei archeologici disseminati sul territorio, di grande pregio quello di Grumento Nova, permettono di costruire un itinerario di grande suggestione in cui le bellezze naturalistiche diventano un'unica entità con quelle urbanistiche di borghi arroccati tra monti e colline. Si tratta di piccoli forzieri custodi delle più antiche tradizioni popolari. Riti antropici dettati dalla saggezza contadina legati al culto e all'amore per la madre terra. Tante manifestazioni, infatti, affondano le loro origini nella notte dei tempi. 

Ed eccoci a San Paolo Albanese il micro comune in assoluto della Basilicata. Sembra di calarsi in una dimensione senza tempo dove una quiete surreale oltre che la bellezza dei luoghi attende il viaggiatore. Siamo nella valle del Sarmento, non distante c'è pure San Costantino Albanese, circa 700 abitanti. Due comuni albanofoni che conservano intatti costumi, usanze, riti e dialetto della terra di provenienza. Un ricchissimo patrimonio di cultura popolare. Nei due piccoli centri è possibile nei rispettivi musei risalire agli anni di quando gli esuli fuggiti da Korone in Morea si fermarono ed edificarono nella valle perchè la nipote dell'eroe albanese Skanderbeg, Erina Kastriota, aveva sposato il principe Sanseverino, proprietario di quelle terre. Fino a qualche decennio fa si tesseva la ginestra, era chiamata per confezionare tra l'altro tovaglie e bisacce. Nella mostra degli attrezzi contadini son visibili i processi di lavorazione che vedevano impegnate le donne. La cucina tradizionale punta sui fusilli con la mollica, la frittulata con carne di maiale e peperoni croccanti. 

La cultura arbereshe, la cui provenienza è datata dal XIII al XV secolo, si trova anche nel Vulture, con Barile, Maschito e Ginestra i cui elementi identificativi sono la lingua, la religione e i riti di natura greco-bizantina. Rifacendo un salto nell'area sud lucana per la precisione a Cersosimo e Noepoli scopriamo resti di fortificazioni greche risalenti al IV secolo a.C. Il visitatore a Cersosimo, un pugno di case a più di 500 metri sul livello del mare, ha la percezione di un artigianato fiorente nel passato. Ringhiere in ferro, quasi ricamate dalle valenti mani di maestri fabbro-ferrai, ornano finestre e balconi di palazzi signorili. E come dimenticare tra piccoli borghi quelli nel novero dei più belli d'Italia da Viggianello, alle falde del massiccio del Pollino, dove tra luoghi d'incanto fioriscono le ginestre. Tra sapori e testimonianze dove il tempo sembra essersi fermato troviamo pure Guardia Perticara e Acerenza la città cattedrale a 833 metri sul livello del mare, centro capofila della rete interregionale dei borghi-albergo. E come non finire questa carrellata con paesaggi mozzafiato di Castelmezzano incastonato come una perla nelle dolomiti lucane e Pietrapertosa che pulsa con il suo cuore .

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