le indagini
Il procuratore Rossi sul caso Foggia Calcio: «Siamo intervenuti per tutelare la società»
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È la prima volta che lo strumento del controllo giudiziario previsto dall’art. 34 del codice antimafia viene applicato ad una società calcistica
«Per la prima volta siamo intervenuti per difendere il calcio sano dalle infiltrazioni mafiose, da tutti quei soggetti che volevano entrare negli affari del Foggia Calcio per interessi personali»: con queste parole il procuratore di Bari, Roberto Rossi, commenta l’inchiesta che ha riguardato la violenta campagna di intimidazione contro calciatori e management del Calcio Foggia 1920, volta a indurre la cessione sottocosto della società. È la prima volta, infatti, che lo strumento del controllo giudiziario previsto dall’art. 34 del codice antimafia viene applicato ad una società calcistica di fatto "ostacolata nella pianificazione e nella efficace conduzione delle sue progettualità sportive, attraverso intimidazioni e violenze che hanno a lungo pesato su scelte e comportamenti anche di atleti costretti ad assistere a quelle pressioni criminali e a temere di esserne vittime».
Sulla base della gravità dei fatti accertati dalle indagini, il Tribunale di Bari ha accolto la proposta, formulata dal Procuratore nazionale antimafia, dal procuratore della Repubblica di Bari e dal questore di Foggia, di adottare il provvedimento ritenuto necessario. "La misura in questione - sottolineano gli inquirenti - ha proprio la funzione di sostenere e tutelare le imprese sottoposte al rischio di condizionamento mafioso, mirando l'intervento giudiziario a liberare l’impresa da vincoli, interessi e presenze espressione della concreta presenza di quei gravi fattori di pericolo di trascinamento nell’orbita di influenza di un’organizzazione criminale, attraverso il ricorso ad un’amministrazione giudiziaria temporanea, destinata a restituire al più presto l’impresa ad una gestione lontana dalle logiche criminali che ne minacciavano l’integrità e la stessa esistenza». A questa misura sono state affiancate anche le misure di prevenzione personali, disposte dal questore con i Daspo «fuori contesto» necessarie ad impedire il verificarsi di gravi delitti contro l’ordine pubblico tipici nel contesto di eventi calcistici. I 52 destinatari sono residenti in Foggia e nella provincia, che, negli ultimi cinque anni, sono stati denunciati o condannati per alcune categorie di reati specifici cui è stato inibito l’ingresso negli impianti sportivi.