i nodi dell’acciaio
Taranto, dagli USA all'India i pretendenti stranieri per l'ex Ilva: entro il 10 gennaio le offerte di acquisto
Arvedi potrebbe partecipare con il fondo di investimenti Bedrock Industries che ha base a Miami. Biden blocca la vendita di Us Steel
Due miliardi e mezzo di dollari appena entrati in cassa, una grande competenza nel settore e una passione che in realtà è una sfida: risanare aziende siderurgiche quasi decotte, o comunque in enorme difficoltà, per poi rivenderle. Si chiama Alan Kestenbaum, è uno dei due fondatori di Bedrock Industries, il fondo di investimenti con quartier generale a Miami. Secondo alcune fonti autorevoli, Kestenbaum starebbe seriamente valutando di issare la bandiera americana sugli stabilimenti dell’acciaieria ex Ilva. E non si esclude che al suo fianco possa scendere in campo l’italiana Arvedi, rimasta fuori per il momento dalla partita a seguito della decisione di Metinvest di puntare tutto su Piombino.
Il fondo americano dovrà comunque vedersela con altri pretendenti abbastanza agguerriti e motivati. A cominciare dal gruppo indiano guidato da Naveen Jindal, fratello più giovane di Sajjan, impegnato con la sua Jws a Piombino. In comune i due fratelli hanno la passione per la siderurgia, ma i Jindal interessati ora all’ex Ilva non hanno nulla a che vedere dal punto di vista societario con i Jindal che nel 2016 parteciparono in cordata con Cassa Depositi e Prestiti alla gara vinta poi da ArcelorMittal. Taranto rappresenterebbe per il gruppo indiano «la porta» in Europa. Ad attrarre sia gli indiani sia gli altri sono anche le risorse a disposizione di Taranto per la decarbonizzazione. All’ex Ilva guardano anche gli azeri di Baku Steel.
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