Meridiane
Sul mare di Cala Luna aspettando la notte
L’isola nell’isola santifica la Sardegna come universo ignoto tra le delizie temporanee della solitudine
A Cala Luna ci arrivi come per caso, anche se forse ci sei già stato. Ti ci deve aver portato un barcone turistico e tu hai deciso di non tornare indietro.
Hai abitato per giorni una grotta: ben accogliente, non umida, proprio sulla spiaggia, non lontana dal fiume e dal bosco di oleandri, con un ranch improvviso e improvvisato dove mangiare qualcosa la sera.
Il mare è limpido e freddo. Il fondale lo guardi e scappi sulla rena a riprendere calore.
Altre persone come te hanno deciso di abitare le grotte o di attendarsi al convergere delle montagne.
Qualcuno a volte s’avventura fino a Cala Gonone in cerca di viveri essenziali.
Fa passi arditi in salita; poi scende; infine risale. Al ritorno porta notizie.
Ne fa racconto la sera mentre il mare si ritrae nel buio.
Nella mia grotta con me abitano le ombre.
Faccio esperienza di bagliori, di metamorfosi petrose, di voci inattendibili.
Platone lo ha ben detto: non fare delle ombre un dato tangibile.
Sappi che le loro forme sono ingannevoli.
Ma il sapere a cosa serve quando la fascinazione t’immerge nella diradazione di te?
Cala Luna come Punta Licosa è isola nell’Isola.
Ti squaderna le delizie temporanee dell’isolamento.
Dopo gli arrivi mattuttini dei barconi turistici, il vuoto il silenzio il mare il fiume il bosco e le grotte prevalgono. È bello fare il bagno nell’acqua salata e gelida e poi ribagnarsi nell’acqua dolce e tiepida.
Mare e fiume sono divisi dalla spiaggia.
Sono acque contigue, diverse e simili, sorelle e figlie uniche. Hanno trasparenze consistenze modi di accogliere i corpi che fanno scaturire desideri da decifrare.
I pori della pelle si aprono, fremono, godono, il tatto è festa della percezione.
Facciamo assemblea in una grotta comune, un po’ più grande. Un fuoco animoso arde al centro. Le ombre fanno corteo.
Guardo ricordo risalgo ai primordi.
Uno di noi potrebbe alzarsi in piedi, andar via, fare esperienza del Reale, tornare con un racconto che mette in contraddizione chi è rimasto, essere ascoltato a tre quarti, di malumore; e infine fatto fuori, ucciso.
Per fortuna stanotte non succede nulla di ciò.
Il tema è la festa da organizzare per far battesimo alla nascita della luna.
C’è chi ha già individuato il punto esatto dal quale sorgerà.
E di conseguenza la posizione ideale per ammirarla.
Non sarò il solo a lasciare Cala Luna il giorno successivo alla nuova nascita,
Nel frattempo si decide cosa cucinare, dove appiccare il falò, come radunare anche i più solitari.
Ogni tribù dovrà incontrare l’altra.
Anche le ombre partecipano e sembrano assentire.
Forse sono nella settimana della benevolenza o piuttosto vivono una distrazione temporanea.
Arriva la notte ben segnata nella mente di ognuno.
Il mare è una gran lenzuolo violaceo che respirando muove i lembi.
L’orizzonte è vasto, scuro, profondo.
Nessuna nuvola.
Sospensione, parole tenute in gola, il falò usato per le cibarie ben spento.
Arriva un’onda, quasi si ferma, torna indietro o si perde nella riga bianca di schiuma.
I ciottoli rotolando fanno suono come di ghiaccio tritato, avrebbe detto un mio amico saggio e centenario.
Nelle grotte le ombre sono in attesa; si spenzolano dalle cavità; si dondolano sulle punte a seghetto delle stalattiti.
Di tanto in tanto, come volesse scandire un tempo minerale, cade una goccia.
Fa suono di lacrima.
Un semicerchio infuocato appare.
È lei, il suo primo annuncio.
Sale a gradi, il mare sembra farsi da parte; un sentiero che giunge direttamente agli occhi si apre nell’aria prima buia e adesso un arzigogolo di riflessi.
Sale, diventa ingente, la diresti un enorme sole, ma non ci si può sbagliare.
È luna piena, ingorda, fiammeggiante che sale e sale.
Lo fa piano, come un andante; dà tempo a chi guarda di lisciare gli occhi, di ripulire le pupille, di fare delle cornee cerchi concentrici di stupore.
Tutte le ombre vengono allo scoperto; santificano la Sardegna come universo ignoto, autocreantesi adesso, negli istanti di questa nascita focosa.
Adesso è alta; il mare gli fa da contraltare; non è più un lenzuolo; adesso è concrezione liquida, magma immerso nel silenzio maestoso della notte.
Sei a Cala Luna, adesso o ieri.