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«L'appalto per l'ospedale Covid in Fiera è stato truccato», a Bari indagati in 10

Massimiliano Scagliarini

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Chiusa l'inchiesta della Procura: nel mirino i lavori dell'emergenza finanziati dalla Regione per oltre 100 milioni. L'accusa: soldi e favori all'ex dirigente Lerario

BARI - L’appalto da 9,5 milioni per l’ospedale Covid della Fiera del Levante è stato truccato. E’ quanto contesta la Procura di Bari all’ex capo della Protezione civile, Mario Lerario, e all’ex responsabile del procedimento, Antonio Mercurio, che figurano tra le 10 persone cui è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini firmato dal procuratore Roberto Rossi.

L’inchiesta ha riguardato anche una serie di altri appalti pubblici gestiti da Lerario con le procedure di emergenza per un valore di circa 100 milioni di euro. Per quanto riguarda l’ospedale Covid, aggiudicato alla Cobar di Altamura, secondo la Procura Lerario e Mercurio avrebbero «condizionato di fatto la scelta del contraente con mezzi fraudolenti, consistiti nell’inserire nella lettera di invito trasmessa a 6 ditte (oggetto asseritamente di sorteggio pubblico di cui non vi è traccia in atti) un algoritmo per il calcolo del punteggio da attribuire all’offerta economica che aveva quale diretta conseguenza - come evidenziato dai consulenti tecnici nominati da questa Procura - il sostanziale azzeramento della rilevanza dell’elemento prezzo nella formazione della graduatoria di gara». In questo modo i ribassi sarebbero diventati ininfluenti, e questo «avrebbe consentito facilmente di “compensare” tale differenza mediante il punteggio attribuito alle valutazioni di carattere qualitativo dell’offerta tecnica, per loro natura squisitamente discrezionali». L’appalto, attribuito alla Cobar, ha poi visto la spesa passare da 9,5 a oltre 23 milioni di euro a colpi di ordini di servizio. Per questo motivo insieme a Mercurio e Lerario è indagato anche un componente della commissione di gara, Felice Antonio Spaccavento: la Procura ha rilevato che i primi due erano «in posizione di incompatibilità», in quanto hanno aggiudicato un appalto di cui loro stessi hanno scritto le regole.

Dalle indagini sono emersi altri episodi di corruzione e turbativa d’asta a carico di Lerario. Sarebbero stati truccati due appalti per la fornitura di attrezzature per la sala mensa del Consiglio regionale e per la realizzazione delle aiuole, per la realizzazione della sede della Protezione civile di Castellaneta Marina. In cambio Lerario avrebbe ottenuto lavori di ristrutturazione in un proprio immobile di Acquaviva delle Fonti, e avrebbe accettato una promessa di soldi per truccare l’appalto delle pulizie nelle sedi della Regione. Anche in questo caso, « è stato rilevato l’inserimento nella documentazione di gara di un algoritmo per il calcolo del punteggio da attribuire all’offerta economica tale da condizionare di fatto la scelta del contraente in quanto, anche ove vi fossero state multiple offerte contenenti ribassi tra loro assai differenti, la formula utilizzata avrebbe sostanzialmente azzerato la rilevanza dell’elemento prezzo nella formazione della graduatoria della gara».

Gli altri indagati sono Vito De Mitri, 77 anni, di Lecce, Francesco Girardi, 38 anni, di Acquaviva delle Fonti, Vito Vincenzo Leo, 59 anni, di Acquaviva delle Fonti, Andrea Barili, 54 anni, di Bari, Domenico Tancredi, 42 anni, di Altamura, Sigismondo Zema, 57 anni, di Bari, Alessandro Goffredo Nuzzo, 71 anni, di Santa Cesarea Terme.

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