Il caso

Taranto, incendi di auto da Ventriglia e prestiti «a strozzo»: sei condannati e un assolto

ALESSANDRA CANNETIELLO

A processo il presunto mandante Verdolino

Sei condanne, una assoluzione e un rinvio a giudizio: si è conclusa così l’udienza preliminare per gli imputati coinvolti nell’inchiesta sull’incendio ai danni della concessionaria Ventriglia. Per i 7 che hanno scelto il rito abbreviato, è stata la giudice Gianna Martino a firmare la sentenza infliggendo 5 anni e 2 mesi a Stefano Depane, contro i 12 richiesti dalla procura per l’accusa di usura e tentata estorsione. È di 3 anni invece la pena rimediata per la madre Enza D’Arcangelo (il pm Francesco Ciardo aveva chiesto 8 anni). E poi 4 anni per Cosimo Giodetti (4 anni la richiesta), 3 anni per Nicola Insito (3 anni e 8 mesi). Sono stati condannati poi a 1 anno e 8 mesi Daniela D’Amato e 1 anno e 10 mesi Francesco Depane per i quali l’accusa aveva chiesto 3 anni e infine è stato assolto, come richiesto anche dal pm Ciardo, Pietro Depane.

È stato invece rinviato a giudizio l’imprenditore Giulio Verdolino, assistito dagli avvocati Franz Pesare e Andrea Silvestre e considerato il mandante dei roghi: sarà dunque un processo a stabilire le sue eventuali responsabilità nella vicenda.

A novembre 2023 erano finiti in cella non solo Verdolino, Giodetti e Insito, ma anche i fratelli Stefano e Francesco Depane e la D’Arcangelo, madre dei due.

Le indagini della Squadra Mobile, guidata allora dal vice questore Cosimo Romano e coordinate dal pubblico ministero Maria Grazia Anastasia, avrebbe fatto luce sugli incendi che a distanza di pochi giorni avevano colpito il gruppo Ventriglia: il 31 gennaio e il 2 febbraio 2022, all’interno del parcheggio della concessionaria e dell’abitazione del titolare, i roghi avevano distrutto 4 autovetture di alta gamma, danneggiando altri veicoli e le facciate degli edifici. I poliziotti avevano identificato in Giodetti e Insito, gli autori materiali dell’incendio: le intercettazioni, inoltre, avevano consentito di individuare in Stefano Depane l’organizzatore delle intimidazioni e in Verdolino, come detto, il mandante animato da astio e risentimento nei confronti di Ventriglia. Non solo. L’inchiesta «Focus», partita proprio da quegli incendi a Ventriglia, si era estesa ad ampio raggio scoprendo inoltre un’attiva di usura gestita proprio da Stefano Depane, con il fratello Pietro e la madre Enza. A un imprenditore, secondo l’accusa, era stato prestato denaro con tassi di circa il 40 per cento: a fronte di 7mila euro concessi all’uomo era stata applicata una rata da 600 euro da corrispondere per 15 mesi. Ignari di essere intercettati, la D’Arcangelo e i due figli, avevano discusso della gestione del denaro: «Ma io posso tenere i soldi fermi senza niente? Forse non hai capito, ma di tutta Taranto gli “stuedeche” (gli scemi, ndr) siamo noi a Taranto col 20 per cento»: Per i Depane, insomma, il loro era un tasso vantaggioso rispetto al resto del panorama usurario ionico. Eppure pensavano che nonostante quei prezzi “bassi” molti non pagassero come avrebbero dovuto.

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