Una fra le località perle del Salento, contribuì ad ispirare allo scrittore e poeta ferrarese Giorgio Bassani, il suo romanzo più celebre: “Il giardino dei Finzi-Contini”. E’ l’elegante Tricase, con teatro una delle sue più antiche ville, che nel vicino porto, sorge di fronte al mare. Di proprietà della famiglia Codacci-Pisanelli, al tempo di Giuseppe, giurista ed uomo politico più volte deputato, ministro della Repubblica e presidente dell’Unione interparlamentare in contatto con i potenti della Terra (Eisenhower, De Gaulle, Kruscev, Kennedy), ospitò l’allora 42enne fresco vincitore, nel 1956 con “Cinque storie ferraresi”, del più importante concorso Letterario Italiano, il Premio Strega.
Dello scrittore di cui questa domenica 13 aprile ricorre il 25esimo della morte avvenuta a Roma nel 2000, Giuseppe Codacci-Pisanelli, fu compagno di tennis al Circolo Parioli della Capitale. Della loro amicizia, nel libro “Ahimè parlo francese: storia dello statista Giuseppe Codacci-Pisanelli”, edito nel 2018 dalla Casa editrice leccese Manni, all’epoca guidata da Piero Manni, scrive uno degli otto figli, Emanuele, di professione ingegnere civile, nonché professore ordinario di Scienza
delle costruzioni all’Università di Perugia.
“Papà - si legge nel volume dedicato all’amatissima madre Rosetta Capozza, nativa di Casarano -, ma è vero che in questa villa, qui a ‘Casa Bianca’ a Tricase, c’è stato Giorgio Bassani? Che ha giocato a tennis su questo campo e poi ha scritto ‘Il giardino dei Finzi-Contini’?”. Ed il padre: “Così dicono”.
L’insigne tricasino, che della sua città fu pure sindaco, nonché rettore dell’Università degli studi di Lecce, non amava mettersi in mostra neppure con i familiari. Ma che Bassani frequentò assiduamente la villa di Tricase, è certo, giacché avvenne nel 1958. Così come è certo, che venne rapito dalla bellezza del giardino, ancora oggi esistente, che circondava il campo da tennis, trasponendola in quello ampio e curato della bella casa di Ferrara abitata dalla famiglia Finzi-Contini, appartenente alla ricca comunità ebraica. La stessa casa e lo stesso giardino descritti nel romanzo, che è del 1962 (otto anni dopo, con l’aiuto alla scenografia dello stesso Bassani, Vittorio De Sica realizzò l’omonimo film di successo, ndr), dove i rampolli della famiglia, Alberto e Micòl, dopo l’esclusione dai Circoli della città in seguito alle leggi razziali, invitavano gli amici a giocare.
“Bassani era molto amico di papà - ricorda da Roma dove vive con la moglie Arianna, Emanuele Codacci-Pisanelli. Venne in Salento per una breve vacanza, ma ci restò tre mesi, nel castello di Depressa della famiglia Winspeare, ma andava e veniva da noi a ‘Casa Bianca’, anche perché c’era il campo da tennis. Per lui, quest’angolo di Salento era il posto ideale per scrivere. E qui infatti, cominciò la storia del suo libro più famoso”.
“Il giardino di ‘Casa Bianca’, è il ‘giardino pettinato’, cioè tenuto bene, del romanzo, così come la sua ‘Magna Domus’, è la nostra casa, che la gente del luogo chiamava ‘lu palazzone’. Per non dire del nostro boschetto, che nel libro diventa bosco, e soprattutto del muretto che ne ‘I Finzi-Contini’, i ragazzi saltano per entrare nella villa. E’ lo stesso che qui a ‘Casa Bianca’, prima che papà lo facesse rialzare con una recinzione, i ragazzi saltavano per raggiungere, dopo aver percorso un vialetto, il campo da gioco che, mi piace sottolineare, venne costruito in cemento dagli inglesi, e che aveva anche la funzione, ancora oggi in uso, di raccogliere l’acqua piovana in una grande cisterna”.
“Ricordo ancora - aggiunge Emanuele Codacci-Pisanelli, che nelle interviste rilasciate negli anni, lo scrittore non riferì mai pubblicamente che la nostra “Casa Bianca” ispirò ‘I giardini dei Finzi-Contini’. Ma una volta avanti negli anni, quell’omissione cadde, ed a papà lo confessò più volte. E venendo per una volta meno alla sua proverbiale riservatezza, a sua volta, papà lo disse anche a noi”.