L'intervista

«Il potere di adesso», la musica del tarantino Moisen svela l'illusione del tempo

Bianca Chiriatti

Una storia difficile, il sogno interrotto del calcio dopo un'operazione andata male, e la rivincita con l'hip hop: «Sono tornato in Puglia per restare»

«Giocavo nel Taranto calcio, poi sono stato vittima di malasanità, tre operazioni al ginocchio sbagliate, ho dovuto reinventarmi, riabbracciando la passione per la musica che lateralmente era sempre stata con me». La storia di Moisen, all'anagrafe Simone Presicci, è un pugno nello stomaco. Ma non c'è spazio per la commiserazione: questo cantautore 30enne nato nel capoluogo ionico, con un contratto discografico a Roma alle spalle, che viaggia tra hip-hop, blues e jazz ma è cresciuto ascoltando Alex Baroni e Stevie Wonder, ha fame di musica, di live, di raccontare la vita nel suo presente. Ed è quello che fa con il nuovo singolo appena uscito, «Il potere di adesso», distribuito da DistroKid, che trae il nome dal libro bestseller di Eckhart Tolle, pur non citandolo mai direttamente, e che approfondisce il concetto del tempo, fondamentale ma trascurato nella frenesia della quotidianità. La «Gazzetta» ha incontrato Moisen, che si chiama così anagrammando il suo nome di battesimo, per entrare un po' più a fondo nell'animo e nella penna dell'artista, che ha già superato i 10mila stream su Spotify e le 50mila visualizzazioni su YouTube.

Una storia di rivincita, ma la passione per la musica da dove arriva?

«C'è sempre stata, ma prima solo come hobby. Con gli amici d'infanzia avevamo un piccolo gruppo, facevamo rock elettronico, volevamo essere i nuovi Linkin Park. La mia voce, però, era più limpida, e sono stato fortunato perché in casa si ascoltava buona musica, Stevie Wonder, soul internazionale, poi Alex Baroni, tra le mie più grandi ispirazioni, Pino Daniele, Mango. I primi testi li ho scritti a 15 anni, poi è diventato un vero e proprio lavoro quando ho firmato il contratto a Roma. Ho fatto un percorso, ho studiato canto, ho fatto tanti concerti, una lunga gavetta, poi a ridosso della pandemia è cambiato tutto».

Cosa è successo?

«Mi sono reso conto che certe dinamiche del panorama musicale non mi piacevano più, non lavoravo più per passione, ma solo perché dovevo farlo. Quando è scattato il primo lockdown sono tornato in Puglia, poi c'era l'intenzione di tornare a Roma, ma ovunque mi girassi i miei occhi vedevano cose belle, quindi sono rimasto. Ho ritrovato me stesso come persona, ho imparato a stare nel mondo musicale con spalle più larghe e maturità. Ce n'è bisogno per non farsi inghiottire, snaturare».

Quindi oggi dove vive?

«Sono a Savelletri, anche se presto tornerò a Taranto. Faccio musica da qui, con internet è possibile. Mi muovo nel panorama hip-hop, che ha il suo centro a Milano, ma voglio essere controcorrente e far sentire la mia voce da qui. In tanti lo stanno già facendo».

Il singolo si ispira a un libro che è stato un successo di mercato. Legge molto?

«Da ragazzo non ho avuto grandi esempi in ambiente scolastico, non mi hanno fatto appassionare allo studio e alla lettura. Poi vedi personaggi come Vincenzo Schettini (La Fisica che ci Piace, ndr.) che dimostrano come si possa fare questo mestiere trasmettendo gioia. E quindi ho cominciato a divorare libri su libri. Proprio come "Il potere di adesso". Insieme al mio produttore Jaze Dean (Marco Giunta, ndr.) abbiamo scelto di non citare il titolo nel brano, ma l'influenza si sente. È una lettura che parla di intelligenza spirituale ed emotiva, dell'illusione del tempo, quasi un'invenzione umana per contestualizzare, farsi capire. Ed è solo degli uomini, gli animali non pensano a cosa mangeranno domani. Parlo proprio di questo, non riusciamo a essere felici immersi nel presente, i nostri sprazzi di contentezza sono o proiettati nel futuro per l'aspettativa di qualcosa che deve accadere, o si crogiolano nei ricordi del passato».

Questa canzone è preludio a un album?

«Intanto uscirà un altro brano per l'estate, poi siamo al lavoro su un Ep, che vorrei pubblicare entro fine anno. Si spazierà fra vari temi, uno dei principali sarà sulla città di Taranto. Ho deciso di restare e di dar voce a una città che deve ripartire da rivoluzioni silenziose, come la musica e lo sport, più che le leggi. Sono uno strumento comunicativo molto più potente. Basti pensare a un evento come l'Uno Maggio Libero e Pensante, smuove le coscienze. Dovrebbero essercene di più».

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