Il caso
Stupro di gruppo a Massafra: lasciano il carcere due dei tre uomini condannati a 6 anni in primo grado
Arrestati dai carabinieri a meno di 24 ore dai fatti, nei confronti dei 3 era poi scattata la misura cautelare in carcere
MASSAFRA - Potranno lasciare il carcere due dei tre uomini di Palagiano, condannati a 6 anni in primo grado lo scorso 2 aprile per la violenza sessuale di gruppo nei confronti di una 23enne, avvenuta la notte tra il 30 e il 31 agosto a Massafra. Arrestati dai carabinieri a meno di 24 ore dai fatti, nei confronti dei 3 era poi scattata la misura cautelare in carcere. L’avvocato Gianluca Sebastio e il collega Marcello Ferramosca che assistono rispettivamente il 24enne e il 28enne, sono riusciti infine a ottenere dal giudice Giovanni Caroli la sostituzione della misura con i domiciliari. In particolare, per il 24enne il magistrato ha ritenuto attenuato il pericolo che possa commettere ancora lo stesso reato. Sulla decisione ha inciso anche l’assenza di precedenti penali del 24enne e l’insussistenza del pericolo di fuga, come affermato sia dal gip Francesco Maccagnano in sede di convalida che dal tribunale del Riesame. Per gli stessi motivi, il magistrato Caroli ha accolto anche l’istanza della difesa del 28enne ma ordinando, nei suoi confronti, l’applicazione del braccialetto elettronico. Gli avvocati Fabrizio Lamanna e Michele Parisi che assistono invece il terzo imputato di 35 anni, al momento non hanno presentato istanza al giudice, ma sembrano anche loro intenzionati a farlo.
Al termine del processo con rito abbreviato il magistrato Caroli aveva inflitto una condanna più bassa degli 8 anni chiesti dalla pubblica accusa, riconoscendo una provvisionale di 20mila euro nei confronti della vittima, che si era costituita parte civile attraverso l’avvocato Mary Angelini.
La procura di Taranto aveva contestato ai tre palagianesi anche il reato di lesioni gravi: il pesante quadro accusatorio era stato blindato dagli inquirenti grazie alla ricostruzione della 23enne nel corso dell’incidente probatorio. Durante quell’ascolto alla presenza del giudice e delle parti in causa, la ragazza aveva rievocato ogni singolo dettaglio di quella notte e tra le lacrime aveva sostanzialmente confermato le accuse nei confronti dei tre imputati.
La sua testimonianza era stata raccolta dai carabinieri immediatamente dopo i fatti quando in piena notte era stata accompagnata dal fratello in ospedale: visitata dal personale sanitario, i medici avevano poi confermato lesioni coincidenti con lo stupro.
Ai militari dell’Arma la ragazza aveva spiegato che i tre si erano offerti di accompagnare a casa lei e un’altra coppia di amici, ma dopo aver lasciato questi due, invece di riportarla alla sua abitazione si erano diretti nelle campagne massafresi e avevano abusato di lei. Quando le hanno permesso di tornare in auto avrebbero provato a convincerla che si era trattato di un’azione consensuale: «Perché piangi? Stavamo giocando» ha ripetuto uno di loro. Parole dette poco prima di abbandonarla a una certa distanza da casa e per giunta seminuda.
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