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Escort, atti alla Consulta: dubbi
costituzionalità Legge Merlin
«Ragazze volontarie da Berlusconi»

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

Gianpi Tarantini

I giudici della Corte di appello hanno sospeso il procedimento a carico di Gianpi & c. (condannati in primo grado) accusato di portare le ragazze a casa del Cavaliere

Martedì 06 Febbraio 2018, 11:59

19:33

BARI - Si giocherà sulla «libera scelta della donna di porsi sul mercato del sesso» la partita dinanzi alla Corte Costituzionale che potrebbe rimettere in discussione, dopo 60 anni, la legge Merlin, quella che nel 1958 chiuse le case di tolleranza ponendo fuori legge il reato di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. La questione è stata sollevata a Bari dai difensori degli imputati nel processo di appello sulle escort portate fra il 2008 e il 2009 dall’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini nelle residenze dell’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

I giudici della Corte, accogliendo l’istanza degli avvocati di Tarantini e di Massimiliano Verdoscia, (analoga richiesta era stata presentata in primo grado ma respinta dai giudici) hanno sospeso il processo e disposto la trasmissione degli atti alla Consulta perché valuti l’incostituzionalità della legge nella parte in cui punisce chi recluta ragazze che liberamente hanno scelto di prostituirsi. Nel processo sono imputati per il reato di reclutamento e favoreggiamento della prostituzione quattro persone, già condannate in primo grado a pene fino ai 7 anni e 10 mesi di reclusione: Gianpaolo Tarantini, che portò 26 giovani donne ed escort, affinché si prostituissero, al leader di Forza Italia; Sabina Began, 'l'ape reginà dei party berlusconiani; Massimiliano Verdoscia e il pr milanese Peter Faraone, entrambi amici di 'Gianpì.

Nel provvedimento i giudici sottolineano il mutamento dei costumi negli ultimi decenni, ritenendo che la legge Merlin è stata «concepita in un’epoca storica in cui il fenomeno sociale della prostituzione professionale delle escort non era di certo conosciuto e neppure concepibile». Tutto si basa sul «principio della libertà di autodeterminazione sessuale della persona umana», quindi sul diritto della donna «a disporre della sessualità in termini contrattualistici». In altri termini, i giudici chiedono alla Corte Costituzionale di valutare questa nuova «peculiare forma di lavoro autonomo», donne che "liberamente scelgono di dare piacere mediante la cessione della loro sessualità in cambio di apprezzabili vantaggi economici», esattamente come sembra essere accaduto con le ragazze che frequentavano le cene di Berlusconi.

Commentando la decisione della Corte, gli avvocati parlano di "coraggio e onestà laica di decidere senza pregiudizi», della necessità di essere quindi «giudici delle libertà e non della morale e dell’ipocrisia».

Il processo, ora sospeso, riprenderà solo dopo la decisione dei giudici costituzionali. Qualora fosse condivisa la tesi delle difese, sarebbe rimessa in discussione anche la ipotizzata responsabilità di Tarantini e degli altri imputati che per quelle serate erano chiamati a «scegliere» le donne da portare al Cavaliere.

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