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Traffico di droga tra la Puglia e l'Albania e riciclaggio: 52 arresti, sequestri da milioni di euro. Nella rotta anche il Sudamerica

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L'indagine "Ura" sul mercato internazionale di eroina e cocaina che aveva ramificazioni anche in Nordeuropa

BARI - Dalle prime luci dell’alba è in corso una maxi operazione contro il traffico internazionale di stupefacenti, riciclaggio e abuso d’ufficio condotta dalla Direzione investigativa antimafia di Bari e dalle autorità albanesi, con l’ausilio di Interpol, dell’Ufficio dell’esperto per la sicurezza di Tirana e della polizia albanese, su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Bari e la Procura speciale anticorruzione e criminalità organizzata di Tirana, con il coordinamento di Eurojust (L’Aja) e della Direzione nazionale antimafia ed antiterrorismo di Roma.

L'operazione “Ura” prevede l’esecuzione di decreti di sequestro patrimoniali in Albania ed in Italia, relativamente a beni mobili e immobili, per un valore di diversi milioni di euro e di due ordinanze di custodia cautelare, emesse dal gip di Bari e dal Tribunale speciale anticorruzione e criminalità organizzata di Tirana nei confronti di 52 persone responsabili a vario titolo, di traffico internazionale di ingentissimi quantitativi di sostanze stupefacenti, riciclaggio e abuso d’ufficio (reato ancora presente nell'ordinamento albanese).

L’attività investigativa - è detto in un comunicato della Dia - si incardina nel più ampio progetto investigativo della Dda di Bari e della Spak di Tirana volto a contrastare l’incessante traffico internazionale di cocaina ed eroina, gestito dalle organizzazioni criminali albanesi, che movimentano ingentissimi quantitativi di eroina e cocaina tra i Balcani, il Nord Europa e la Puglia.

I NOMI E LE SOCIETA' SEQUESTRATE

L’ordinanza cautelare dei magistrati baresi riguarda 26 indagati: 23 sono finiti in carcere, 9 dei quali pugliesi e gli altri albanese residenti in alcuni casi a Bari. I pugliesi in cella sono: Andrea Nicola Buonsante, 40enne di Mola; Massimiliano Fiore, 47enne barese; Cesare Giliberti, 50enne di Putignano; Luisa Mazzuti, 29enne brindisina; Giovanni Montedoro, 37enne di Noicattaro; Francesco Patisso, 47enne di Manduria; Annalisa Ronghi, 45enne di Putignano; Giovanni Signorile, 57enne barese; Angelo Zanardelli, 50enne di Manduria. Una persona, Francesca Caputi, soprannominata “la nonna”, 68enne brindisina, è agli arresti domiciliari. Per altri due baresi, Serafina Palazzo, “la zia”, 68 anni, e Domenico De Tullio, 27 anni, è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Sono state invece sequestrate le società "Marquez" di Ervin Zeqiri, "Felix Vinum" di Adi Çoba, "Majestic Konstruksion" di Juxhin Drazhi, "Portside" di Elvis Doçi, noto come (Visi Pojës), "Dubai Inn" e "Vlora Cable" di Nexhmedin Danaj, e una società di commercio automobilistico di proprietà di Olgert Shqevi.

NELLA ROTTA ANCHE IL SUDAMERICA

«Combattere il crimine in Italia o in Albania è la stessa cosa, e abbiamo la piena consapevolezza che le autorità investigative albanesi, in particolare la Spak, sono solidamente e fortemente capaci di perseguire i reati con noi». Lo ha detto il procuratore di Bari, Roberto Rossi, nel corso di una conferenza stampa congiunta organizzata a Tirana in merito ai 52 arresti eseguiti oggi, tra l’Italia e l’Albania, nell’ambito di un’indagine sul traffico internazionale di droga che coinvolgeva anche il Nord Europa, il Sud America e altri paesi dei Balcani. «Questa vicinanza e questa forza comune tra le Procure è molto importante. La mafia albanese ha una forza internazionale enorme, ma siamo certi che il popolo albanese attraverso la sua procura e i suoi giudici sarà capace di estirpare questo cancro», ha aggiunto Rossi.

La droga (in particolare cocaina ed eroina) che i gruppi albanesi portavano a Bari arrivava dalla Turchia e dall’America Latina, e serviva a rifornire le organizzazioni locali - in particolare il clan Palermiti del quartiere Japigia - che, effettuate le operazioni di taglio e confezionamento in panetti, le distribuivano tra le province di Bari, Brindisi e Lecce. Le indagini, che hanno portato anche al sequestro di beni per diversi milioni di euro, hanno documentato l’utilizzo, da parte degli indagati, della piattaforma Skyecc, attraverso la quale venivano presi accordi - con chat considerate sicure, ma decriptate dagli inquirenti - relativamente a «innumerevoli rifornimenti» di droga (255 chili tra eroina e cocaina pure), come scrive la Dia in un comunicato, «effettuati tramite corriere internazionali": «È stato ricostruito un 'flussò ininterrotto di denaro contante dalla Puglia all’Albania, a pagamento dello stupefacente commercializzato all’'ingrossò, avvenuto tramite autisti di autobus di linea internazionali, le cui illegali transazioni, per un importo complessivo di 4,5 milioni di euro, hanno consentito alle autorità albanesi di contestare il reato di riciclaggio».

Le indagini hanno permesso di accertare diversi pagamenti in contanti della droga avvenuti a Bari, per importi anche superiori a mezzo milione di euro, ma anche il trasferimento di oltre 500mila dollari dall’Albania all’Ecuador per l’acquisto di una partita da 500 chili spedita dalla città di Guayaquil. Le misure eseguite in Albania hanno riguardato anche i vertici di una potente famiglia egemone nella città di Durazzo, un comandante e un agente della polizia albanese, un avvocato e sei autisti di autobus di linea.

Tra i beni sequestrati in Italia ci sono nove appartamenti, quattro società, sette conti correnti e tre auto. In Albania, invece, sono stati sequestrati diversi immobili, due società di costruzioni, quattro ristoranti di lusso, un’agenzia Immobiliare e una rete televisiva. Le indagini sono state coordinate da Eurojust e dalla Dna, le misure dei gip di Bari Francesco Vittorio Rinaldi e dei pm albanesi sono state richieste dalla Dda di Bari e dalla Procura anticorruzione di Tirana (Spak), ed eseguite dalla Dia di Bari e dalle autorità albanesi con l'ausilio di Interpol.

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