Il concerto

Rose Villain instancabile conquista anche Roma: «“Click Boom” mi ha cambiato la vita, il 2025 sarà il nostro anno»

Bianca Chiriatti

Tappa all’Atlantico per il «Radio Sakura Winter Tour»: nella cameretta-scenografia si scardinano tutti i cliché (e si suona sul serio)

ROMA - C’è una ragazzina che nell’attesa di entrare al concerto di Rose Villain è fuori, appoggiata alla transenna, a fare i compiti di matematica. Siamo a Roma Sud, all’Atlantico, è sabato 26 ottobre e probabilmente gli esercizi non le escono, data la faccia contratta e il foglio pieno di cancellature. Ma frazioni e numeri radicali sono lontani quando la rivedo, ore dopo, scatenarsi sotto il palco cantando a memoria le canzoni di «Radio Sakura», uno dei dischi dell’anno. In un’epoca in cui nello spettacolo non vince più l’imparzialità, chi scrive è cresciuta con lo stigma che un giornalista musicale non possa occuparsi di progetti di cui è anche fan, o si rischia di non essere oggettivi. Quello che sta facendo Rose Villain per il panorama contemporaneo, però, è troppo evidente per non parlarne. C’è un verso di una canzone del suo primo album, «Radio Gotham» (nella scaletta dell’Atlantico le propone quasi tutte) che dice: «Oggi artista dell’anno/domani io non lo so […]», e non potrebbe essere più aderente alla realtà, con la differenza che Rose sa bene cosa la aspetta per il 2025 («Sarà ancora meglio di questo», promette).

Tuta rossa Adidas (brand di cui è uno dei nuovi volti), dopo aver incontrato i 100 paganti del meet&greet sale sul palco per il soundcheck. Alcuni fan chiedono di cantare insieme a lei «Trasparente», una delle ballad più struggenti, e sui social c’è chi storce il naso perché tra i quattro «fortunati» c’è chi si è già esibito con lei in passato. Difficile accontentare tutti, considerando l’enorme successo arrivato dopo «Click boom» («La canzone che mi ha cambiato la vita»), eppure si percepisce che Rosa Luini (questo il vero nome) ci tiene sul serio ad avere un sincero rapporto con chi la segue, nonostante la stanchezza dovuta a un’estate non-stop su e giù dai palchi, e tanti progetti collaterali su cui non si risparmia mai.

Non risparmiarsi: senza dubbio uno dei punti di forza di Rose, che per questo tour invernale (mancano solo le due date di Milano, 28 e 29 ottobre, completamente sold out) porta uno show che ha qualcosa di teatrale, con una scenografia proiettata nella sua «cameretta», i visual nei ledwall che mostrano un’alba che lentamente diventa notte, e un letto vero che ospita il momento più acustico e intimo di tutto il concerto, accompagnata alla chitarra dal marito Sixpm, Andrea Ferrara, anche suo produttore. Tre blocchi di scena che corrispondono a tre cambi d’abito (tutti disegnati appositamente da Antonio Marras), partendo dal suono di una radio, elemento che ricorre nei titoli dei suoi dischi, e andandosi a mescolare, tra energia e intensità, agli arrangiamenti della band che ormai da giugno accompagna Rose Villain sul palco: Giovanni Cilio alla batteria, Andrea Gamba “Daykoda” alla chitarra, synth e tastiere, e Andrea Dominoni al basso. Musicisti veri, che suonano sul serio con un tiro potentissimo, e inseriscono anche momenti di loro produzioni estremamente d’impatto, scardinando totalmente il cliché del cantante urban che fa il live con le basi.

Tra l'altro, definire Rose Villain «cantante urban» è riduttivo, vista la tavolozza di generi musicali proposta nel disco e sul palco, dal rock dritto di «Il mio funerale» al reggaeton della super hit «Come un tuono». Una tavolozza coerente, perché l’immaginario di Rose è complesso ma credibile, e lei è bravissima a raccontarlo, con una sensibilità musicale che arriva da tanto studio e ricerca, insieme - appunto - a Sixpm. «Lamette», «Balenciaga», «Cartoni animati» e «Trasparente», Andrea Ferrara si prende i meritati applausi (e risate, perché il pubblico indica una vaga somiglianza con il calciatore Luca Toni) e passa il resto del concerto al lato del palco, osservando orgoglioso tutto ciò che la moglie ha costruito con fatica e impegno. L’affetto del pubblico, quello però non si costruisce: si conquista passo dopo passo, talvolta in maniera inspiegabile, eppure se continua a essere così forte e trasversale (nella platea ci sono persone di tutte le età), vuol dire che la strada è giusta.

Strada che, per quanto riguarda il concerto dell’Atlantico, si conclude con «Click boom» («Accendete le torce dei cellulari, siate voi le mie stelle stasera») e con uno sguardo emozionato nel ricordare il primo live romano, meno di un anno fa, dove i presenti erano meno della metà e il successo consolidato di oggi non era ancora arrivato. I fan lanciano sul palco ricordini e cartelloni, c’è perfino chi ha realizzato un «santino» con la faccia di Rose. Qualcuno la aspetta all’uscita, deve correre via perché ha un dj-set a Isola del Liri (Fr), ma lei, instancabile e generosa, si ferma per foto e autografi (e speriamo adesso riesca anche a riposare un pochino). Anche io mi avvicino, scambio due chiacchiere col marito Andrea, gli faccio i complimenti anche per la sua musica (il singolo «My Love», in featuring con la stessa Rose, Ernia e i napoletani SLF è una delle cose più interessanti uscite negli ultimi mesi). E proprio qui penso che i giornalisti musicali non dovrebbero parlare dei progetti di cui sono fan, perché - ammetto - mi sono lasciata prendere dall’emozione. Ma alla fine va bene così: Rose Villain nelle sue canzoni sottolinea la bellezza di essere unici e non avere vergogna nell’esprimerci o nel chiedere aiuto, ed è una cosa che vale a tutti i livelli, anche quando non sei più adolescente e parlare di musica è il tuo lavoro. Un lavoro che nel 2024 è sempre più freddo e meccanico, dettato da regole di numeri, streaming e interviste solo per promuovere gli album, ma che a volte ti ricorda che, avendo a che fare con l’arte, si può fare meglio se ci si mette il cuore.

LA SCALETTA

Hattori Hanzo
Io me ed altri guai
Stan
Fragole
Elvis
Hai mai visto piangere un cowboy?
Michelle Pfeiffer
Huh?
Piango sulla Lambo
Graffiti
Brutti pensieri
Moonlight
Lamette
Balenciaga
Cartoni Animati
Trasparente
Dalle ombre
Milano almeno tu
Due facce
Fantasmi
Monet
Gotham
Chico
Come un tuono
Il mio funerale
Click boom

 

 

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