Il caso
Taranto, i soldi, l'impastatrice e la pasticceria: i retroscena degli appalti truccati in carcere
Ai domiciliari per corruzione una funzionaria e due imprenditori. «Voglio l’impastatrice...». Interdetta l'ex direttrice Baldassarri
TARANTO - «Una totale indifferenza verso le regole della convivenza civile e del rispetto delle regole, denotando delle personalità senza scrupoli tese alla soddisfazione di interessi privati ed economici in spregio dell’interesse pubblico». È quanto scrive il gip di Taranto Gianna Martino nell’ordinanza con la quale ha disposto tre arresti domiciliari e una serie di interdizioni, compresa quella per 12 mesi di Stefania Baldassari, ex direttrice del carcere ionico e attualmente vice provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria (assistita dall’avvocato Emidio Attavilla). Stessa misura anche per il dirigente comunale Carmine Pisano, accusato di corruzione (difeso dall’avvocato Claudio Petrone). In tre invece sono finiti agli arresti domiciliari: si tratta della funzionaria del carcere Barbara Panunzio, esponente del Pd ionico e candidata alle ultime elezioni politiche, e i due imprenditori Alberto Frangelli e Vincenzo Festinante, quest’ultimo difeso dall’avvocato Egidio Albanese. Anche loro tre, insieme all’imprenditore Gaetano De Bartolomeo sono accusati di corruzione: secondo le indagini condotte dai finanzieri guidati all’epoca dal colonello Valerio Bovenga, Panunzio per il tramite di Frangelli e Festinante avrebbe affidato lavori da eseguire nel carcere ionico in cambio di mazzette.
Infine il provvedimento dispone anche l’interdittiva a stipulare contratti con la pubblica amministrazione, per altri tre imprenditori: Biagio Bozzi, Gaetano Contento e Gaetano De Bartolomeo, difeso dall’avvocato Francesco Nevoli.
L’ORIGINE Le attività investigative sono nate dall’inchiesta «Petrolmafia» sul gruppo guidato, secondo il pm Milto De Nozza della Dda di Lecce, da Michele Cicala: le indagini portarono allamluce dei rapporti tra quest’ultimo e l’allora direttrice del carcere che, secondo l’accusa iniziale poi archiviata, avrebbe raccolto voti nella campagna elettorale come candidata sindaco al Comune di Taranto per il centrodestra contro Rinaldo Melucci nel 2017, con il sostegno del gruppo. Il fascicolo, per una questione di competenza, fu poi trasferito a Taranto: nel frattempo a quelle accuse se n’erano aggiunte delle altre. Il pm De Nozza le ha contestato anche il reato di truffa perché avrebbe attestato falsamente all’amministrazione di aver svolto attività correlate alla carica di consigliere comunale: in parole più semplici, secondo l’accusa, la donna dichiarava di essere in Comune, ma per le Fiamme Gialle non ci sono documenti che possano provarlo. L’interdizione alla Baldassari, per il gip è necessario per il ruolo che dirigente ora svolge a Bari: per il magistrato l’ex direttrice «alla luce delle condotte tenute e del prolungato periodo di commissione dei reati» potrebbe «reiterare attività illecite».
LA PASTICCERIA Baldassari era accusata anche di abuso d’ufficio perché non si sarebbe astenuta nella procedura di affidamento del laboratorio di pasticceria costituito nel carcere alla cooperativa «Spartan Prison Made» nel cui cda il cognato siedeva all’epoca come consigliere. Non solo. Il presidente della coop era Frangelli, che era stato coordinatore della lista elettorale della candidata sindaco. Stando a quanto raccontano inoltre diversi testimoni ascoltati dalla Guardia di Finanza, Frangelli era una presenza quasi costante all’interno del carcere. L’accusa è comunque caduta perché l’abuso d’ufficio è stato abolito dalla riforma Nordio...