L'irruzione
Foggia, arrestato il latitante Leonardo Gesualdo: era ricercato dal 2020, considerato tra i più pericolosi VIDEO
Si nascondeva da 5 anni dopo essere sfuggito al blitz Decimabis. Condannato in primo grado a 12 anni per associazione mafiosa
È stato arrestato all'alba di oggi il latitante foggiano Leonardo Gesualdo, di 39 anni, ritenuto dagli investigatori elemento di spicco della 'Società foggiana', ricercato dal 2020 dopo essere sfuggito al blitz Decimabis e condannato in primo grado a 12 anni per associazione mafiosa. Era inserito nella lista dei latitanti più pericolosi. I carabinieri del Gis lo hanno bloccato in un'abitazione alla periferia di Foggia mentre stava dormendo. Non ha opposto resistenza. Nel corso della perquisizione è stata ritrovata una pistola con sei colpi nel caricatore. Nel rifugio Gesualdo era stato localizzato nei giorni scorsi a conclusione delle indagini svolte in questi mesi dai Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia sotto il coordinamento della Dda di Bari, guidata dal procuratore Roberto Rossi.
Leonardo Gesualdo, il latitante della 'Società foggianà arrestato questa mattina dai carabinieri a Foggia, è ritenuto organico alla batteria mafiosa 'Moretti Pellegrino Lanzà ed era inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi del Ministero dell’Interno. Era ricercato dal 16 novembre 2020, quando sfuggì all’operazione della Dda di Bari chiamata 'Decima Bis', nell’ambito della quale è stato condannato in primo grado a 12 anni per associazione mafiosa.
L’indagine Decima bis, prosecuzione dell’operazione Decima Azione, ha consentito - secondo la Procura antimafia di Bari - di ricostruire le dinamiche organizzative-funzionali e le attività criminali delle tre batterie della Società foggiana, da tempo contrapposte tra loro, sia pure a fasi alterne, per il conseguimento della leadership interna ed il controllo degli affari illeciti in città. Le indagini avrebbero riscontrato anche l’esistenza di una «cassa comune» che prevedeva - tra l'altro - il pagamento degli stipendi agli affiliati in base ai ruoli di ciascuno, delle spese di «gestione» dei consociati, nonché delle spese legali per i detenuti. Al momento dell’arresto, oltre ad una pistola calibro 7.65 con matricola abrasa con sei proiettili nel caricatore, Gesualdo aveva con sé documenti di riconoscimento falsi e diverse migliaia di euro in contanti.