la sentenza

Taranto, non abusò della nipote: scagionato un 50enne

ALESSANDRA CANNETIELLO

Per il magistrato «il fatto non sussiste»: l’uomo era accusato di aver allungato le mani nelle parti intime della bambina

«Il fatto non sussiste». È questa la formula con cui è stato assolto il 50enne tarantino che era stato accusato di violenza sessuale nei confronti della nipotina che, all’epoca dei fatti contestati all’uomo, aveva appena 9 anni.

Così ha deciso il tribunale di Taranto che nel primo pomeriggio di ieri ha emesso la sentenzadi primo grado: è stato il giudice Gianna Martino ad accogliere, infatti, la tesi presentata dal difensore dell’uomo, l’avvocato Egidio Albanese, che è riuscito a far cadere tutte le accuse a carico del suo assistito.

Nel corso della sua requisitoria, durante la scorsa udienza, il pubblico ministero aveva chiesto per l’imputato la condanna a 8 anni di reclusione. Ma non è stato dello stesso avviso il magistrato che, come detto, ha ritenuto invece insufficienti gli elementi presentati dall’accusa per giungere a un verdetto di colpevolezza.

Il 50enne aveva scelto di essere giudicato con rito abbreviato: una decisione, quella di rinunciare al dibattimento, che in caso di condanna gli avrebbe consentito di ottenere la riduzione di un terzo della pena.

L’episodio risale al 2022 quando la minorenne si trovava a casa della zia materna e dello zio: una visita come tante altre, in compagnia di sua madre e di altri parenti.

Proprio in questa circostanza, secondo la ricostruzione iniziale fatta dagli inquirenti, erano avvenute le violenze: con un pretesto l’imputato avrebbe, secondo il racconto fatto dalla vittima agli investigatori, inizialmente invitato la nipote a sedere a cavalcioni sulle sue gambe. In quell’avvicinamento, però, secondo l’accusa, si era nascosta invece la chiara volontà del tarantino di tentare un primo contatto intimo con la nipote.

Gli abusi sessuali, secondo quanto scritto nelle carte dell’inchiesta, si erano verificati quando dopo quel primo approccio, quando l’uomo si era spinto oltre: dapprima toccando la minorenne nelle parti intime e successivamente costringendola a fare altrettanto.

Un episodio per cui la minore aveva chiesto immediatamente l’intervento dei suoi genitori, raccontando quanto accaduto e per cui la mamma e il papà avevano preso la decisione di sporgere denuncia nei confronti del parente. Nel corso delle udienze, però, la difesa ha evidentemente dimostrato che le cose non stavano come ricostruito dall’accusa e che il 50enne non era colpevole.

Bisognerà ora attendere le motivazioni della sentenza per capire quali siano stati gli elementi decisivi che hanno indotto il giudice a ritenere infondate quelle accuse nei confronti dell’imputato. Soltanto dopo la lettura delle motivazioni la procura potrà decidere se impugnare l’assoluzione e chiedere che la Corte d’appello rivaluti le prove.

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