Il caso

Tamburi, per il falò esploso in due rischiano il processo

francesco casula

Chiuse le indagini della procura che contesta il reato di incendio

Due uomini sono finiti sotto accusa per l’esplosione del falò di San Giuseppe che esattamente due anni fa causò circa 20 feriti tra i quali un 16enne che finì in prognosi riservata. Le indagini della procura sul fatto che balzò agli onori della cronaca nazionale si sono chiuse alcune settimane fa e hanno portato i due uomini, difesi dagli avvocati Rosario Orlando e Gabriella Lo Piano, a rischiare un processo con l’accusa di incendio.

L’episodio è avvenuto la sera del 19 marzo 2023 in via Grazia Deledda, alla periferia del rione Tamburi, proprio a ridosso della zona industriale di Taranto. Una folla festosa era radunata intorno alla catasta di legna quando una esplosione improvvisa e fortissima seguita da una pioggia di detriti e urla di panico e dolore della gente ha scatenato il panico. Momenti che, come accade ormai molto spesso, sono stati tutti immortalati da numerosi smartphone che riprendevano l’accensione della tradizionale pira in onore di San Giuseppe: al primo contatto con la fiamma utilizzata per l’accensione della legna, però qualcosa è andato storto. Anziché accendersi pian piano, la catasta di legna è letteralmente deflagrata come hanno mostrato i filmati diventati in poche ore subito virali. Una vera e propria bomba che avrebbe potuto causare un bollettino decisamente peggiore vista la portata dell’esplosione. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, sulla catasta era stato versato del liquido infiammabile e i vapori prodotti si erano raccolti all’interno della montagna di legna creando una sorta di camera di combustione che al primo innesco è esplosa.

Dai video raccolti dagli investigatori della Squadra mobile, guidati all’epoca dal vice questore Cosimo Romano e coordinati dal pm Vittoria Petronella, è stato infatti possibile individuare l’uomo che ha versato sulla catasta di legna del liquido infiammabile: il 57enne con l’aiuto di una scala ha svuotato un’intera tanica per favorire l’accensione del falò e così, quando suo figlio di 16 anni (deferito all’epoca alla procura minorile), ha posato un bastone con stoffa imbevuta di benzina sul cumulo di legna, ha provocato la potente deflagrazione. Una vera e propria esplosione seguita da schegge del materiale bruciato che ha colpito molti dei presenti vicini al falò. La catasta infatti era composta da suppellettili in legno, materiale di risulta che conteneva anche pezzi di ferro: tutto, improvvisamente, trasformato in proiettili che si sono diffusi in ogni direzione. Nei guai, inoltre, è finito anche un 27enne tarantino che con un accendino aveva dato fuoco alla stoffa imbevuta e fissata all’estremità del bastone usato dal minorenne.

Privacy Policy Cookie Policy