criminalità
Taranto, si aggrava il bilancio della sparatoria ai Tamburi: morto Pietro Caforio dopo giorni di agonia
È il fratello di Michele, in carcere per l'omicidio di Carmelo Nigro, che aveva colpito Pietro con due colpi di pistola alla testa e al petto
Si aggrava il bilancio della sparatoria al quartiere Tamburi di Taranto. Dopo il 45enne Carmelo Nigro, deceduto poco dopo il trasporto al pronto soccorso, oggi è morto in ospedale il 34enne Pietro Caforio. Nella sparatoria è rimasto ferito gravemente Michael Nigro, di 20 anni, figlio di Carmelo, mentre il 65enne Vincenzo Fago ha riportato una ferita non grave alla gamba sinistra. Il movente della sparatoria sarebbe da ricercare in contrasti nel controllo delle piazze dello spaccio della droga.
Oggi è stato interrogato in carcere, dal gip Giovanni Caroli, il 37enne Michele Caforio, fratello di Pietro, che era stato sottoposto a fermo per l’omicidio di Carmelo Nigro e il tentato omicidio di Michael Nigro con l’aggravante del metodo mafioso, oltre che per porto e detenzione illegale di arma da fuoco. Michele Caforio, difeso dagli avvocati Franz Pesare e Pasquale Blasi, a quanto si è appreso ha risposto alle domande e confermato quanto emerso dalle intercettazioni ambientali, durante le quali sostanzialmente confessa di aver ucciso Carmelo Nigro. Quest’ultimo aveva sparato alla testa e al torace Pietro Caforio. Ora si attende la decisione sulla convalida del fermo da parte del gip, che dovrebbe disporre l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del 37enne. Dall’Asl si apprende che Pietro Caforio, che era ricoverato in rianimazione, «è deceduto clinicamente alle 8.15 di questa mattina, e che, avviate le sei ore di osservazione previste dalle normative vigenti, il collegio medico ha certificato l'avvenuto decesso»
Tutto è cominciato con l'umiliazione del gruppo Caforio, come scrivono gli investigatori: è stato lo stesso Michele, ignaro di essere ascoltato dagli inquirenti, a raccontarlo a un amico poco dopo la sparatoria dicendo «Mi sono venuti a fare un'umiliazione!». A quell'uomo il 35enne indagato spiega che un gruppo con due moto e tre pistole lo aveva offeso urlando «Chi è? Quello è morto»: una frase che per gli inquirenti è un riferimento allo spessore criminale in decadenza. Non solo. Gli avversari del gruppo Nigro avrebbe anche aggiunto «Quello? È fallito quello. Il gatto nero tiene». Uno sgarro che quella sera del 16 luglio avrebbe provocato la reazione di Pietro Caforio.