La notizia

«Gay, appena esci ti massacro»: 28enne tarantino perseguita vicina di casa transgender, patteggia

Alessandra Cannetiello

Pena (sospesa) a un anno per il giovane accusato di stalking. Il padre va a processo

Ha patteggiato a 1 anno con pena sospesa il 28enne tarantino accusato insieme al padre 52enne, di aver reso un inferno la vita di una transgender loro vicina di casa perché la sua presenza era loro sgradita e accanendosi contro di lei perché “colpevole” di aver denunciato e fatto tornare in carcere il 52enne. Il giudice Pompeo Carriere ha infatti accolto il patteggiamento proposto dall’avvocato Pasquale Blasi che difende l’imputato, dopo il via libera della procura. Ad aprile, nei confronti di padre e figlio, il pubblico ministero Francesca Colaci aveva chiesto e ottenuto il giudizio immediato: dopo la notifica del decreto, il 52enne aveva poi optato per il rito ordinario. Nei confronti del 28enne, a febbraio, era stato disposto il divieto di avvicinamento di 500 metri e l’applicazione del braccialetto elettronico: una misura che il gup Carriere ha infine revocato nei suoi confronti.

«Gay, sei un fesso, un pedofilo», «Dobbiamo spaccare le porte, ci dobbiamo prendere la casa»: offese e intimidazioni che la trans sarebbe stata costretta a subire per mesi fino a esserne sopraffatta e chiedere l’aiuto delle forze dell’ordine. In sede di denuncia la vittima aveva raccontato di essere oggetto di continue vessazioni, minacce e insulti da parte dei due: agli inquirenti aveva spiegato di possedere un appartamento che quei vicini avevano tentato in ogni modo di farle lasciare, citofonando nel cuore della notte e poi suonando insistentemente al campanello di casa, quando la malcapitata aveva staccato il citofono in preda alla disperazione.

La vittima aveva riferito inoltre un episodio avvenuto la notte tra il 7 e l’8 dicembre: sentendo forti rumori dall’abitazione dei vicini era uscita per capire cosa accadesse ed era poi stata accerchiata da una decina di persone che gli si erano scagliate addosso. Quando ha tentato di chiamare le forze dell’ordine i suoi aggressori le avrebbero strappato il cellulare dalle mani, colpendola con un pugno e uno schiaffo in volto. Una spedizione punitiva a cui era intervenuto, secondo l’accusa, anche il padre del 28enne - in quel momento ai domiciliari - che l’aveva avvicinata intimandole di rientrare in casa. In sede interrogatorio il figlio aveva indicato i nomi dei presunti responsabili, negando che il padre fosse presente quella notte. L’epilogo della vicenda si era poi verificato il 19 dicembre quando il 28enne, dopo l’arresto del padre, era piombato in casa della vittima e aveva minacciato di farle del male appena l’avesse incontrata in strada: «Adesso che esci di casa ti devo massacrare».

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