L'intervista

Stewart Copeland a Foggia: i Police «suonano» con l'Orchestra

Bianca Chiriatti

Il concerto speciale il 29 luglio in piazza Cavour per Giordano in Jazz. Sul palco con lui Faso (Elio e le Storie Tese), Vittorio Cosma, Gianni Rojatti e tre magnifiche voci, Sarah-Jane, Laise Sanches e Raquel Brown

Un viaggio sinfonico senza precedenti. È quello che sta arrivando in Piazza Cavour a Foggia, dove martedì 29 luglio nell'ambito di Giordano in Jazz si esibirà Stewart Copeland, leggendario batterista e co-fondatore dei Police, in Italia con un progetto unico nel suo genere, «Police Deranged For Orchestra». Accompagnato dalla prestigiosa Ensemble Symphony Orchestra diretta dal Maestro Attila Simon, Copeland trasforma i grandi classici della band in un’esperienza travolgente, donando nuove vesti a canzoni immortali come «Roxanne», «Don’t Stand So Close To Me», «Message In A Bottle», grazie alla sua esperienza come compositore per film, balletto e orchestra. «L’idea del progetto è nata da un lavoro di composizione per la colonna sonora di un lungometraggio dedicato ai Police - racconta Copeland alla «Gazzetta» - ho dovuto selezionare la musica della band per adattarla alle immagini, e questo processo ha fatto emergere assoli dimenticati, linee di basso e improvvisazioni vocali uniche». Sul palco insieme a Copeland le straordinarie voci di Sarah-Jane, Laise Sanches e Raquel Brown, il chitarrista Gianni Rojatti, il bassista Faso degli Elio e le Storie Tese e il pianista Vittorio Cosma. Quella di Foggia è l'ultima data del tour organizzato da IMARTS - International Music And Arts (biglietti disponibili su TicketOne).

Mister Copeland, com'è stato «rivisitare» la musica dei Police attraverso la «lente sinfonica», a tanti anni di distanza dall'uscita dei brani?

«Ho messo insieme due delle mie cose preferite: le canzoni che amo, e lavorare con l'orchestra. Non lo vedo come un "guardare indietro", dal momento che le canzoni sono già conosciute, ma è comunque un passo avanti. Ho un album uscito da poco, "Wild Concerto", sto scrivendo un libro, guardo al passato con sicurezza e soddisfazione per tutto ciò che ho fatto».

È venuto fuori qualcosa di sorprendente da questa nuova analisi delle canzoni?

«Mi sono reso conto che gli accordi sofisticati di Andy Summers in realtà sono molto orchestrali, ed è stata una grande ispirazione. Poi non mi ero mai soffermato a lungo sui testi, e nel creare gli arrangiamenti vocali ho scoperto che soprattutto le strofe sono ricche di significati. Pensiamo a "Every breath you take", è un brano che gli sposi fanno suonare ai matrimoni perché pensano sia romantico, in realtà è molto dark, parla letteralmente di un predatore».

Il tour è già iniziato, come sta rispondendo il pubblico italiano?

«Tra l'altro questo spettacolo lo avevamo già proposto due anni fa, anche se abbiamo fatto un po' di cambiamenti. L'Italia è in assoluto uno dei posti migliori per suonare, tutti si divertono, poi nella band ci sono tre straordinari musicisti italiani, c'è Faso, Vittorio, e lui mi ha presentato Gianni, giovane e bello, il vero sex symbol del gruppo (ride, ndr.). E le nostre tre meravigliose cantanti». 

Ecco, com'è stato arrangiare per loro quello che Sting faceva con la voce?

«Oggi lui non raggiunge più certe note, canta sempre un paio di tonalità più in basso. Noi invece suoniamo tutto in originale, le ragazze sono bravissime. Ci siamo presi delle libertà, non è una resa fedele alle registrazioni. Alla fine quel "deranged" del titolo del nostro spettacolo significa "deviazioni", e spiega perfettamente il senso».

Lei è molto affezionato all'Italia, la tradizione musicale del nostro Paese l'ha influenzata in qualche modo?

«Non ha influenzato solo la mia musica, ma tutta la mia vita. Confesso con orgoglio che oggi bevo il vero caffè espresso senza il latte: solo due sorsi, ma sublimi, che fermano il mondo mentre senti scendere la caffeina dentro di te. E poi, niente cappuccino dopo colazione».

Ormai è un esperto, allora. Del resto conosce bene anche la Puglia, nel 2003 ha firmato una Notte della Taranta indimenticabile...

«Beh, se dovessi identificare il "mio" dialetto, senza dubbio sarebbe quello di Melpignano. Ogni volta non vedo l'ora di tornare dai miei amici pugliesi, sono 20 o 30 anni che cerco di imparare l'italiano, ma invano, in California sono circondato da spagnoli. Però ogni volta che torno il vocabolario aumenta, e il dialetto lo capisco meglio».

Insomma, che messaggio lasciamo ai fan che verranno a trovarla a Foggia?

«Preparatevi a cantare e ballare. E ricordatevi che il vostro olio d'oliva rende tutto più buono. Mi fa impazzire anche la cedrata (nomina la marca più nota, ndr.): ho ordinato intere casse e me le sono fatte arrivare in America».

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