L'iniziativa
Taranto sabato in marcia per un futuro «oltre» l’ex Ilva
I cinque punti qualificanti: «Porto, storia, cultura, mare e ricerca»
«Porto, storia, cultura, mare e ricerca». Saranno i cinque punti portanti della manifestazione che sabato mattina partirà da piazza della Vittoria a Taranto per arrivare fino al varco est del porto. L’obiettivo è raccontare che le alternative all’ex Ilva esistono e per questo i cittadini chiedono un futuro diverso. Il nome è piuttosto evocativo, «L’ora di Taranto», e lo è anche la data scelta. Il 29 novembre, infatti, non è solo il giorno dopo il tavolo che si terrà al Mimit su ex Ilva, ma rievoca il 28 novembre del 2009 e della più grande mobilitazione a cui la città abbia partecipato: quella di Altamarea, in cui associazioni ambientaliste e cittadini hanno manifestato contro l’inquinamento a Taranto e per il diritto alla salute, richiedendo misure come l’adozione di tecnologie industriali avanzate e un monitoraggio più efficace. «L’idea – ha raccontato Annatina Fanigliulo, economista per la sostenibilità – era di recuperare tutte quelle realtà che nascono dal basso, e che in Altamarea hanno collaborato, per creare insieme questa mobilitazione. Io ho sposato questa causa perché quello che riguarda la città e tutta la mia provincia riguarda anche me. Io sono una ragazza e non vorrei andare via da qui. Quindi tutto ciò che riguarda il lavoro e lo sviluppo della mia terra riguarda anche me. L’idea è mostrare un futuro diverso per Taranto, in cui non dobbiamo più essere costretti a scegliere tra lavoro e salute, come era accaduto nel 2009». Da allora sono passati 16 anni e la situazione dello stabilimento siderurgico tarantino sembra pronta ad esplodere in una bomba sociale, fatta di licenziamenti, cassintegrazione e incertezza. La domanda che si sono posti gli organizzatori è «cosa dovremmo fare qualora l’Ilva dovesse chiudere?».
«Abbiamo pensato – ha spiegato Fabrizio Longo – a cinque tappe per rispondere a questa domanda. Saranno tappe in cui avremo modo di esplorare tutte le potenzialità e le realtà già esistenti sul nostro territorio. Professionisti ci parleranno di quello che la città può offrire, ma anche di quello che Taranto già offre in termini di mitilicoltura, pesca, turismo, sostenibilità ambientale, ricerca e archeologia. Metteremo in luce le alternative coraggiose che si sono già sviluppate e le possibilità future, anche per dare loro voce. Vorremo cambiare la narrazione della città che in questo momento è un’altra».
La prima tappa sarà il MArTA, il Museo Archeologico Nazionale di Taranto. «Dove – raccontano - la nostra storia è esposta ma spesso ignorata». A darle voce sarà l’archeologa Francesca Razzato, che racconterà un’identità forte e potente.
La seconda tappa sarà il molo di via Garibaldi, in città vecchia, per parlare del turismo che non nasce dai palazzi, ma dal coraggio della gente. Le esperienze saranno quelle di Elio Roma, La rotta dei Due Mari, Emanuele Basile, ex operaio Ilva, oggi ristoratore e gestore di un B&b. La terza tappa sarà alla pensilina Liberty per parlare di ambiente, ricerca, mitilicoltura e blue economy. A dare voce a questa tappa sarà il mitilicoltore Luciano Carriero, insieme al ricercatore Michele Desiati. Quarta tappa in via Niceforo Foca, protagonista lo Spazioporto di Taranto, per parlare di cultura e spettacolo, mentre l’ingresso del Varco Est del Porto ospiterà l’ultima tappa, quella della marineria di Officina Maremosso, raccontata da Francesco Sisto.
«È la comunità – raccontano gli organizzatori - che si presenta davanti alle istituzioni e dice: basta piani che non guardano al futuro, basta scelte calate dall’alto. Abbiamo bisogno di esserci tutti. Per essere voce, presenza, pressione. Per dimostrare che questa volta Taranto non aspetta: agisce».