L'intervista
«Sarà un live mistico», a Molfetta arriva il progetto Discoverland, sul palco con Niccolò Fabi
Pier Cortese e Roberto Angelini portano le vibrazioni del disco «Ero»: «Non inseguiamo numeri o mode, ci stupisce l'accoglienza del pubblico così calorosa»
Fa tappa domani all’Eremo di Molfetta (ore 21), il tour di Discoverland, duo formato da Pier Cortese e Roberto Angelini, che per questo giro di palchi «ospitano» Niccolò Fabi in qualità di musicista aggiunto. Una sorta di «scambio di favori», essendo i tre amici da tempo e avendo condiviso avventure musicali in tutto il mondo.
Ero è il progetto che porteranno sul palco, primo concept album interamente composto da canzoni inedite: otto brani in cui oltre alla partecipazione di Fabi c’è la maestria di Leo Pari a impreziosire un lavoro che incarna le molteplici prospettive dell’esistenza, celebra il presente e le sue continue evoluzioni, accettando movimenti, cambiamenti, e trovando nell’amore l’antidoto a ogni fragilità. Un disco delicato, che conduce l’ascoltatore quasi in un’altra dimensione. È Pier Cortese a raccontarlo alla Gazzetta.
Il tour nei giorni scorsi ha fatto tappa anche a Foggia e Taranto, com’è l’accoglienza per questo show?
«Che il pubblico pugliese sia caloroso non è una sorpresa: la sorpresa è che succeda a noi! Lo dico senza imbarazzo, i posti dove andiamo a suonare sono quasi tutti pieni, e la tipologia di riflessione che mi rende più orgoglioso è quando le persone mi dicono che sembra di essere a un live internazionale, non italiano».
Il percorso di Discoverland nasce nel 2012, qual è l’aspetto più interessante e magari inaspettato di questa esperienza in duo?
«L’idea di fare qualcosa fuori tempo e fuori contesto rispetto a tendenze, numeri, e raccogliere allo stesso tempo tanti consensi. Tra l’altro il live ha un qualcosa di spirituale, mistico, dal vivo si coglie, e mi fa piacere che questo aspetto sia stato compreso, non era scontato. Ci siamo presi delle libertà nel disco, ma vedere che sono state capite dà il senso a ciò che facciamo».
È un disco molto «suonato», la sensibilità per questo aspetto più mistico e spirituale che origini ha?
«L’approccio che abbiamo è quello di accogliere ogni tipo di suggerimento emotivo, cerchiamo di inserire emozioni e sfumature che arrivano, come se fosse una colonna sonora per raccontare ciò che viviamo. Poi abbiamo fatto un periodo in India con Niccolò e quello è stato sicuramente un pretesto per approfondire certi aspetti. Ma francamente non riesco più a scrivere una canzone sentendomi recintato, piuttosto viene fuori un luogo sonoro in cui finiscono dentro i brani, trovano una loro dimensione».
Fabi come vive questo coinvolgimento?
«Sta da Dio: è una scusa per stare insieme, non ha la responsabilità di rappresentare se stesso, suoniamo e ci divertiamo. Non potremmo chiedere di meglio».
Discoverland porta nel nome un senso di scoperta: lei nel suo percorso, che ha toccato anche tappe da solista, ha scoperto qualcosa che l’ha lasciata a bocca aperta?
«Capire che musicalmente tante persone hanno bisogno di uscire dalla comfort zone degli ascolti è stata una grande rivelazione. Anche mischiando sonorità che non c’entrano niente con un certo habitat, vengono fuori cose incredibili, ma noi lavoriamo con onestà e siamo felici che il messaggio arrivi. Poi c’è anche un aspetto più personale: all’inizio del percorso incappavo in equivoci di gioventù nel capire chi fossi e cosa volevo rappresentare. Ma questo “buio” l’ho sempre visto come uno stimolo per cercare la luce: oggi dentro di me c’è un’accettazione diversa di alcuni passaggi della vita, tutto è più chiaro e luminoso, di conseguenza riesco a raccontare meglio».