Il caso
Colpo all’ufficio postale a Martina Franca: via con 108mila euro, in cella genero e suocero
All'alba di ieri, gli inquirenti hanno bussato alle porte di entrambi per notificargli l'ordinanza di custodia cautelare che li ha portati in carcere
Appena 48 ore la rapina all'ufficio postale di Martina Franca che il 26 ottobre scorso aveva fruttato 108mila euro, i poliziotti avevano già individuato uno degli autori: gli investigatori della Squadra mobile di Taranto e del Commissariato della Valle d'Itria avevano bussato alla porta, perquisito l'abitazione e portato in caserma Roberto Grassi, 69enne tarantino. A incastrarlo sono state le decine e decine di filmati che gli agenti hanno recuperato dalle telecamere di video sorveglianza con le quali non solo hanno ricostruito il viaggio del veicolo - prima, durante e dopo la rapina - ma hanno anche individuato la targa della Ford Fiesta utilizzata dai responsabili del colpo. Un dettaglio determinante visto che non solo l'auto non è risultata rubata, ma è intestata proprio all'indagato. Dopo quella “visita” a casa, i poliziotti hanno condotto il 69enne in Questura e poi lo hanno pedinato: quell'intuizione ha permesso di identificare anche il complice, il 47enne Giuseppe Rizzo, genero di Grassi.
All'alba di ieri, gli inquirenti hanno bussato alle porte di entrambi per notificargli l'ordinanza di custodia cautelare che li ha portati in carcere: è stato il gip Francesco Maccagnano a firmare il provvedimento su richiesta del pubblico ministero Vittoria Petronella che ha coordinato l'inchiesta dei poliziotti agli ordini del vice questore Luigi Vessio.
Secondo quanto raccolto dagli investigatori, è stato il 47enne Giuseppe Rizzo a fare irruzione nell'ufficio postale alle 8 del mattino e, con la pistola in mano, minacciare uno dei dipendenti affinchè aprisse il caveau e mettesse tutto il contenuto in uno zainetto. Il racconto dell'uomo, di quei minuti terribili, è stato determinante per gli investigatori: «Il malfattore puntandoci nuovamente la pistola chiedeva di consegnargli tutti i soldi presenti nell'ufficio postale (...) In questi attimi, minacciava entrambi riferendo di conoscere le nostre famiglie, di non far suonare l'allarme, di non far arrivare la polizia e specificava più volte che all'esterno vi erano i suoi complici molto pericolosi». A quel punto gli sfortunati dipendenti non potuto fare altro che consegnare tutto e vedere l'uomo allontanarsi prima di avvisare le forze dell'ordine. Il fiuto degli investigatori, però, è stato rapido e ha permesso di arrivare a distanza di qualche giorno ai presunti responsabili: nelle 75 pagine che compongono l'ordinanza, infatti, il giudice Maccagnano ha parlato di «assoluti ed inconfutabili elementi» nei confronti dei due indagati. Al numero di targa e alle immagini di video sorveglianza, secondo gli inquirenti si è aggiunto un ulteriore elemento: la mancanza di contatti telefonici tra i due dopo la rapina. «Nel periodo durante il quale sono state intercettate le utenze - si legge nel provvedimento - i due indagati Grassi e Rizzo, gli stessi non hanno intrattenuto conversazioni, coincidenza, al quanto anomala, in considerazione del fatto che dal traffico telefonico acquisito i due hanno registrato contatti fino alle ore 09:07:29 del 27.10.2024 ovvero la mattina successiva all'evento delittuoso».
Infine il magistrato ha scelto per entrambi il carcere evidenziando che esiste il rischio che commettano nuovi reati della stessa natura. I due indagati, saranno interrogati martedi prossimo alla presenza del loro difensore, l'avvocato Angelo Casa.