L'intervista
#FFB427, tutti i colori in musica del leccese Giallo
Un disco senza fronzoli che onora i Beatles e racconta un percorso onesto e autentico
È disponibile da venerdì 10 novembre #FFB427, l'album d'esordio del leccese Giallo, fuori per CITRO. #FFB427 è l’inizio di un percorso, non ha grafiche o foto elaborate: brano dopo brano l’artista si mette a nudo e decide di presentarsi al mondo esattamente senza fronzoli o costruzioni. Da un punto di vista concettuale tutto si rifà alla sua storia. Dalle copertine bianche dei singoli inclusi nel disco - ad onorare il White Album dei Beatles - al primo amore dell’artista, per poi dirigersi verso la stessa copertina colorata semplicemente di Giallo; ma non un giallo qualsiasi, il suo Giallo, dal quale prende il nome anche l’album intitolato nel modo più onesto possibile, con il codice colore che lo rappresenta così che non ci possano essere fraintendimenti: #FFB427.
Giallo, crasi di Giacomo Pisanello, nasce a Lecce nel 1997 ed inizia a suonare il pianoforte prima ancora di imparare a scrivere. Negli anni delle medie inizia a suonare il clarinetto, strumento che lo accompagnerà negli anni successivi nel suo primo percorso in conservatorio durato tre anni. Abbandonato il clarinetto si riavvicina al pianoforte classico e alle tastiere anche da un punto di vista accademico, iniziando quindi il suo secondo percorso al conservatorio abbandonato solo due anni dopo. È con la sua prima band che inizia ad approcciarsi al canto, al songwriting e alla produzione musicale per e con altri artisti. Nel 2018 inizia a scrivere insieme all’autore Piero Romitelli e nel 2019 si iscrive a composizione pop/rock presso il Conservatorio di Lecce. Nello stesso anno viene convocato tra i 15 autori/ produttori selezionati da Sony/ATV per il Songwriting Camp e si aggiudica poi una borsa di studio che gli permette di frequentare il CET di Mogol.
Nel 2021, insieme a Margherita De Francesco, fonda il collettivo CITRO nel quale produce il brano vincitore di Castrocaro. Nel 2022 si laurea in Composizione Pop con 110 e lode e si trasferisce a Milano dove conclude il suo primo album da solista. Nel 2023 il suo progetto e il suo collettivo CITRO iniziano la collaborazione con Enrico Molteni.
Con un nome d'arte così e un titolo dell'album in codice, #FFB427, impossibile non chiederle perché proprio Giallo e cosa significa il colore nella sua vita e nella sua musica
«Sembrerà incredibile, ma prima di tutto "Giallo" è la crasi del mio nome, l'unione tra GIAcomo e pisaneLLO. Per questo quando un giorno, per gioco, un mio caro amico me lo ha fatto notare e suggerito, l'ho sentito subito come una seconda pelle. Quel caro amico oggi è il mio musicista: Francesco. In più il giallo è sempre stato il mio colore preferito, sin da quando ero piccolo, credo sia stata una mossa risolutiva del mio inconscio: avete presente le mantelline impermeabili gialle, i cappellini da pescatore e tutte quegli indumenti che ormai fanno tanto vintage? Ecco, per mia madre erano un must di abbigliamento negli anni 90. Tutto rigorosamente giallo. Non so dirvi se fosse un bene o un male, ad oggi sospetto volesse ottenere l'effetto "semaforo" per non perdermi tra la folla, ma certamente questo colore è ormai un po' parte della mia vita. Per quanto riguarda il nome dell’album, le cose si semplificano, essendo brani che parlano del mio vissuto, del mio percorso di crescita e del mio rapporto con l’amore, sia verso gli altri sia verso me stesso, ho sentito come fondamentale intitolarlo con il codice colore che riporta al mio giallo, a quel colore che sento mio, alla mia esatta sfumatura. Ecco svelato anche il motivo per la quale le copertine dei singoli sono bianche, omaggio al mio primo amore musicale: i Beatles. Per poi arrivare al disco, che invece si colora del mio giallo, a rappresentare la mia dimensione artistica, l’essermi (ri)trovato».
Un album che definisce impulsivo, di getto: quali sono le peculiarità e quali le tematiche di cui ha voluto parlare?
«Come dicevo, questo album nasce proprio dalla mia esigenza di raccontarmi utilizzando l’unico linguaggio che sento davvero mio: la musica. Sicuramente a livello di peculiarità posso menzionare uno dei lati più cruciali, la scelta di citare brani e artisti che per me sono stati importanti durante il mio percorso. Non è una casualità l’omaggio ai Beatles, ma neanche nessun’altra citazione che può sorprendere durante l’ascolto.
