Il dramma

Coronavirus, barese bloccato a Valencia con il figlio: «Voglio tornare ma lo Stato non mi aiuta»

Graziana Capurso

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La denuncia di Nicola Santamaria, chef andato a cercare fortuna in Spagna, è rimasto senza lavoro e senza prospettive. Come lui altri 200 italiani bloccati all'estero. «Cosa dovremmo fare? Rimaniamo qui a morire?»

BARI - «Sono bloccato a Valencia con mio figlio di 17 anni, dai primi di marzo: non sapete quanto vorremmo rientrare a casa, ma non sappiamo come fare, aiutateci. Vi prego». È l'urlo disperato lanciato da Nicola Santamaria, un 53enne di Bari fermo in Spagna come centinaia e centinaia di altri italiani, per colpa del Covid 19. «Sono uno chef ed ero in cerca di una vita migliore per me e per la mia famiglia, prima che questa dannata pandemia prendesse il sopravvento. Il mio non è un capriccio - spiega Nicola - sono venuto qui per lavoro e mio figlio è partito con me per studiare, ma sono rimasto senza occupazione e senza una casa. Lo Stato non mi tende affatto una mano», ci racconta al telefono con le lacrime agli occhi e un groppone in gola. Già, perché Nicola vive in una casa in affitto (tipo b&b) fino al 10 aprile, che presto dovrà chiudere i battenti a causa delle norme restrittive prese dal governo spagnolo per fronteggiare l'emergenza Coronavirus.

Non solo, il figlio del 53enne soffre di una grave patologia ai bronchi: è asmatico e ha bisogno di cure precise. «Ho finito le scorte di Ventolin, e non so se riuscirò a procurarmi il farmaco. Non voglio portarlo assolutamente in ospedale, perché significherebbe metterlo ancora più a rischio, esponendolo al virus - sottolinea Nicola - ma al tempo stesso mi è impossibile reperire anche una banale ricetta medica o poter contattare un medico di base qui, perché non avendo più un contratto di lavoro non sono riuscito a richiedere il NIE (ndr. Número de identificación extranjeros, si tratta di una sorta di codice fiscale necessario per poter accedere ai più comuni servizi sociali ed economici iberici). Insomma siamo bloccati qui senza un euro in tasca e presto saremo senza un tetto sulla testa». I due "emigrati" infatti tirano avanti con l'aiuto dei nonni che, dalla Puglia, inviano loro piccole somme di denaro per sostentarsi in questo momento di difficoltà.

L'unica soluzione che Nicola vede all'orizzonte è quella di poter ritornare a casa, a Bari, da sua moglie e dall'altro suo figlio di dieci anni. Ma anche in questo caso la sorte gli è avversa. Oltre alle difficoltà di mera sopravvivenza quotidiana in Spagna, Nicola e suo figlio devono sbattere anche contro un muro di gomma enorme: la burocrazia.

«Ho provato a mettermi in contatto con la Farnesina per capire come fare a rientrare a casa, ma l'unica soluzione che mi hanno prospettato è quella di recarmi a Madrid, da cui partono i pochi voli ancora attivi per l'Italia. Il problema è che il focolaio principale di Coronavirus sta divampando in questi giorni proprio nella capitale e non voglio mettere a repentaglio né la salute di mio figlio né la mia. Per non parlare dei costi dei voli. Sono proibitivi, con meno di 300 euro a cranio non ne usciamo». Nicola non è l'unico a trovarsi in questo impasse. Come lui, altri 200 italiani sono bloccati nella Comunità Valenciana e in Catalogna.

«La nostra unica richiesta è quella di attivare un volo, anche di una sola volta a settimana, che parta direttamente da Valencia, dove c'è l'aeroporto. Perché lo Stato italiano non ci viene incontro? Non ci sembra di chiedere la luna. Qui a Valencia la situazione è ancora sotto controllo ma trovo illogico questo comportamento della Farnesina. O prendo il volo da Madrid o resto in Spagna. Vi sembra un'alternativa comprensibile da proporre? Non ce la faccio più».

