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Lecce, a due passi dal vecchio ospedale «Vito Fazzi» la chiesetta del 1300 salvata da un mecenate
In via Madonna degli Studenti, un piccolo tesoro nascosto salvato dall’intraprendenza di un privato. Ora ospita eventi culturali sul suggestivo pavimento azzurro
LECCE - Un piccolo tesoro nascosto, salvato dall’intraprendenza e dalla perseveranza di un privato. A Lecce, a due passi dal vecchio ospedale «Vito Fazzi», in via Madonna degli Studenti, c’è una chiesetta, che per incuria ed abbandono anche da parte della Curia un tempo proprietaria, ha corso il rischio di veder crollare uno dei suoi quattro muri, nell’attiguo giardino di proprietà della famiglia Faggiano, la stessa che poco distante da Porta San Biagio gestisce l’omonimo Museo storico-archeologico, celebrato anche dal New York Times.
La messa in sicurezza tardava, ed ecco allora l’idea del capo famiglia, l’imprenditore Luciano Faggiano: «La compro io e la rimetto in sesto». Fra pastoie burocratiche, ritardi e persino un incendio divampato fra i rifiuti abbandonati da un senzatetto, per la riqualificazione ci sono voluti quasi vent’anni, la valutazione di un “inviato” del Vaticano ed il passaggio di tre arcivescovi (Francesco Minerva, Michele Mincuzzi, Cosimo Francesco Ruppi), ma alla fine ce l’ha fatta.
Dedicata alla Madonna delle Grazie, oggi la chiesetta, notata anche dal critico d’arte Vittorio Sgarbi, è tornata a vivere in tutto il suo contenuto splendore. Nei due ambienti che la compongono, grazie all’impegno dei familiari dell’imprenditore-mecenate, la moglie Anna Maria Sanò e i figli Andrea, Davide e Marco, ora si svolgono eventi di carattere culturale.
Nella stanza principale, caratterizzata da un bellissimo pavimento che serba ancora l’originale colore azzurro, sorgono un altare con fregi che cingono una Croce, una statua in pietra leccese, un Cristo con la corona di spine, e attorno ad esso tre nicchie, nelle quali albergano un mezzo busto in pietra, due piccole statue di legno raffiguranti i Santi Medici, Cosma e Damiano, e una Madonna di cartapesta col bambino.
Tuttavia, l’elemento artistico che si fa ammirare più degli altri è un delicato affresco, di autore ignoto, della Vergine col Bambino, datato a metà del Quattrocento: racchiuso in una cornice, svetta proprio sull’altare, al pari della chiesetta, eretta nel 1.300, restaurato quattro secoli dopo da un don Domenico Campanaro, il cui nome si legge in epigrafe. Vale aggiungere che, protetta da un vetro, ai piedi dell’altare, è una cavità di forma rettangolare, probabilmente un piccolo ossario, nel quale sono però rimasti solo pietre ed altri piccoli manufatti. Nella seconda stanza, che fungeva da sagrestia, oltre ad una panca e ad una sedia, entrambe antiche, ci sono due nicchie vuote degli arredi, che assieme a pochi altri i Faggiano conservano in un deposito, al quale si accede attraverso una porta in legno.
Di pregio anche, sul portale d’ingresso, un putto in pietra leccese, le cui gioiose sembianze paiono vegliare sull’incisione: «D.O.M. DIVAE MARIAE GRATIARU DICATUM TEMPLUM FIDELIUM PIETAS EREXIT ANNO VIRGINIS MDCCV». Che tradotta, è: nel 1705 la pietà dei fedeli eresse il tempio dedicato a S. Maria delle Grazie, con l’anno evidentemente riferito al restauro, che verosimilmente dev’essere stato un vero e proprio rifacimento, anche perché, in origine, l’ingresso si trovava sul lato opposto.