Ho "gettato" fuori tutto quello che avevo nascosto in fondo allo stomaco per ventisei anni. L'ho preso, l'ho prodotto, suonato, cantato e poi l'ho ascoltato. Mi sono ascoltato. E da li ho compreso gran parte di me stesso, dei miei malesseri, delle mie difficoltà. Una tematica ricorrente è quella dell'inadeguatezza. Mi ritengo un falso timido ed infatti, tutto quello che dico nei brani, quel modo di esprimermi è sempre stato nascosto agli occhi degli altri, almeno fino a questo momento. Ho sempre avuto difficoltà nei rapporti umani, di qualsiasi natura fossero. Chiaramente trapela anche il tema dell'amore legato all'inadeguatezza, quegli amori immaturi e giovani che solo crescendo ci si rende conto di quanto male hanno seminato, di come si sono insinuati sotto la pelle giorno dopo giorno rischiando di farci sentire sbagliati sotto mille punti di vista diversi.
Poi c'è la rabbia, la ribellione. Quella libertà di gridare al mondo che non me ne frega più niente di cosa pensa, che l'importante è ciò che pensiamo noi di noi stessi, perché diciamocelo, con noi stessi ci dobbiamo vivere tutta la vita.
Sono tutte tematiche, però, che sono riuscito a definire solo dopo aver scritto e riascoltato i brani: questo album è la mia personale presentazione al mondo esterno, ma è in primis come mi presento a me stesso».
Ha studiato in Conservatorio, in cosa la sua formazione ha aiutato per la composizione del disco?
«Sicuramente saper suonare vari strumenti e aver studiato musica è per me un gran valore aggiunto, ad oggi chiaramente non riuscirei a immaginarmi di fare musica senza il mio bagaglio. Sono un grande amante degli aspetti tecnici, quelli di cui nessuno si accorge o si interessa se non altri musicisti. Tuttavia, sono anche un romantico, e devo ammettere che alla fine quello che conta è il viaggio creativo, prima ancora del prodotto finale, ed ognuno il proprio viaggio lo vive come preferisce e con i mezzi che ha a disposizione. Nel mio caso ho avuto a disposizione molti anni di studio ed un grandissimo amore per la musica live, così il mio viaggio è stato suonare traccia per traccia, strumento per strumento, praticamente tutte le tastiere, i bassi, chitarre, layers di batteria ecc...»
Ha nel curriculum tante esperienze di composizione anche al fianco di autori importanti: c'è stato un incontro particolare che l'ha segnata?
«Sicuramente ogni singola persona che ho incontrato nel mio percorso artistico, più o meno “importante” che sia, ha tracciato un segno nella mia crescita. Un’esperienza che mi ha sicuramente cambiato sia umanamente che artisticamente è stata quella del CET di Mogol, ho avuto la fortuna di partecipare grazie ad una borsa di studio vinta con il Conservatorio di Lecce. Lo rifarei 1000 volte e lo consiglierei altrettante».
Lecce è da sempre fucina di talenti musicali che spesso fanno rete tra loro: pensa sia importante creare una sorta di 'scuola leccese', un'ondata di artisti che lavorano insieme, o preferisce una dimensione più 'solitaria'?
«Ho pensato tanto a questa cosa, sicuramente per me collaborare e condividere sta alla base della creazione di storie vincenti, di bei progetti e questo mi manca un po’ nella mia città d’origine. Il collettivo che ho fondato, CITRO, nasce proprio da questa esigenza, la volontà di unire tanti artisti e di condividere, supportarci. Purtroppo non è così facile come immaginavo.
Un po’ mi dispiace, perché credo che quella che potenzialmente potrebbe diventare una “scuola leccese” e fare fronte compatto non avrebbe niente da invidiare a nessuno nel pop italiano e vanterebbe di talenti clamorosi, anche tra gli emergenti.
Ma sono positivo, confido e nel mio piccolo spingerò perché questa cosa possa accadere».
Adesso dopo l'uscita di questo disco cosa la attende?
«Ho tanti progetti in cantiere, tanta musica nuova e tante nuove uscite già in progetto. In più sicuramente vorrei portare un po’ in giro dal vivo la mia musica e chissà, magari collaborare con qualche altro artista. È difficile in questo settore prevedere cosa ci attenda realmente, l’unica certezza che ho è la mia passione e produttività».