Il caso
Schianto in auto tra S. Giorgio e Pulsano: 37enne accusato di omicidio stradale
L’incidente nel 2020, la vittima finì in coma e nel 2022 è morta
È accusato di omicidio stradale un 37enne tarantino che il 3 ottobre del 2020 travolse, sulla strada provinciale 109 in direzione San Giorgio Jonico, l’auto su cui viaggiava un 36enne che a seguito del violento impatto finì in coma per diversi mesi e poi morì.
Un caso complesso che è finito al vaglio della procura tarantina e che nelle prossime settimane potrebbe giungere a una prima svolta processuale. Per l’imputato che, assistito dall’avvocato Fabrizio Lamanna, ha scelto di essere giudicato in abbreviato, l’accusa iniziale era stata di lesioni gravi: il tarantino aveva infatti chiesto di patteggiare una condanna a 2 anni di reclusione, ma nel corso dell’udienza arrivò la notizia del decesso del 36enne che, in coma fino a febbraio 2021 era stato trasferito in una casa di cura specializzata nel risveglio dei pazienti e lì era poi deceduto a causa del covid.
Un epilogo che aveva portato il pubblico ministero Mariano Buccoliero a modificare il capo di imputazione da lesioni gravi in omicidio stradale: gli accertamenti tossicologici e alcolemici effettuati sul guidatore avevano infatti accertato la presenza nel sangue di cocaina e alcol. Per la difesa, invece, gli esami eseguiti in ospedale al momento del ricovero del 37enne dovevano essere ripetuti una seconda volta e per questo non sarebbero validi.
L’incidente si verificò, come detto, quattro anni fa lungo la strada che da Pulsano conduce a San Giorgio Jonico: quella notte, secondo l’accusa, l’uomo viaggiava ad altissima velocità e il tamponamento fece ribaltare e finire fuori dalla carreggiata entrambi i veicoli. Fu necessario l’intervento di una squadra dei vigili del fuoco per estrarre dalle lamiere i due conducenti che vennero trasportati d’urgenza al pronto soccorso. Il 36enne perse conoscenza immediatamente, finendo in prognosi riservata nel reparto di Rianimazione. Su quest’ultimo punto si preannuncia una battaglia legale tra le parti: il giudice Rita Romano ha infatti nominato due consulenti tecnici. In particolare, la perizia del medico ha concluso che se anche la vittima è morta di covid, la causa di quella condizione di vulnerabilità al virus è dipesa strettamente dall’incidente che ha conseguentemente debilitato l’organismo del 36enne.
Per il difensore, invece, la prognosi sciolta del paziente e il suo trasferimento nella clinica per il risveglio interromperebbe quel nesso di causalità con il sinistro, facendo decadere ogni responsabilità in capo al suo assistito.