Il caso
Taranto, bufera sugli eventi di Natale. La moglie del boss replica in video: «Chi si indigna faceva elogi»
La precisazione dell'amministrazione comunale: «Noi all’oscuro». Interviene anche il Pd ionico: «Inaccettabili prese di distanze postume. Come se un assessore e un vicesindaco si trovassero su un palco senza controllare gli atti»
TARANTO - «La stessa gente che si è tanto indignata dopo l’articolo sulla mia presenza sul palco all’inaugurazione dell’evento “La magia del Natale” è stata colei che durante la serata» ha fatto «non so quanti complimenti: abbiamo tutti i messaggi che possono confermarlo». È uno dei passaggi più significativi del video pubblicato da Kristel D’Ursi, 38enne imputata per riciclaggio aggravato nel processo denominato «Petrolmafia», e moglie del boss Michele Cicala, ritenuto dalla Dda di Lecce il capo di un clan mafioso: come raccontato ieri dalla Gazzetta, la donna era sul palco dell’evento organizzato dal Comune di Taranto attraverso la società Ki.Fra., destinataria di un affidamento diretto da 27mila euro, insieme ad alcuni esponenti della giunta tarantina guidata da Rinaldo Melucci, come gli assessori Gianni Azzaro e Angelica Lussoso. La notizia ha fatto rapidamente il giro del web generando una tempesta di reazioni a cui la donna ha provato ieri a rispondere.
Nel suo video ha chiesto «Quale condotta illecita ho commesso? Ho aiutato un amico che non aveva chi producesse il food. Ho costretto la mia famiglia a impastare 20 chili di “pettole” (tipico dolce del Natale ionico; ndr) per regalarle a bambini e genitori. E agli indignati: erano i primi che mangiavano quella sera. È un atto illecito?». Nel suo messaggio, inoltre, la stessa D’Ursi ha confermato che quella sera a friggere i dolci c’era anche Michele Cicala mostrando anche una foto a corredo del racconto. Nei cinque minuti di registrazione, inoltre, la 38enne ha sostenuto che «la strada e la delinquenza non portano da nessuna parte: bisogna lavorare sodo e studiare». Infine ha augurato buon Natale nella speranza che un giorno «la verità possa venire fuori» per raccontare «che tutto è stato sempre lecito» nella speranza che abbia lo stesso risalto della «moglie del boss sul palco».
Il riferimento è alle accuse mossa dal pm Milto De Nozza che contesta al marito, nel processo attualmente in corso, di essere a capo di un gruppo di stampo mafioso che, riciclando il denaro proveniente dalle truffe con il «gasolio agricolo», aveva dato vita alla cooperativa «Primus» che di fatto gestiva diversi esercizi commerciali tra cui Bar Primus, Primus Borgo, Primus laboratorio e Pizzeria Primus Family. La donna, inoltre, ha spiegato che sia il gip che il Riesame hanno negato la natura mafiosa del gruppo e quindi «non ci può essere né un boss e né una moglie del boss»...