Voci di dolore
Bari, la comunità ucraina invoca la pace: «Nessuno vuole lo scontro, è solo colpa di Putin»
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Siamo andati a casa di Vira, che vive in Puglia da anni: la preoccupazione e la videochiamata con la figlia, poco lontana dai territori sotto attacco
Guerra e pace: la prima è stata dichiarata da Putin, la seconda è richiesta a gran voce dalla comunità ucraina di Bari. Nel presente che aggiorna il passato non ci sono romanzi da raccontare. Semmai crude attualità che toccano nell’intimo una popolazione fiera, permeata di una cultura centenaria che qualcuno tenta di ribaltare. Il vero protagonista di questo capitolo (anche Lev Tolstoj sarebbe d’accordo) è il popolo ucraino. L’impero russo nasce con Pietro il Grande, nella Kiev della Rus’. Vira Synyuta, 61 anni, conosce la storia: è stata insegnante e preside prima di arrivare in Italia venti anni fa. Proviene da Ternopil, Ucraina occidentale, la città dove ora lavorano e vivono la figlia Mariana, 41 anni, e le nipoti Katerina, 22, prossima alla laurea in Medicina, e Olga, 16, in procinto di terminare le scuole superiori. Guarda la tv e si infervora, rossa per la rabbia. Ascolta le donne collegate grazie a uno smartphone e si addolcisce (“venite qui - dice - per qualche giorno, per una vacanza”). E’ molto preoccupata, ma la loro risposta riempie il suo orgoglio. “Non ci pensano proprio a lasciare il Paese”. “Ucraina nel cuore. Restiamo qui”, scandiscono all’unisono, mentre le forze armate russe attaccano su più fronti: anche da Nord, attraverso la Bielorussia, e da Sud, passando per la Crimea.
Il Donbass è lontano, ma i primi echi raggiungono in quella (Ternopil) che è stata la capitale della Repubblica Socialista Sovietica di Galizia. “Noi siamo qui al lavoro - dice Mariana, mentre la madre Vira osserva le immagini delle lunghe file di auto nella capitale con a bordo connazionali che cercano di fuggire dal pericolo -. Ma la guerra è vicina, molto vicina. Siamo davvero preoccupati. Mia figlia Katerina è pronta a dare il contributo sanitario. Olga, invece, che è volontaria di un’organizzazione, è in contatto con i giovani che si stanno arruolando. Abbiamo già perso troppi soldati. Il conflitto non nasce oggi, è iniziato come minimo nel 2014 con l’annessione della Crimea”. Vira si rabbuia. Aspetta un intervento deciso dell’Occidente, dell’Alleanza, di quella Nato che avrebbe voluto (che vuole ancora?) aggiungere l’Ucraina dopo i Paesi baltici. la Polonia, l’Ungheria, la Romania, la Bulgaria, la Croazia, il Montenegro. “Troppo tardi, purtroppo. Sono già morti - aggiunge con espressione triste - 15mila ucraini sui vari fronti di guerra. Adesso le conseguenze economiche saranno ancora più dure. Ma dovete aiutarci perché l’Ucraina è un Paese pacifico che vuole indipendenza, democrazia e libertà. E se gli abitanti del Donbass si riversano in Russia è perché non hanno scelta. Hanno paura. La realtà è che nessuno vuole lo scontro, nemmeno il popolo russo. Soltanto uno è il responsabile di questa escalation: Vladimir Putin”.