2 dicembre 1943: bombe sul porto di Bari, una storia ancora da svelare
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A distanza di quasi settant'anni, la nube non si è ancora del tutto diradata. Il bombardamento di cui fu vittima il porto di Bari il 2 dicembre del 1943 è ancora latitante su libri e programmi scolastici, estraneo alla coscienza civile della comunità cittadina, misconosciuto ai più al di là delle celebrazioni di rito. Eppure così non dovrebbe essere poiché quello che molti, banalmente, reputano uno dei tanti episodi bellici dislocati lungo la galassia del secondo conflitto mondiale è, in realtà, una delle più oscure (e meno note) pagine della storia contemporanea. Un vero e proprio mistero da cui nessuno dei grandi del tempo sembra essere estraneo. Contribuirà a fare un po' di chiarezza, restituendo alla memoria collettiva un significativo frammento di verità, il documentario, ancora work in progress, Top Secret – Bari, 2 dicembre 1943 curato dalla SD Cinematografica di Roma. «Abbiamo deciso di occuparci del bombardamento del porto di Bari – spiega Francesco Morra della SD Cinematografica – per tre motivi essenziali: abbiamo ancora pochi anni per intervistare testimoni in vita; molti archivi, soprattutto inglesi, iniziano ad essere desecretati soltanto adesso e, infine, quella in esame è una storia ricca di enigmi». «La vera tragedia – osserva lo storico Vito Antonio Leuzzi – fu il numero di morti colpiti non dall'attacco diretto bensì dai materiali tossici diffusi nell'aria. Fu, quello, il più grave caso di guerra chimica di tutto il conflitto». E questo «senza dimenticare che il porto era un punto strategico. Al contrario di quanto spesso insegna la storia, incline solitamente a guardare al Tirreno, l'Adriatico è sempre stato un punto nevralgico in ogni contesa bellica». (PRIMA PARTE)