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Il conflitto che aiuta a crescere i figli: riflessioni sul film Ruby Gillman

Emanuela Megli

L’adolescenza è la fase della separazione e dell’individuazione del soggetto, che è nella fase dello sviluppo della sua identità

Si sente spesso dire che gli adolescenti di oggi sono più disorientati rispetto ai ragazzi delle generazioni precedenti. E’ così? Il nostro tempo è più complesso - soprattutto a causa dei diversi stimoli e dei diversi riferimenti educativi in un panorama di instabilità e di relativismo - e ha prodotto per conseguenza fenomeni più impegnativi a livello relazionale. Anche gli adulti di oggi sono più immaturi e spesso disorientati rispetto al proprio percorso evolutivo e, pertanto, come possono essere in grado di guidare i bambini e gli adolescenti dando l’esempio e contenendo le loro crisi? 

L’adolescenza è la fase della separazione e dell’individuazione del soggetto, che è nella fase dello sviluppo della sua identità. E per farlo ha bisogno spesso del conflitto, come forma di distanziamento e di contrapposizione a quelle aspettative e prescrizioni che derivano dal nucleo famigliare. I genitori possono spesso provare timore nell’avvertire questo allontanamento del figlio che si rivela con ostilità, contrarietà, conflittualità costante e pertanto pongono in essere comportamenti per gestire questi atteggiamenti anche sfidanti e ribelli, reagendo a loro volta d’impulso o secondo logiche scorciatoia, come piccole bugie, omissioni, sottraendosi alla parte più difficile: affrontare la fase di crescita accompagnandoli nelle complessità e nei paradossi che anche loro hanno dovuto attraversare, proprio lì in quel guado dove spesso non ci sono risposte, ci sono solo emozioni forti da contenere, lacrime da lasciar fluire, sospensioni da cui farsi assalire, silenzi da rispettare, nuovi confini da non oltrepassare, ma restando insieme. In una relazione d’amore. Infatti l’amore è l’unico codice in grado di essere avvertito. Un amore che può significare spesso un diniego di fronte a richieste non accettabili che devono contenere e proteggere, ma che può anche offrire - in altri casi - una possibilità di dare fiducia. Un andamento che deve muoversi tra la scoperta della nuova persona che sta emergendo e la capacità di conquistare la stima e la fiducia nella relazione per iniziare un nuovo dialogo, più alla pari. Frequentare più spesso i sogni dei nostri figli, vivendo con loro e per loro ci aiuterà a capirli meglio, accompagnandoli - se lo permettono - nelle loro avventure, come alleati formidabili. Nel film Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli, in questi giorni al cinema, viene rappresentata la storia di una famiglia di mostri marini – i kraken giganti- che si allontana dall’Oceano per vivere sulla terra come se fossero esseri umani, grazie alle sembianze simili a quelle di  persone normali quando vivono fuori dall’acqua. Un quadro famigliare composto da mamma, papà, un figlio piccolo e una figlia adolescente: Ruby, la protagonista della storia. I dialoghi mostrano quanto sia complesso il tentativo degli adulti di amare in sincerità i propri figli, utilizzando le “omissioni” che talvolta appaiono una strategia per aggirare la mancanza di coraggio nella condivisione della verità sulla storia della famiglia e che tradiscono la fiducia riposta in loro dai figli, generando in essi rancore e rabbia difficili da sciogliere per ottenere una relazione autentica. L’idea, inoltre, che le madri abbiano il diritto di decidere per i figli, come se fossero loro proprietà o un loro prolungamento, poiché messi da loro al mondo e che solo loro possano richiamarli, rimproverarli o giudicarli, poiché loro saprebbero cosa è meglio per loro, è uno dei tranelli più insidiosi che impedisce lo sviluppo della persona che un figlio è destinato ad essere. 

Bellissimo infine il messaggio sull’alleanza intergenerazionale, tra madre, figlia e nonna, che quando sono unite – rispettando la libertà e le identità individuali con le proprie diversità – sono invincibili. 

Infine, i rapporti con amicizie vere e false, in cui la maschera del narcisismo, nasconde un amore condizionato da secondi fini, mostra quanto sia difficile scoprire chi è mosso da valori veri e che prezzo ha la fiducia mal riposta.

Fa da sfondo la scoperta della protagonista che proprio nella sua mostruosità accettata, scoperta e valorizzata, trova il suo dono per il mondo, il suo essere speciale: un forte richiamo alla trasformazione del corpo dell’adolescente, che spesso si nasconde impacciata nell’esperienza quotidiana scolastica, vedendosi piena di difetti. Proprio quelli saranno in realtà i suoi tesori preziosi per affermarsi e far sbocciare la propria personalità. 

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