Le dichiarazioni
Sanità, Landini (Cgil) alla Scuola di Medicina a Bari: «Serve un vero cambiamento, la gente non si cura perché non ha soldi» VIDEO
«La spesa privata è diventata enorme ed è in costante aumento: parliamo di 43 miliardi che i cittadini, oltre ai contributi che già pagano, devono tirare fuori di tasca propria per potersi curare»
«Per noi serve un vero cambiamento. E per farlo bisogna fare ciò che il governo non sta facendo: andare a prendere i soldi dove sono, combattere davvero l'evasione fiscale e tassare rendite e patrimoni. Solo così si può garantire un diritto che oggi non viene garantito: il diritto alla salute».
Lo ha dichiarato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, a Bari per alcune assemblee.
«Milioni di persone non riescono a curarsi perché non hanno i soldi - ha aggiunto -. La spesa privata è diventata enorme ed è in costante aumento: parliamo di 43 miliardi che i cittadini, oltre ai contributi che già pagano, devono tirare fuori di tasca propria per potersi curare. È evidente che bisogna cambiare registro e investire seriamente sulla sanità pubblica, sia per aumentare le assunzioni, mancano decine di migliaia di infermieri e medici, sia per ridurre le liste d’attesa, sia per rafforzare la medicina del territorio, sia per superare il precariato che esiste ancora in questo settore».
«Sabato 25 ottobre abbiamo organizzato una grande manifestazione nazionale a Roma: invitiamo tutti i cittadini e le cittadine, soprattutto i giovani, a partecipare. Chiediamo l’aumento dei salari e la cancellazione delle leggi balorde che hanno prodotto precarietà, in particolare per giovani e donne». Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, a Bari a margine dell’assemblea nell’aula magna della Scuola di Medicina, ha spiegato le ragioni della manifestazione nazionale che si terrà a Roma il 25 ottobre prossimo. «C'è bisogno di andare a prendere i soldi dove sono. Negli ultimi tre anni i lavoratori dipendenti e pensionati hanno pagato oltre 25 miliardi di tasse in più che non avrebbero dovuto pagare, a causa del 'fiscal drag': quando l’inflazione aumenta, cresce il lordo ma non il netto. Ognuno - ha continuato Landini - ha pagato quasi 2 mila euro in più di tasse. Noi chiediamo che questi soldi vengano restituiti e che si introduca un meccanismo automatico di rivalutazione delle detrazioni e degli scaglioni». «Siamo alla follia: il lavoro dipendente e le pensioni sono tassati più della rendita immobiliare e dei profitti che chi lavora fa aumentare al proprio datore di lavoro. Questo non è accettabile. Ma tutto questo nella manovra del governo non c'è. Per questo scendiamo in piazza: per chiedere il rinnovo dei contratti e per chiedere anche alle imprese private di rilanciare gli investimenti. In questi anni i profitti sono aumentati, ma gli investimenti no e i salari sono calati. Va cambiato tutto».
«Noi pensiamo che non solo vada introdotto un salario orario minimo, ma che sia necessaria una legge sulla rappresentanza per cancellare i contratti pirata, come ha detto il Presidente della Repubblica». Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, a Bari, rispondendo alla domanda dei giornalisti se sia ancora possibile introdurre il salario minimo. «Assolutamente sì» - ha rimarcato Landini -, aggiungendo che «in Italia ci sono al Cnel circa mille contratti depositati, ma solo 200 sono firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative. Molte imprese, invece di applicare i contratti firmati da Cgil, Cisl e Uil, applicano contratti pirata. È stata la stessa Confcommercio, non il sindacato, a denunciare che ciò significa per i lavoratori perdere 5-7 mila euro l’anno, non solo di salario ma anche di diritti. Questi contratti pirata esistono perché non c'è un salario orario minimo e non c'è una legge sulla rappresentanza che dia valore generale ai contratti. Fare una legge sulla rappresentanza è un atto di democrazia: vuol dire che sono le lavoratrici e i lavoratori a decidere quali sindacati sono rappresentativi e quando i contratti sono validi, votando». «Noi chiediamo - ha concluso - una certificazione della rappresentanza: ognuno deve contare per quanti iscritti ha e per i voti ottenuti nelle elezioni delle Rsu. Inoltre pensiamo che lavoratrici e lavoratori debbano avere il diritto di votare i contratti nazionali che li riguardano, e che questi siano validi solo se approvati dalla maggioranza».