L'appello esasperato di Nicola è arrivato anche alle orecchie del sindaco di Bari, Antonio Decaro, che nel suo ultimo video messaggio su Facebook, ha detto di essersi attivato per poter agevolare il rientro di tanti concittadini baresi rimasti bloccati all'estero. A questo padre di famiglia però non resta che aspettare e sperare. «Abbiamo problemi economici. Sono venuto qui per lavoro non per farmi le vacanze. Mi sento impotente e se lo Stato in primis non viene in nostro soccorso, noi cosa dovremmo fare? Rimaniamo qui a morire?».

LA REPLICA DI ALESSANDRO GIRARDI (GUIDA TURISTICA) - «Sono Alessandro Girardi, nato a Bari e vivo a Valencia da 22 anni. Qui sono guida turistica ufficiale e membro dell'Associazione Guide Turistiche della Comunità Valenciana (regione di Valencia che include Castellon e Alicante). Il nostro lavoro non consiste solo nello spiegare i monumenti, ma ci occupiamo giornalmente di risolvere tutti i possibili problemi che possano sorgere ai turisti italiani: perdita di passaporto e documenti, rimpatri anticipati, urgenze mediche, trovare una farmacia o una medicina ecc.  Per questo motivo anche per gli italiani che non sono nostri clienti, ma che sono qui in vacanza lunga o per trovare un lavoro  o per visitare  i figli che partecipano all'ERASMUS, considerata la nostra esperienza fanno spesso riferimento a noi.

Premetto che ho profondo rispetto per la paura e l'angoscia umana delle persone che trovandosi in una situazione inaspettata hanno reazioni non del tutto razionali. Mi permetto di parlare perché in questa occasione sono stato contattato dalla Fondazione Migrantes da Roma, in modo informale, per capire la situazione del signor Nicola, per dargli consigli e offrirgli soluzioni oltre che il mio contatto per ogni evenienza. Cosa che ho fatto, ma dopo la mia chiamata il signore non si è più fatto sentire. Siccome la situazione raccontata da Santamaria è molto distante dalla realtà, mi sono sentito in obbligo di fare giusta informazione per coloro che sono ancora qui nella comunità Valenciana o che pensano di venire nel futuro prossimo. Non c'è un problema burocratico per accedere in caso di emergenza alla sanità pubblica per un italiano che si trova in Spagna. Serve la tessera sanitaria italiana e la carta d'identità  italiana o passaporto. Con ricetta medica si può andare in farmacia a prendere le medicine e per le medicine che non richiedono ricetta medica ci si può recare direttamente in farmacia. Sono parete praticamente con orario normale. Le banche sono aperte così come i money transfer e le carte ricaricabili italiane possono essere ricaricate dall'Italia. Gli hotel o i b&b non sono assolutamente obbligati a mettere fuori casa nessun ospite, anzi. Molte di queste strutture ricettive si sono volontariamente riconvertite ad appoggi primari per alcune persone. Mi spiego meglio: se una persona contagiata, deve trascorrere la quarantena isolato dalla famiglia, fa riferimento proprio a questi appartamenti con prezzi del tutto irrisori.

Riguardo i servizi dell'Ambasciata di Madrid, così come il Consolato di Barcellona e il consolato onorario di Valencia o delle Canarie, dal momento in cui sono stati interrotti i voli ordinari tra Spagna e Italia, hanno sia informato che aiutato a tornare in Italia tutti gli italiani che hanno dimostrato urgenza assoluta. Hanno organizzato e continuano a organizzare voli da Madrid, Malaga, Valencia o  Isole Canarie. Sino a pochissimi giorni fa c'era la nave da Barcellona per Civitavecchia utilizzata dagli italiani che si trovavano in zona di Regione di Valencia e della Catalogna.  Così come sono previste attualmente due navi da Barcellona per Genova nei prossimi gironi.

Tutte le informazioni per i rimpatri sono facilmente visibili tramite la pagina web delle Ambasciate stesse. I nostri paesi, l'Italia quanto la Spagna uniti, stanno facendo del loro meglio per aiutare e far fronte a tutte queste emergenze. Nessuno è stato abbandonato. Speriamo che si possa tornare presto a viaggiare, nel frattempo, se non si tratta di assoluta urgenza, cerchiamo di restare fermi, perché più gira gente ora, più tardi si risolverà il problema».

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