Tu non conosci il Sud
Addio a Enzo Modugno, il pugliese teorico dei movimenti ribelli
L'annuncio della sua scomparsa avvenuta nei giorni scorsi sulla pagina Facebook del critico cinematografico e giornalista Roberto Silvestri e poi dal sito web del «Manifesto», il quotidiano comunista per cui di tanto in tanto Modugno scriveva
Oggi scriviamo «Autonomia» e pensiamo all’Autonomia differenziata del ministro leghista Roberto Calderoli, ovvero alla discussa devoluzione dei poteri dallo Stato alle Regioni su materie essenziali quali l’istruzione, la sanità, l’ambiente etc. Ma un tempo «Autonomia» stava per Autonomia operaia o talora proletaria, una costellazione di sigle e di movimenti antagonisti rispetto alla democrazia parlamentare, con sconfinamenti nelle pratiche della sovversione e relativi teoremi (Toni Negri, Oreste Scalzone). Correvano gli anni Settanta, politicamente al clou con il Movimento del ‘77 che ebbe il suo centro nella Bologna del Dams, di Andrea Pazienza, di Radio Alice, di Franco Berardi detto «Bifo». In particolare le cose precipitarono dopo l’omicidio, l’11 marzo 1977, dello studente barese fuori sede Francesco Lorusso, militante di Lotta Continua, per mano di un carabiniere di leva. Era «uno strano movimento di strani studenti», come lo definirono Gad Lerner, Luigi Manconi e Marino Sinibaldi in un fortunato libretto sulla composizione e la cultura dei non garantiti per i tipi di Feltrinelli.
In quella temperie un contributo teorico fra i più raffinati, nella rinverdita chiave marxista, venne dall’ex sessantottino Enzo Modugno, anche lui pugliese di Bitonto. Abbiamo appreso della sua scomparsa avvenuta nei giorni scorsi dalla pagina Facebook del critico cinematografico e giornalista Roberto Silvestri e poi dal sito web del «Manifesto», il quotidiano comunista per cui di tanto in tanto Modugno scriveva densi articoli-saggio di politica internazionale o sull’economia «alla base degli affari bellici». Modugno aveva 87 anni, leggiamo, sebbene gliene avremmo dati alcuni di meno. Aveva studiato Economia politica alla Sapienza di Roma, dove viveva, e nel corso del tempo gli si deve fra l’altro l’iniziativa dell’edizione italiana della «Monthly Review», la celebre rivista socialista statunitense fondata e diretta da Paul Sweezy e Leo Huberman, su cui apparve lo storico articolo di Albert Einstein intitolato Why Socialism?. A pubblicare da noi la «Monthly Review» furono le edizioni Dedalo del barese Raimondo Coga, che fu anche il primo a stampare «Il Manifesto» quando nacque nel 1969 con cadenza mensile e la direzione di Lucio Magri e Rossana Rossanda (in seguito Coga sarà anche consigliere d’amministrazione della «Gazzetta del Mezzogiorno»).
Enzo Modugno diventò uno dei leader del Movimento del ‘77 e fu tra i contestatori del segretario generale della Cgil, Luciano Lama, cacciato dalla Sapienza il 17 febbraio 1977 (gli renderà poi omaggio ai funerali nel 1996). Modugno sarà quindi il curatore-autore della ricercata rivista «Marxiana» dagli echi tardo-francofortesi, edita ancora da Dedalo (ne uscirono pochi numeri, forse solo un paio). La sua critica politica individuò con lungimiranza l’avvento del Cybercapitale, come s’intitola un saggio di Modugno per Manifesto Libri (2020). Si riferiva ovviamente alla rivoluzione tecnologica e digitale che ha trasformato la vita quotidiana, eroso l’occupazione e contribuito a cambiare tutti i rapporti sociali. Scriveva in quel libro: «Se già Marx aveva considerato “la scienza come potere del capitale sul lavoro”, con la cibernetica e la crescita esponenziale della calcolabilità, l’incremento della capacità scientifica si è tradotto in un rafforzamento del controllo capitalistico sul lavoro che, ben lungi dal comportare un’occasione di liberazione gratuita, ha rafforzato lo sfruttamento e la ricattabilità dei lavoratori. Determinando così le condizioni che hanno permesso l'affermazione del neoliberismo».
L’invito o il monito di Modugno, la sua magnifica ossessione era rileggere Marx per capire il presente. E su Rai Play Sound si trova la puntata del programma Match, condotto nel 1978 da Alberto Arbasino, in cui Modugno è tra gli ospiti che intervengono nel confronto-scontro tra Indro Montanelli e Giorgio Bocca.
Noi lo rivediamo elegante e un po’ lunare, tuttavia sempre pugnace, in certe serate estive dei primi anni ‘80 in una villa con affaccio sul porticciolo di Bari Santo Spirito, a pochi passi dall’insegna «Qui si gode» tuttora esistente e che era lì da ben prima dell’«edonismo reaganiano» di moda in quel periodo (il tormentone di Roberto D’Agostino a Quelli della notte). Modugno mangiava solo yogurt e parlava di rivoluzione, qualche volta alla presenza - invero scettica - dell’allora sindaco socialista del capoluogo, l’avvocato Franco De Lucia. Erano le stagioni in cui il Psi di Bettino Craxi, Giacomo Mancini e Claudio Martelli non di rado scavalcava il Pci a sinistra, dialogando con Adriano Sofri (Lotta Continua) o con Franco Piperno (Autonomia) nel tentativo di «istituzionalizzare» le lotte sociali più virulente.
Sono gli ultimi bagliori di un mondo che l’omicidio di Moro nel 1978 aveva marginalizzato e che oggi appare quasi «preistorico», sebbene le istanze «visionarie» del neo-marxista pugliese per certi versi fossero più che moderne. Mentre certe battaglie di quei tempi risorgono altrove nelle pieghe-piaghe della globalizzazione sempre più iniqua. Ma qui volevamo solo ricordare Enzo Modugno, ribelle e studioso.