L'intervista
«Tutto Daccapo»: per la tarantina Gabriella Martinelli è l'ora di ricominciare
Nel nuovo album una fusione di generi per raccontare la società odierna, tra apparenza e disillusioni. E presto un progetto che fonde musica e pittura
Si chiama «Tutto daccapo» il nuovo disco di Gabriella Martinelli, cantautrice nata e cresciuta a Taranto, già vincitrice di Area Sanremo 2019 e in gara al Festival 2020 con la canzone «Il gigante d’acciaio», in cui cantò il caso ex-Ilva. Il nuovo progetto artistico, concepito durante il primo lockdown, è eterogeneo e originale, uno sguardo sulla società odierna a suon di rock ed elettronica. Una rinascita anche dal punto di vista artistico, visto che Gabriella si mostra con uno stile sempre più glam e fonde la musica con un'altra enorme passione, la pittura.
Martinelli, si può parlare di contaminazione?
«Una forma d'arte aiuta l'altra. Dopo Sanremo 2020, nel pieno del primo lockdown, ho cercato di fare del tempo un valore aggiunto leggendo, scrivendo e dipingendo. E nel disco ci tenevo a far luce sulle mie moltitudini, già il titolo indica come ogni momento sia quello giusto per ripartire, per ricominciare. E noi, essendo fatti di tanti colori e sfumature, dobbiamo rimetterci in gioco continuamente per non diventare invisibili»
Cosa racconta in Tutto Daccapo?
«Mi piace l'idea di parlare di libertà, nuove sfide e forme di violenza di genere che ci riguardano da vicino, visto il classismo della nostra società. Il sound è molto fluido, non amo le classificazioni. Poi è ovvio che l'attitudine musicale che mi somiglia di più è il rock, ma spazio tra il pop, l'elettronica e l'indie, facendo riferimento anche al libro “1984” di Orwell, un visionario che racconta come il mondo ci voglia tutti uguali. Un concetto attualissimo, vista la percezione del reale distorta dai social, che hanno accorciato le distanze ma allungato le illusioni»
Nell'album un bel tandem di donne pugliesi con Erica Mou e il bellissimo omaggio al compianto Erriquez della Bandabardò...
«Con Erica c'era da tempo il desiderio di fare qualcosa insieme: da conterranea ha dato un valore aggiunto a un brano che ci vede molto vicine. Con Erriquez è stato speciale: abbiamo lavorato solo a distanza, purtroppo, ha ascoltato il provino del brano che poi abbiamo concluso insieme e credeva moltissimo in quel pezzo, più di me! Mi ha insegnato che nella vita bisogna imparare a fare della leggerezza un valore di vita. Con una società che ci vuole sempre al top, anche le fragilità sono un colore da mettere in evidenza. Ed è il motivo per cui come bonus track nel disco ho inserito quel provino iniziale, sporco, puro»
Sui social ha promosso il disco con una simpatica iniziativa.
«Mi sono divertita ad associare i versi delle mie canzoni ai segni zodiacali. L'oroscopo è sempre una cosa curiosa, che coinvolge tutti. Ognuno di noi può divertirsi a cercare la sua citazione corrispondente»
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Posiamo lo sguardo sulla sua Taranto. Cosa vede?
«La situazione è ancora difficile, ma mi riempie di orgoglio sentire quanto se ne parla, e aver potuto contribuire con Il Gigante d'Acciaio. Taranto è una città impregnata d'arte, e questo va sottolineato. In più il paradosso che abbiamo conosciuto grazie al Covid, “scegliere” tra salute e lavoro, è un dramma che lì si vive da anni, e va reso noto»
Prospettive future?
«Stiamo progettando un tour in primavera. Poi per quanto riguarda la pittura sto mettendo su un'iniziativa che vede l'unione di queste due forme d'arte: l'hanno fatto Bowie, Joni Mitchell, Bob Dylan. E ancora c'è in ballo una collaborazione con la stilista fiorentina Veronica Di Pietrantonio che ha realizzato su di me alcune gorgiere che si rifanno all'eta elisabettiana, e che mi diverto a mostrare su Instagram. Magari più in là si può creare un piccolo brand, chissà».
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