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Tra bossa nova, swing, e ironia: esce il primo album dei Colfischiosenza
Generi e teatro che si fondono con la musica: ecco il lavoro della band pugliese
Sperano in un Premio Nobel, ma restano umili. Perché la semplicità, diceva Charles Bukowski, «è il segreto di sempre, per una verità profonda, per fare qualsiasi cosa si faccia: per scrivere, per dipingere». Ed anche per fare musica - aggiungiamo - come dimostra la band pugliese dei «Colfischiosenza», formata da cinque ottimi musicisti che da otto anni porgono il proprio talento al servizio della musica, con i cromosomi del cantautorato.
Sono i putignanesi Francesco Bianco (chitarra e voce, nonché autore di testi e musica) e Massimo Bonuccelli (contrabbasso), i castellanesi Andrea Campanella (clarinetto e sax) e Stefano Scagliuso (pianoforte), e l’«infiltrato» materano Francesco Rondinone (batteria). Hanno appena pubblicato il loro primo Ep - intitolato «Anelo al Nobel», edito da Stranamente Music, con le collaborazioni dei musicisti Maurizio Lampugnani, Franco Angiulo e Francesco Amodio -, composto da cinque brani in esclusiva su Spotify. «Cinque tracce originali - spiegano -, altrettante storie ed emozioni raccontate da cinque musicisti. Un percorso nato dall’esigenza di esprimere qualcosa di vero, ironico, sensuale, e a volte strampalato. Varie forme di amore, attraverso strani personaggi che faranno sorridere, riflettere, sognare. E in cui ci si può riconoscere».
Dopo avere per anni riletto con gusto, ironia e un pizzico di bonaria cialtroneria i brani di molti cantautori italiani (da Buscaglione a Conte, da Capossela a Iannacci, da Modugno ad Arbore), i «Colfischiosenza» frullano adesso i loro inediti con svariati ingredienti musicali: swing, bossa nova, tango, milonga, samba, rumba, e tanto altro. «Persino il cha cha cha - precisano - con un DNA latino che ci portiamo dentro. Non ci discostiamo mai dalla caratteristica italianità, fatta di poesia, storie da raccontare, sentimenti non corrisposti, amore e tanta ironia. La “canzone all’italiana” non è solo quella del bel canto (che ha le proprie radici nella lirica prima, e nella musica napoletana poi), ma è anche una grande realtà che ha attinto con decisione da armonie e ritmi distanti dalla tradizione italiana ed europea».
E allora ecco servito un Ep con cinque brani molto diversi tra loro, con testi che rappresentano piccole sceneggiature del cuore. Col fischio o senza, tra leggerezza e sostanza. «Il brano Jessica è una sorta di Buscaglione al contario - proseguono -, lui fa teatralmente il duro, noi siamo gli sfigati: chi non ha perso una donna che ama? Il ritorno di Antoine è un omaggio a modo nostro a Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, utilizzando la modalità in luogo della tonalità, per rendere tutto più cantautoriale. Diva è una presa in giro del mondo del divismo, con riferimenti alla banda e all’opera lirica che “scadono” nel tico tico: la protagonista è una donna rinchiusa nel corpo di un uomo.
Infine Anelo al Nobel è un elogio della semplicità, che ci rappresenta molto da vicino, mentre Fango nelle scarpe è una particolare milonga che sfiora il samba. I nostri riferimenti letterari vanno da John Fante a Bukowski, in una sorta di attaccamento alle cose terrene e non troppo metafisiche. Per emozionare chi ci ascolta, come cantava De André ne Il suonatore Jones: “Suonare ti tocca per tutta la vita, e ti piace lasciarti ascoltare”».