I nodi dell'acciaio
Ex Ilva, ricorso contro l’Aia: «Autorizzazione illegittima, non tutela ambiente né salute»
Otto associazioni e un sindacato chiedono al Tar di annullare il via libera ad Acciaierie d’Italia: nel documento nessun riferimento a emissioni, decarbonizzazione o valutazione d’impatto sanitario
Alll’ex Ilva di Taranto rilasciata un’autorizzazione integrata ambientale che non garantisce il rispetto delle norme a tutela dell’ambiente e nemmeno la salutare di operai a cittadini. È quanto sostengono movimenti e associazioni che, secondo quanto riportato oggi dal Fatto Quotidiano, hanno firmato e depositato il ricorso contro l’Aia rilasciata ad Acciaierie d'Italia in As, che gestisce la fabbrica lo scorso 17 luglio.
Nel documento, redatto dagli avvocati Michele Macrì, Ascanio Amenduni, Maurizio Rizzo Striano e Michele Carducci, le associazioni Medici per l’Ambiente Isde, Genitori Tarantini, Giustizia per Taranto, Peacelink, Ambiente e Salute per Taranto, Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti e il sindacato LMO, chiedono l’annullamento dell’autorizzazione rilasciato dal Ministero dell’ambiente nonostante il “no” di Regione Puglia, Provincia di Taranto e i Comuni di Statte e Taranto: la giunta del capoluogo ionico aveva annunciato inizialmente il ricorso, ma poi ha desistito per evitare che il Governo strumentalizzi l’azione legale.
Per i ricorrenti è necessario annullare quell’atto o quantomeno rivolgersi alla Corte costituzionale perché si esprima sulla legittimità dell’autorizzazione e del procedimento da cui è scaturito. Non solo. Il documento autorizzativo non farebbe alcun riferimento alle emissioni di CO2 o alle norme internazionali che obbligano l’Italia alla riduzione degli inquinanti.
A questo si aggiunge la totale assenza di coinvolgimento del pubblico interessato previsto dalla convenzione di Aarhus, ma soprattutto nell’Aia non si parla di decarbonizzazione o di alla Valutazione di impatto sanitario e alla tutela della salute delle generazioni future. Per questo associazioni e movimenti ambientalisti hanno deciso di rivolgersi alla magistratura amministrativa perché cancelli il documento che consente ad Acciaierie d’Italia in As di produrre anche 6 milioni di tonnellate l'anno fino al 2038 utilizzando gli altoforni a carbon coke.